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la "mazzata" Tares rinviata al 1° Luglio

Ascoli Piceno | SpaLvieri (Confcommercio): apprezziamo i propositi dell'arengo di non aumentarla ma l'impatto sarà traumatico.

Giorgio Fiori

"È sicuramente un segnale positivo la volontà dichiarata del comune di Ascoli, di non incrementare la famigerata Tares, con le aliquote aggiuntive di 10 centesimi a metro quadro, lasciate dalla norma a discrezione dei comuni quale introito proprio e di delimitarla dunque ai valori peraltro già spropositati, previsti per le casse nazionali".

A parlare è il presidente Confcommercio delegazione di Ascoli Piceno Ugo Spalvieri che già all'inizio di gennaio, quando il decreto "Salva Italia" aveva appunto introdotto la Tares, la nuova tassa sui rifiuti in sostituzione della Tarsu, aveva subito inviato una circostanza nota allo stesso sindaco Castelli chiedendo l'apertura di un "tavolo tecnico" con il coinvolgimento di Confcommercio, per l'equa determinazione del carico tributario ai livelli minimi possibili.

"Il tavolo non è stato istituito - aggiunge Spalvieri- ma abbiamo appreso dalla stampa della disponibilità del comune di Ascoli, di evitare gli incrementi delle tariffe d'obbligo e pur se questo non è ancora una certezza auspichiamo che lo diventi tanto che rinnoviamo allo stesso sindaco tutta la nostra massima collaborazione".

"L'entrata in vigore della Tares, aggiunge il direttore Giorgio Fiori è stata prorogata dal 1° gennaio al 1° luglio 2013, ma Confcommercio si è già comunque mobilitata su questo fronte e su tutti i comuni del Piceno, per evitare ulteriori aggravi rispetto a quelli già incredibili che la nuova Tares comporterà per le imprese, in quanto nella stessa sono compresi non solo la quota ambientale per lo smaltimento dei rifiuti, ma anche una quota servizi per la sicurezza e l'illuminazione e la gestione delle strade".

"Questa ennesima mazzata, conclude Fiori, non ci fa dormire la notte perché abbiamo già calcolato che per le nostre imprese il servizio urbano dei rifiuti si incrementerà mediamente del 290% con picchi per alcune tipologie (ristorazione, ortofrutta, discoteche) addirittura del 400% che sono piuttosto insostenibili per cui se ci si aggiungono le "discrezionalità" anche delle singole amministrazioni comunali chissà dove si andrà a finire, alla luce anche della grave crisi economica e dei consumi in atto".

23/02/2013





        
  



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