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La metamorfosi di San Benedetto.

| Il professor Renato Novelli propone nel suo editoriale le trasformazioni di San Benedetto: da piccolo borgo all'attuale e poco confortante attualità.

di Renato Novelli *

"Tra gli studi storici su San Benedetto non mi è mai capitato di leggere riferimenti ampi alle vere e proprie metamorfosi che hanno segnato il territorio della città. Prima piccolo castello medievale, quando il mare si ritira, dalla seconda metà del Seicento, si trasforma in borgo marinaro. Le attività nate sulla striscia di pianura bonificata, gli orti, la pesca, la piccola produzione artigianale, diventano industria.
Nella seconda metà del Settecento, San Benedetto è il grande centro di pesca. Poi, nell'Ottocento, il turismo valorizza aspetti nuovi del paese che nasce come città balneare.
Accanto alla pesca ci sono l'industria e l'ortofrutta che, con l'irrompere di Porto d'Ascoli, allargano gli orizzonti.

Negli anni sessanta il turismo di massa sostituisce la pesca come marchio di identificazione della città. Altre due trasformazioni accompagnano questo periodo: la quota di immigrazione dal territorio dell'interno trasformano San Benedetto in capitale terziaria (scuole, ospedale, servizi per un bacino). L'export e la pesca danno una dimensione internazionale all'economia e al lavoro. Poi c'è la città delle imprese che fioriscono nel territorio. Alcune importanti nel mercato nazionale come l'Italiana Manifatture dei fratelli Castelletti o la Roland, nata da un'idea e da una bella storia imprenditoriale che coinvolge un personaggio attento e intelligente come il compianto Francesco Rauchi.
In questi anni stiamo vivendo un'altra metamorfosi, con molti rischi di ridimensionamento.Il quadro economico è sconfortante e preoccupante. Ancora di più lo è l'assenza di proposte innovative.

Si parla di rilancio del turismo e si insiste su idee molto scontate e già praticate come l'allungamento della stagione, l'agriturismo, la coniugazione della spiaggia con il patrimonio culturale – ambientale dell'interno. Le opportunità di lavoro diminuiscono. I diplomati di 10 anni fa, pochi restano qui a lavorare. Perdiamo risorse intellettuali, ma non ce ne accorgiamo. Anche il modello marchigiano mi sembra tramontato. Da un sistema di piccole imprese siamo passati ad una polverizzazione di imprese minuscole, affannate a rincorrere il mercato. La figura del procuratore di clienti sembra essere più importante della produzione. Se ne accorgono i sindacati e molti imprenditori lo predicano da tempo. La grande flessibilità dei distretti non è stata sostituita dalle iniziative territoriali.

Il settore industriale è in difficoltà e quello primario lo è altrettanto. Il risparmio è consistente, ma in assenza di opportunità di investimento sarà deviato altrove.
La Provincia Picena è il secondo distretto alimentare in Italia, un'attività importante per San Benenedetto. L'urgenza di una rivitalizzazione dinamica del settore in funzione del mercato europeo e dei segmenti più articolati e di qualità non può sfuggire. Si sente l'assenza di un'area pubblica di intervento, di stimolo e di coordinamento. Il Comune mi sembra solo scosso da convulsioni di litigiosità.
Nel momento in cui servirebbe di più un'elaborazione a livello territoriale, è praticamente assente. Eppure ci sono energie intellettuali per capire quale direzione si debba imboccare per una metamorfosi positiva di San Benedetto. Riusciremo a metterle insieme?".

* docente universitario.

23/02/2003





        
  



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