Horror&Horror
| Analisi sulla letteratura e cinematografia horror amata dal pubblico giovane.
di Massimo Consorti*
Scendete giù, sempre più giù. L'ascensore vi porterà direttamente all'inferno inteso, naturalmente, come figura retorica. È un mondo strano quello dell'horror, un mondo che si apre alle anime ricche di spirito (benigno e maligno), che segna epoche e contrasti, che parte da Edgar Allan Poe e s'imbatte perfino in Fogazzaro e Pupi Avati, in Gabriele Salvatores e, per non farci mancare nulla, in Carlo Verdone e Asia Argento.
L'horror esorcizza la morte e ridicolizza la vita. Ne rappresenta tutti gli aspetti (della vita e della morte) e, soprattutto, ne sublima i sogni (gli incubi?). E' il nostro lato peggiore, quello che al posto dei fiori imbraccia falci e mannaie che si abbattono inesorabilmente su teste vuote. In nessun film, in nessun racconto, in nessuna rivisitazione neo-gotica del nostro "altro io" muore un genio
mai. Soccombono gli sprovveduti, quelli scarsamente dotati di sens of humour, gli sfigati insomma.
Nella saga di Nightmare gli insonni sopravvivono sempre mentre a capitolare sono i-normali-affamati-di-stupida-pigrizia-da-letto.
Freddy Krueger è l'epigono dei nostri incubi inconfessabili, quello che con un guanto non propriamente simbolo di pace, disegna ditate assassine su corpi umani, qualsiasi corpo. Ma Zorro, alla fine, non si comporta nello stesso modo? E chi potrà mai affermare che Freddy è un eroe negativo mentre Zorro rappresenta il paladino della positività assoluta?
Edward, il mani di forbice di un famosissimo film di Tim Burton non può essere paragonato ad un romantico poeta tardo ottocentesco? E lo stesso Corvo che attinge direttamente al midollo letterario di Allan Poe, non è forse il massimo rappresentante della positività post mortem?
L'horror è il sangue, si raffigura con il sangue e ne è la più grande espressione metalinguistica. L'horror è arti mozzati, corpi maciullati, bellezze mirabili mummificate. L'horror, volendo giocarci un po' su, rappresenta i nostri desideri e le nostre proiezioni mentali più perverse ma non per questo meno umane. Nosferatu è stato un incubo per i nostri padri come lo è stato Frankenstein. Noi, che siamo figli, ci siamo assuefatti al colore, al pallore della morte reso mirabile dal bianco e nero ma estremamente efficace in quadricromia. Abbiamo amato Vincent Price ma, con colpevole ritardo, ci siamo resi conto che Bela Lugosi, si, proprio lui, il vampiresco magiaro, forse lo superava ben più di una spanna, come Boris Karloff qualsiasi altra mummia virtuale.
L'horror è oggi uno dei generi che va per la maggiore tra le giovani generazioni. Sembra quasi sia arrivata, insieme con i jeans e gli hamburger, anche la visione luterana-anglosassone del distacco nei confronti della vita o, se preferiamo, della sana lontananza dalla morte resa visibile dal concentrato di pomodoro. Chissà se Jason avrà mai mangiato un piatto di spaghetti?
*giornalista, direttore di "zero de conduite"
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18/03/2003
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