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LA GUARDIA DI FINANZA "SUI CAMPI" CONTRO IL "CAPORALATO"

Ascoli Piceno | Denunciate 4 persone, sequestro di disponibilità finanziarie per circa 14.000 euro e di una quota di immobile ad uso abitativo, nonché al "Controllo giudiziario" di un'importante azienda agricola.

Sotto la direzione della Procura della Repubblica di Ascoli Piceno, l'attività si è
sviluppata in distinte località delle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, che
hanno visto la presenza delle Fiamme Gialle per l'esecuzione di perquisizioni presso
aziende, magazzini, abitazioni e automezzi, determinanti il sequestro di diversa
documentazione ritenuta d'interesse per acclarare l'impiego di braccianti agricoli,
configurando il reato contemplato dall'art. 603-bis "Intermediazione illecita e
sfruttamento del lavoro" del Codice penale.

Durante l'operazione, i Finanzieri hanno acquisito documentazione negoziale,
contabile ed extracontabile, quali contratti, agende, appunti e manoscritti evidenzianti
anche l'entità delle paghe corrisposte ai braccianti, che hanno confermato l'ipotesi
investigativa posta alla base della sussistenza di un reato considerato dal Legislatore
in maniera severa, con la reclusione, a carico dei responsabili, da uno a sei anni e la
multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore "reclutato" e che, qualora in numero
superiore ai tre, comporta l'aggravante specifica dell'aumento della pena da un terzo
alla metà.

Quattro le persone finite nel mirino delle indagini condotte dalla Compagnia di San
Benedetto del Tronto, che hanno portato alla luce un sistematico impiego di
manodopera in condizioni di sfruttamento, confermato anche dai blitz effettuati nelle
prime ore mattutine nei campi di lavoro, dove è stata rilevata la presenza di 8
lavoratori "in nero", di cui 7 di nazionalità straniera.

Illeciti poi confermati dalle testimonianze rese da numerosi braccianti agricoli e dall'analisi dei tabulati telefonici, oltre che dalle attività di osservazione, pedinamento e controllo esperite direttamente dai militari, arrivati ad individuare il preciso automezzo con il quale i braccianti, una volta reclutati, venivano accompagnati presso i campi di proprietà dell'azienda agricola.

Protagonista dell'intermediazione - il c.d. "Caporale" - è risultato un 44enne di
nazionalità pakistana, reclutatore in maniera organizzata e continuativa di braccianti
agricoli, tutti di nazionalità indiana, bisognosi di un qualsiasi lavoro onesto che
consentisse loro di poter far fronte alle primarie necessità di sostentamento, anche a
costo della rinuncia forzata dei fondamentali diritti sanciti in materia di lavoro e che
hanno portato l'azienda agricola ad impiegarli con paghe di entità tipiche di chi, prima
ancora dei diritti, antepone i soli ed esclusivi interessi economici.

Dalle indagini è emersa, infatti, la sussistenza di numerosi indici sia dello sfruttamento, ia dello stato di bisogno dei braccianti, impiegati senza alcun contratto, con etribuzioni quantificate in circa 3,80 euro all'ora, ben al di sotto (oltre il 60%) rispetto  quelle dei 9,48 euro previste dalla contrattualistica collettiva nazionale e che non enevano in considerazione nemmeno le maggiorazioni per le ore di lavoro prestate
per gli "straordinari", nelle giornate festive o in orari notturni.

Lavoratori, oltremodo, impiegati anche con turnazioni alquanto faticose, che, in alcune
circostanze, arrivavano ad essere addirittura di circa 11 ore, il tutto in contestuali
violazioni delle norme in materia di sicurezza, non garantendo nemmeno la dotazione
dei dispositivi di protezione, necessari per prevenire gli incidenti sui luoghi di lavoro.
E non solo; dalla retribuzione, già nettamente inferiore al dovuto, ai braccianti veniva
anche trattenuta una "quota" oraria di circa 50 centesimi, quale spesa forfettaria per il
riconoscimento delle spese sostenute dal "Caporale" per il trasporto, il reclutamento e
l'intermediazione, abbassandosi, così, ulteriormente i compensi di lavoro a 3,30 euro
all'ora circa.

A corollario degli approfondimenti, tutti e quattro i soggetti individuati dalle Fiamme
Gialle sono stati denunciati all'Autorità Giudiziaria e colpiti dal provvedimento di
sequestro preventivo "per equivalente", finalizzato alla confisca, emesso dal Giudice
per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Ascoli Piceno, che ha riguardato
l'automezzo utilizzato per il "Caporalato", disponibilità finanziarie per circa 14.000 euro
(rinvenute giacenti su 3 conti correnti), quota di un immobile ad uso abitativo sito in Monteprandone (AP), quale recupero dell'intero profitto ottenuto attraverso l'attività illecita.

Un'attività d'indagine che ha consentito, tra l'altro, anche l'applicazione, disposta dal
Tribunale di Ascoli Piceno, del "Controllo giudiziario" dell'azienda agricola riconducibile
a tre dei quattro soggetti denunciati (il quarto è il "Caporale" di nazionalità straniera,
che si occupava materialmente del reclutamento e del trasporto dei lavoratori stranieri, onché dell'intermediazione della manodopera), previsto dall'art. 3 della legge 29 ttobre 2016, n. 199 in materia di contrasto ai fenomeni del "lavoro nero".

L'azienda agricola - che, tra il piceno, il fermano ed il maceratese si estende per oltre
37 ettari di vigneti e ulteriori 21 ettari di terreni seminativi e frutteti di proprietà - vedrà uindi ora la presenza, al proprio interno, di un amministratore giudiziario che
affiancherà l'imprenditore titolare nella gestione, autorizzando lo svolgimento degli atti
di amministrazione, verificando il rispetto delle norme e delle condizioni lavorative e
regolarizzando i lavoratori che prestavano la propria attività in assenza di regolari
contratti.

Il servizio in rassegna costituisce un'ulteriore testimonianza della "vocazione sociale"
caratterizzante le attività che la Guardia di Finanza promuove nelle proprie prerogative
di polizia economica e finanziaria, nel qual caso precipuamente rivolte verso la difesa
del lavoro dalle forme di illecito reclutamento e sfruttamento di manodopera - e, più in
generale, da ogni forma grave di prevaricazione e violenza - a salvaguardia degli
interessi fondanti della collettività.

Non mancheranno di essere trascurati, infine, gli aspetti d'interesse fiscale connessi
alla vicenda, già compiutamente delineati dalla stessa Compagnia di San Benedetto
del Tronto che, attraverso l'esecuzione di specifiche verifiche e controlli, formalizzerà
le segnalazioni all'Agenzia delle Entrate ed anche all'Ispettorato Territoriale del
Lavoro, al fine di ricondurre a tassazione i proventi "in nero" con cui sono state
corrisposte ai braccianti le retribuzioni per le prestazioni di lavoro non regolarizzate e
non certificate e, contestualmente, ristabilire le condizioni di legalità previdenziale e
contributiva.

08/12/2019





        
  



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