L'Università del Piceno
| Al di là delle utopie alla ricerca di un progetto credibile.
di Corrado Ruiz
Il problema dell'UNIVERSITA' DEL PICENO , la sua individuazione e una concreta configurazione hanno stimolato alcune illustri personalità della nostra Provincia ad esprimere pareri personali, convinzioni profonde e teorie risolutorie, tanto da scoraggiare chiunque volesse ancora intervenire sull'argomento.
Ma, purtroppo, tutto ciò che è stato detto non consente di individuare elementi univoci e ipotesi inoppugnabili; per cui forse conviene fermarsi e tentare di mettere ordine fra tante elaborazioni concettuali; tutte, per diversi motivi, degne di attenzione.
Ripercorrendo gli articoli apparsi sulla stampa nelle ultime settimane mi sembra possibile evidenziare due correnti di pensiero.
La prima che propone soluzioni di immediata attuazione, sostenute dalla necessità di soddisfare i bisogni impellenti dei nostri giovani che debbono superare ostacoli non inmdifferenti per la frequenza fuori sede; bisogni indubbiamente rispettabili.
Questa prima tendenza incontra l'interesse di alcune Facoltà universitarie, propense ad espandere la loro influenza su territori sempre più vasti, prediligendo quelli finora sguarniti di strutture universitarie.
A prescindere dall'eventuale necessità di alcuni Atenei ad incrementare il numero degli studenti, al fine di usufruire degli introiti moltiplicati per le casse delle istituzioni, si sa che da sempre le Università hanno avuto peso in rapporto agli organici degli studenti.
L'estensione territoriale consente loro anche di ampliare gli organici dei docenti; ma ciò, tutto sommato, è accettabile: A condizione che gli Atenei riconoscano gli interessi locali sia in ordine alla istituzione di determinati corsi e sia nel riconoscimento di una genuina aspirazione degli Enti Locali ad avere Università con adeguata autonomia stituzionale e gestionale.
La seconda ipotesi si orienta in quest'ultima direzione nella consapevolezza, come è riferibile alla nostra Provincia, che la popolazione picena si ritiene depositaria di un diritto irrefutabile a potersi fregiare di un livello culturale evoluto in presenza di una Istituzione culturale Superiode.
Oltretutto bisogna dire che all'interesse immediato dei cittadini, inteso in termini economici, si affianca un interesse mediato soddisfatto dall'apporto dell'elevazione del livello generale di cultura che poi comporta ricadute nei diversi settori di vita. Ciò nel convincimento che le Università interagiscono col territorio, ne indirizzano le scelte e soprattutto, fanno emergere le vocazioni più interessanti.
Le più recenti ricerche condotte su questo argomento hanno prefigurato la istituzione di dipartimenti che inglobano diversi Corsi di Laurea e di Specializzazione - oggi meglio indicati col nome di POLITECNICI - da modellare, nel rispetto dell'autonomia progettuale degli Atenei, sulle caratteristiche di determinati territori.
In sintesi potrebbe prevedersi ed operare verso una soluzione di compromesso; cioè salvaguardare le iniziative già attuate ed esistenti sul territorio; ma innestare queste e le eventuali ulteriori creazioni su un progetto globale di Ateneo del Piceno, riappropriandosi, così, di una indiscutibilmente valida capacità di progettazione del futuro della nostra gente.
Ma, purtroppo, tutto ciò che è stato detto non consente di individuare elementi univoci e ipotesi inoppugnabili; per cui forse conviene fermarsi e tentare di mettere ordine fra tante elaborazioni concettuali; tutte, per diversi motivi, degne di attenzione.
Ripercorrendo gli articoli apparsi sulla stampa nelle ultime settimane mi sembra possibile evidenziare due correnti di pensiero.
La prima che propone soluzioni di immediata attuazione, sostenute dalla necessità di soddisfare i bisogni impellenti dei nostri giovani che debbono superare ostacoli non inmdifferenti per la frequenza fuori sede; bisogni indubbiamente rispettabili.
Questa prima tendenza incontra l'interesse di alcune Facoltà universitarie, propense ad espandere la loro influenza su territori sempre più vasti, prediligendo quelli finora sguarniti di strutture universitarie.
A prescindere dall'eventuale necessità di alcuni Atenei ad incrementare il numero degli studenti, al fine di usufruire degli introiti moltiplicati per le casse delle istituzioni, si sa che da sempre le Università hanno avuto peso in rapporto agli organici degli studenti.
L'estensione territoriale consente loro anche di ampliare gli organici dei docenti; ma ciò, tutto sommato, è accettabile: A condizione che gli Atenei riconoscano gli interessi locali sia in ordine alla istituzione di determinati corsi e sia nel riconoscimento di una genuina aspirazione degli Enti Locali ad avere Università con adeguata autonomia stituzionale e gestionale.
La seconda ipotesi si orienta in quest'ultima direzione nella consapevolezza, come è riferibile alla nostra Provincia, che la popolazione picena si ritiene depositaria di un diritto irrefutabile a potersi fregiare di un livello culturale evoluto in presenza di una Istituzione culturale Superiode.
Oltretutto bisogna dire che all'interesse immediato dei cittadini, inteso in termini economici, si affianca un interesse mediato soddisfatto dall'apporto dell'elevazione del livello generale di cultura che poi comporta ricadute nei diversi settori di vita. Ciò nel convincimento che le Università interagiscono col territorio, ne indirizzano le scelte e soprattutto, fanno emergere le vocazioni più interessanti.
Le più recenti ricerche condotte su questo argomento hanno prefigurato la istituzione di dipartimenti che inglobano diversi Corsi di Laurea e di Specializzazione - oggi meglio indicati col nome di POLITECNICI - da modellare, nel rispetto dell'autonomia progettuale degli Atenei, sulle caratteristiche di determinati territori.
In sintesi potrebbe prevedersi ed operare verso una soluzione di compromesso; cioè salvaguardare le iniziative già attuate ed esistenti sul territorio; ma innestare queste e le eventuali ulteriori creazioni su un progetto globale di Ateneo del Piceno, riappropriandosi, così, di una indiscutibilmente valida capacità di progettazione del futuro della nostra gente.
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28/02/2003
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