Postazione del 118 di Jesi priva di locali per la sosta e lo stand-by del medico di emergenza.
Jesi | “Ancora una volta i medici del 118 risultano discriminati, sul piano logistico-organizzativo e di sicurezza, ricollocati in spazi “risicati” e di “secondo ordine
di Martina Marini

Postazione 118 Jesi
Il sistema 118 in questi anni ha inciso profondamente nelle capacità di dare riscontro adeguato alla domanda di salute, migliorando notevolmente l’assistenza di numerosi pazienti coinvolti sia in eventi traumatici che colti da malore sul territorio della regione Marche. Da più parti si parla di ottimizzazione delle risorse e dei servizi ribadendo quanto sia fondamentale il “ruolo di cerniera” tra il sistema ospedaliero e quello territoriale svolto dall’emergenza.
Non si capisce pertanto perché , data l’importanza del ruolo dell’emergenza sanitaria territoriale si assista in alcune Aree Vaste alla mancata predisposizione delle idonee sedi di servizio e sicurezza del lavoro per le postazioni di emergenza sanitaria territoriale. Questa carenza organizzativa e di sicurezza della sede emerge anche nella nuova locazione all’Ospedale Carlo Urbani della postazione 118 di Jesi.
“Ancora una volta i medici del 118 risultano discriminati, sul piano logistico-organizzativo e di sicurezza, ricollocati in spazi “risicati” e di “secondo ordine” ribadisce Fabiola Fini, Responsabile nazionale SMI emergenza, “è inaccettabile che dal mese di Settembre la voce dei colleghi 118 di Jesi sia rimasta inascoltata dall’Area Vasta 2, nonostante una loro missiva e un successivo sollecito di incontro per modificare l’assetto organizzativo predisposto dall’azienda per la nuova sede e non rispondente a nostro giudizio alle necessità operative, funzionali e di tempistica per il servizio.”
Quando si parla di sicurezza sul lavoro si fa riferimento infatti alla condizione di svolgere un’attività lavorativa senza esposizione al rischio di incidenti. Ciò si verifica solo quando il luogo di lavoro è dotato di accorgimenti validi per poter far lavorare il personale in modo armonioso e pacifico.
Devono inoltre essere rispettate le misure di igiene e tutela della salute, le quali, devono essere adottate al fine di proteggere il lavoratore da possibili danni alla salute quali infortuni o malattie professionali, nonché la popolazione generale e l’ambiente. Tutto ciò non è garantito nella nuova postazione del 118 di Jesi.
I medici 118 avevano precocemente segnalato, prima del trasferimento all’Ospedale Carlo Urbani le criticità organizzative e di sicurezza della nuova sede al Direttore dell’Area Vasta 2, al Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione dell’Ospedale di Jesi, ma non hanno avuto nessuna risposta in merito ad una riorganizzazione degli spazi di lavoro. Dopo un sollecito di risposta del 10/11/2014,a cui l’azienda non ha dato seguito, i medici del 118 di Jesi tornano nuovamente a far sentire la propria voce attraverso lo SMI Marche.
“E’ impensabile ”, commenta Fabiola Fini, Responsabile nazionale SMI emergenza settore , convenzionato “che la postazione del 118 di Jesi possa essere allocata in un unico locale di 12 metri quadrati adibito a ricezione chiamate, stazionamento di medici, infermieri ed autisti soccorritori, nonché a locale archivio per il materiale cartaceo delle relazioni cliniche effettuate dai medici del 118 le quali, tra l’altro, dovrebbero essere archiviate secondo requisiti specifici di conservazione e riservatezza.”
Non solo tale locale Potes 118,adiacente al Pronto Soccorso dell’Ospedale Carlo Urbani, mostra delle evidenti criticità legate alla esiguità degli spazi ed anche alla carenza di suppellettili per assicurare le necessità di sosta e ristoro psico-fisico dei medici ed infermieri in stand-by, ad eccezione di qualche sedia in cui è umanamente impensabile che un operatore possa restare un’intera notte nell’attesa della chiamata di soccorso da parte della centrale 118.
Per non parlare della necessità degli operatori sanitari di dover provvedere all’ allestimento e reintegro del materiale degli zaini di pertinenza della Potes, non in spazi dedicati presso la postazione stessa, ma nei locali del Pronto Soccorso adiacente. Tali operatori, segnala il Responsabile SMI, si trovano inoltre logisticamente distanti dai locali spogliatoio e doccia a loro assegnati, i quali sono privi di telefono, pertanto possono essere causa di ritardato allertamento del personale sanitario che vi si dovesse trovare con successiva possibile ritardata risposta territoriale.
Lo SMI pertanto denuncia le carenze logistiche, funzionali, organizzative della sede 118 Carlo Urbani di Jesi e ne chiede l’immediata rettifica da parte dell’Area Vasta 2, ricordando che tali locali sono a tutti gli effetti una sede di lavoro dove operano medici 118 dipendenti e convenzionati, infermieri ed autisti soccorritori. Tale sede non può non rispondere a quanto contemplato nel decreto legislativo 626/1994, presente ora nel Testo Unico Sicurezza Lavoro (D. Lgs. 81/2008) e previsto anche dall’Ordinamento giuridico italiano e nelle norme contenute nel decreto legislativo 9 aprile 2008 n.81, norme che devono essere adottate dal datore di lavoro, dai suoi collaboratori, dai lavoratori stessi.
Infine Fabiola Fini si rivolge ed esorta l’ ASUR Marche e la Direzione dell’Ospedale di Jesi affinché si trovino rapidamente soluzioni che garantiscano i giusti spazi operativi e di stand-by per i medici del 118, ricordando, se fosse necessario, che i medici 118 sono e devono essere considerati lavoratori come tutti gli altri e ,ai quali, devono essere riconosciuti i propri diritti e tutele.
Pertanto lo SMI confida in un incontro tra le Parti per sanare e correggere le carenze evidenziate e per contribuire a dare ai cittadini, con la riorganizzazione della Potes di Jesi, un servizio di sempre maggiore efficienza e qualità.
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27/11/2014
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