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La guerra può essere giusta o ingiusta?

| Cosa prevede il diritto internazionale in materia di guerra e giustizia, analisi di un'ieri che è ancora oggi.

di Ettore Picardi*

Quando divenni studente di giuriprudenza, nei primi anni '80, scelsi un piano di studio ad indirizzo internazionale. La prospettiva di viaggere per i continenti e quella di lavorare attorno ad importanti questioni mondiali,  avevano generato in me grandi sogni ed illusioni. Però, non appena ebbi studiato il diritto internazionale, gli entusiasmi si sciolsero, ed inevitabilmente feci altre scelte di studio e professionali di maggiore concretezza: avevo capito come, in definitiva, il diritto internazionale non esista. Infatti mancano del tutto gli strumenti normativi ed operativi per dare esecuzione ai principi ed alle regole nei rapporti tra gli Stati. In sostanza una nazione può avere mille ragioni nei confronti dell'altra, ma non ci sarà nessun giudice che glielo riconoscerà, stabilendo diritti e sanzioni, né tanto meno una "forza pubblica" che garantirà il rispetto e l'effettiva attuazione dei propri diritti.

Prova assoluta di questo stato di cose è che per il diritto internazionale la guerra è sempre giusta. Infatti essa rappresenta un complesso di azioni violente che sostituisce le normali relazioni tra gli Stati in tempo di pace. In pratica è come se due persone potessero scegliere di risolvere a pugni o a duello d'armi una controversia, invece che far ricorso alla polizia od al giudice.
Il diritto internazionale cioè afferma che se c'é uno stato di guerra tra due o più nazioni non c'é alcuna violazione o illecito, purchè non si ravvisino comportamenti particolarmente feroci e disumani, tali da rientrare nella categorie dei cosiddetti crimini di guerra. Per impedire che anche questi crimini di guerra siano arbitrariamente giudicati dai vincitori, a loro esclusivo utile, sta faticosamente decollando l'istituzione di un apposito Tribunale internazionale permanente.

Questo impegno, al pari dell'accresciuto ruolo delle Nazioni Unite come organismo garante che dia il via libera solo a guerre  inevitabili ed opportune, non basta. Infatti di fronte alla legge della forza non esiste ancora una legge internazionale che abbia un minimo di forza propria. Ovvero è la politica che determina le scelte e quindi decide il se, come e quando dei conflitti e delle sanzioni.
Certamente tutto questo ha una sua logica, in quanto una cosa è regolare i rapporti interni tra i cittadini di un singolo Stato, altra cosa è regolare i rapporti tra i popoli e le nazioni. La politica può riuscire in questo molto meglio del diritto. Tuttavia è sempre più grave, proprio politicamente e storicamente, che la comunità mondiale non riesca a darsi un minimo comune di regole di garanzia: poter stabilire se e quando una guerra sia ammissibile, in che modo, con quali obiettivi e limiti. Pertanto oggi dobbiamo ancora affermare che, per il diritto internazionale, tutte le guerre sono giuste. Amaramente, tragicamente.

* Sostituto Procuratore della Repubblica di Ascoli Piceno

17/03/2003





        
  



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