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"Le uova di Pascuale": perchè è così difficile comprendere il testo di un problema?

San Benedetto del Tronto | Il libro riporta i risultati di un’indagine, condotta dai docenti Giulia Ciriaci e Federico Sciocchetti, che ha coinvolto 13 classi di scuola primaria e 19 di scuola secondaria di primo grado della nostra provincia.

di Maria Teresa Rosini

Il libro riporta i risultati di un'indagine, condotta su iniziativa dei docenti Giulia Ciriaci e Federico Sciocchetti, che ha coinvolto 13 classi di scuola primaria e 19 di scuola secondaria di primo grado della nostra provincia.

Semplice: presentare ad un campione rappresentativo di ragazzi tra i 10 e i 12 anni delle scuole del nostro territorio il testo di "un problema"  chiedendo loro, senza risolvere il problema, di rispondere a 5 domande (questionario a risposta aperta) per verificarne la piena comprensione, requisito indispensabile per poterlo poi risolvere agevolmente.
Lo scopo quello di cercare di fare luce su un problema da tempo sempre attuale nella scuola italiana e con il quale ogni insegnante si trova a confrontarsi, spesso con estrema frustrazione: quello della piena comprensione di un testo e dei rapporti logici che ne collegano le parole.

Un' iniziativa partita da docenti abituati ad interrogarsi davvero sul senso del proprio lavoro, un libro "originale e leggero", così lo presenta il dottor Vincenzo Luciani, e tuttavia resoconto di "un'indagine serissima" che testimonia di come " si possa fare ricerca anche all'interno della scuola di base" appropriandosi di strumenti che aiutino a comprendere i problemi didattici e motivazionali che sono alla base di questo "complicatissimo mestiere".

Le domande che assillano quotidianamente i docenti più sensibili e motivati sono certamente quelle relative a quanto realmente vengono compresi dai loro alunni e al perché alcuni di essi sembrano non trovare alcun ostacolo nel quotidiano tirocinio di avvicinamento ai percorsi disciplinari, e molti altri, al contrario, finiscono per perdersi vanificando tempo e opportunità di apprendimento.

Il professor Sciocchetti, nel suo intervento iniziale, tiene a precisare quanto l'immagine della scuola e degli insegnanti come realtà in cui si registrano scarso dibattito e poca vitalità sia poco corrispondente al vero e di come invece il confronto tra i docenti su alunni e problemi di apprendimento sempre nuovi e diversi sia quotidiano e appassionante.
L'indagine che ha condotto mostra come, nonostante i molti anni di insegnamento, la passione per questo lavoro non sia venuta meno e quanto il suo desiderio di capire sia ancora forte e coinvolgente.


I risultati dell'indagine hanno avuto il pregio di "spiazzare" completamente le aspettative: ci si attendevano certe modalità e tipologie di risposte, ci si è invece trovati di fronte a nuovi interrogativi. Questo ha portato i due docenti ad allargare il campo di indagine alla scuola primaria (classi quinte) e poi a rendere pubblico il risultato del lavoro per suscitare l'interesse e il dibattito dei docenti sull'argomento.

Il modo utilizzato dagli autori per raccontare la propria esperienza è originale: memori di quanto le teorie e i testi "calati dall'alto" da ricercatori e pedagogisti possano risultare a volte noiosi e lontani dai problemi con i quali ci si confronta quotidianamente, il testo si accosta ai problemi dell'apprendimento senza scomodare teorie e pratiche ormai definite e standardizzate, ponendo l'attenzione alla relazione educativa individuata come vero nucleo della questione "apprendimento" e riportando dilemmi e interrogativi che ogni docente conosce nella propria esperienza.

E' l'insegnante Giulia Ciriaci, docente approdata oggi all'impegno di scrittrice per ragazzi, a sottolinearlo in modo particolare: "dietro una risposta sbagliata", ci dice, "c'è innanzitutto una persona" al di là delle cui caratteristiche più esplicite ed evidenti "occorre andare a cercare la radice delle difficoltà, le risorse sulle quali far leva, le distorsioni che hanno alla fine provocato la "non comprensione".
La prima conclusione a cui gli autori sono approdati è perciò che occorre puntare sulla relazione educativa:  rispetto per l'alunno, accoglienza di tutto ciò che è,  consapevolezza di costituire per lui un punto di riferimento, umiltà di considerare anche i propri limiti e non sempre e solo i suoi, capacità di modificare le proprie richieste puntando alla qualità più che alla quantità di nozioni e di concedere tempo senza negare "aperture di credito".

Nel dibattito e negli interventi del pubblico si è evidenziato anche il problema della comunicazione in ambito scolastico che è un canale globale: si comunicano anche, indipendentemente dalle nostre intenzioni, sentimenti, valutazioni, stima, considerazione che possono essere positive o negative e limitare le possibilità di apertura e fiducia in sè stessi dei più giovani.
Emerge anche in questo contesto, ma non c'è tempo per l' approfondimento che meriterebbe, il tema del voto e della valutazione degli alunni, anch'esso centrale: lo scopo di una relazione d'apprendimento non può essere il voto e in esso non si può circoscrivere la professionalità di un docente.

E infine un'altra questione nodale: la collegialità e la condivisione tra docenti che operano con gli stessi alunni.
La comprensione linguistica è una competenza trasversale che coinvolge tutte le discipline e necessita di un approccio comune: questa la seconda conclusione cui gli autori sono giunti nel loro percorso.
L'essere docenti insieme, affrontare insieme gli stessi problemi è una risorsa spesso troppo poco sfruttata e che potrebbe produrre invece il rafforzamento della motivazione professionale e il superamento di una "solitudine" e di una chiusura che non è coerente con i termini etici e deontologici di questo mestiere.


Credere nel proprio impegno, nelle risorse che la propria professionalità  può mettere in gioco nel costruire un futuro di migliori possibilità per le nuove generazioni, è il messaggio conclusivo che l'insegnante Ciriaci sente di trasmettere: dietro ogni alunno c'è una mente e una sensibilità che aspettano di essere sollecitate e scoperte e questo patrimonio umano non è un bene che possiamo e non dobbiamo permetterci di disperdere.

10/11/2009





        
  



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