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Cari amici vi scrivo

Monsampolo del Tronto | Alla scadenza del suo mandato, Guido Benigni, ex Rappresentante della Consulta Scolastica Provinciale, scrive una letta rivolta a tutti gli studenti e ai giovani.

di Guido Benigni

Guido Benigni

Monsampolo del Tronto 
16 ottobre 2014

 

Cari coetanei,
stasera ho sentito il bisogno urgente di scrivere queste poche righe per mettere il mio pensiero nero su bianco. Negli ultimi tempi ho provato questo impulso molto più frequentemente rispetto agli anni passati.

Usualmente si parte dal diario segreto dell'infanzia, poi, con l'avanzare dell'età, ci poniamo domande alle quali non sempre troviamo risposte. Oggi c'è Facebook, dove ci possiamo sfogare come vogliamo e inveire al nulla, ma io, invece, voglio rivolgermi a voi giovani con un mezzo a dir poco vecchio: una lettera.
Fatto questo preambolo, se me lo concedete, riavvolgerei il nastro per ricominciare.
 
Cari amici,
vi scrivo alla vigilia dell'ultima riunione della Consulta Provinciale, alla quale avrei voluto partecipare, ma impossibilitato per motivi di studio.
Ho fatto un veloce resoconto dell'esperienza breve in Consulta.
Si è partiti con il piede sbagliato, lo ammetto. 
Sono volati insulti e si è passati alle mani per le solite, false ideologie, quando nel terzo millennio dovrebbe esserci la storia ad insegnare.
Ancora mi chiedo, vi giuro, come quell'episodio non abbia avuto riscontro alcuno, e sia stato nascosto in tutta fretta sotto il tappeto. Risonanza a livello mediatico c'è stata, è vero. E ci è anche bastata, l'abbiamo cercata. Ma a livello umano?
 
Nessuno (smentitemi, vi prego) e dico nessuno si è fermato un attimo per riflettere sulle molteplici fratture che ha creato l'aridità nella nostra mente.
Il temine "ideologia" per me, significa "mancanza di idee". Non mi stupirò del fatto che molti adulti comunisti, fascisti, nazisti, di sinistra, destra, liberali, cattolici, conservatori ecc, saranno pronti a contraddirmi, quanto dei ragazzi che lo faranno abbracciando gli stessi errori dei loro padri. La storia si ripete quando non si vuole andare avanti.

È un meccanismo che si inceppa e continua a girare nel fango.
Serve qualcuno che dia una spinta, ma nessuno ha idea di come si possa fare. Ma a chi mancano le idee?
A chi non è mai riuscito ad andare oltre per deficienza di fantasia. Proviamo a fantasticare. È difficile, lo so! Oggi è tutto pronto.
Abbiamo un progetto: pensiamo che valga la pena mettersi in gioco per questo ma c'è sempre qualcuno pronto a ricordarti che: «Non ci sono soldi!»
Se ci pensiamo, è da trattamento sanitario obbligatorio far dipendere la vita di sette miliardi di persone da dei semplici pezzi di carta quali sono i soldi. Siamo o no i più masochisti tra gli esseri viventi del Pianeta?
 
Ci tagliano le ali e ci spiegano, sapendo di mentire, che comunque potremo volare. 
Nel frattempo, man a mano che il tempo passa, ci corrode l'incoscienza: prende contatto dai piedi, sale fino alle gambe, restiamo attaccati. Sentiamo contorcersi le budella e la mente è già annebbiata. Ci hanno già privato dei nostri sensi e non riusciamo ad accorgerci di quanto stiamo marcendo dentro. Davanti abbiamo un televisore. Ci basta quello: la realtà monotona in quella piccola scatola. 
Il pallone sotto il piede e diamo un calcio alla nostra coscienza, che ogni tanto vuole uscire.

Il mondo grida disperatamente, cerca il nostro aiuto e noi rispondiamo con un SMS al 4207492726199 o da rete fissa al 08595542.
I pensieri urlano: non fa niente. Ci penseranno le cuffiette dell'iPod a spararci nelle orecchie la solita canzone, ascoltata mille e mille volte.
I libri sono dei pesi da mettere nello zaino o sotto la gamba estremamente corta del banco di scuola: cosi ce li hanno fatti intendere e così li abbiamo prontamente recepiti.
Ma potevamo anche non farlo. Il problema è che in questo Paese la pigrizia nell'assorbire tutte le menzogne ha portato a trasformare la bugia in verità e i vecchi valori in delitti per la nuova umanità.

Un ragazzo della nostra età prova vergogna nel parlare di cultura.
Prova vergogna persino nell'aprirsi e parlare delle proprie paure. Non ha più interlocutori, se non che alcuni automi che hanno preso la propria vita come un semplice gesto meccanico. Neanche più il cibo che assumiamo ci dà nutrimento.
Le cose ci entrano dentro e lasciano solo frustrazione. Nient'altro.
Ci dicono che potremo diventare calciatori, cantanti, ballerini. Ci illudono, dicendoci che i nostri talenti vanno messi in mostra. Dobbiamo intraprendere una costante gara per avere successo, perché il pubblico ci sta cercando.
Desideriamo, ma non troviamo l'oggetto del desiderio e tutto ciò ci ha distolto dai veri problemi, da noi.

La competitività e non la coesione, la crescita economica, più che la crescita interiore, l'intrattenimento meglio della riflessione.

Ho preso atto che quest'organo, la nostra Consulta, è lo specchio della situazione generale d'Italia e in particolar modo della componente giovanile. Voi direte che è una cosa ovvia. È vero, ma quanto è scontato il fatto che un rappresentante è lo specchio del popolo anche negli aspetti negativi? L'esempio e l'essere punto di riferimento, il caricarsi di responsabilità possono diventare motore di sviluppo per un popolo giovane: il marcio può essere disintegrato solo dal centro e la rivoluzione culturale deve essere intrapresa dal basso.

Ma l'esempio, ribadisco, deve provenire dai piani alti e dagli organi di rappresentanza.
Ritornando a noi, cari colleghi e rappresentanti, l'esperienza in Consulta è stata sì formativa, ma nel senso che ha messo a nudo, davanti ai miei occhi, la dura realtà che mi circonda: ossia i giovani inariditi a livello umano e ancor più vecchi degli adulti. 
Non tutti sono cosi, è vero, ma purtroppo la maggioranza troppo spesso riesce a sopraffare la minoranza pensante. 

Dovevamo dimostrare a noi stessi, e a tutti quelli che aspettano che si muova l'altro prima di alzare un dito, che l'Italia può rialzarsi solo se sono i giovani a far la parte delle gambe e non della poltrona. Purtroppo, però, nella nostra Consulta ha vinto non la politica intesa come discussione, ma il nulla. È una sconfitta di quella che dovrebbe essere la parte attiva di un Paese: i giovani. E se i giovani sono morti prima di nascere, il Paese è già nella tomba da un pezzo, eppure si tenta sempre di rianimare il cadavere.

Non è un'accusa a nessuno e non fate delle dietrologie su quello che ho pensato e scritto, ve ne prego.
È solo una presa di coscienza dello stato delle cose alla quale voglio rendervi partecipi. 
Sono sicuro di una cosa e ve la confido.
 
Nei diciotto anni di vita appena trascorsa mi son reso conto che gli adulti spesso mancano di responsabilità. Lo continuano a fare e ci stanno marcendo. Le passate generazioni hanno avuto problemi con la natura stessa dell'uomo: ossia quella di preservare i propri figli.
Si è riusciti nel rendere le generazioni attuali e quelle di domani il riflesso opaco e orribile dei nostri antenati. I giovani sono più vecchi degli adulti per colpa degli adulti. Il brutto è averlo capito ed averne le prove dopo tali esperienze. 

Volevo dirvelo con il cuore in mano. Alcuni leggeranno questa lettera e la cestineranno, altri hanno sbuffato già alla prima riga e li comprendo. Altri ancora non capiranno il messaggio. Però, un ultimo consiglio, di cui spero farete tesoro, vorrei darvelo. Siate sempre protagonisti della vostra vita e lasciate sempre un'impronta positiva di voi stessi. Fate sapere ai posteri che ci siete stati non attraverso un tag o i lucchetti di Ponte Milvio; non con la vostra faccia sui giornali o in tv. Sono le piccole rivoluzioni della quotidianità che danno un senso alla nostra esistenza e anche se sembrano insignificanti e superflue, ci sarà sempre qualcuno disposto ad accettarle, poiché portatrici di un unico messaggio: voi ci siete perché anche io sono stato.
Buona riunione e che la Consulta ridoni la luce ad una scuola rimasta nell'ombra, in un'assordante solitudine. 

*Ex Rappresentante della Consulta Scolastica Provinciale di Ascoli Piceno 

18/10/2014





        
  



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