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Alessio Sundas dice basta

Appignano del Tronto | Alessio Sundas, l'imprenditore che ingaggiò Ahmetovic per promuovere Jeans e altro, accusa i familiari delle vittime di Appignano di quanto gli accade: minacce, offese e lesioni alle sue proprietà.

di Redazione

Alessio Sundas

Alessio Sundas passa al contrattacco. E accusa i familiari delle vittime di Appignano del Tronto della disperazione in cui è caduto a causa della vicenda Ahmetovic. Migliaia di e-mail di minacce, tutte consegnate alla polizia postale, aggressioni verbali e fisiche, denunciate alle forze dell'ordine. Ora addirittura qualcuno scrive "Muori" sui muri esterni dei suoi uffici. E non è la prima volta. Il fatto più grave riguarda la sua abitazione, dove ignoti sono di recente introdotti per scrivere minacce dello stesso tenore sui muri esterni: "Muori", "Te la faremo pagare".

Alessio Sundas non ha più pace. Non è più sicuro neanche a casa sua. E la situazione rischia di volgere al peggio. Un hacker si è addirittura intrufolato nel suo sistema informatico distruggendo il data base con danni per 100mila euro.

Alessio Sundas non ha più la sua identità. Non ha più una vita. E ha deciso di cambiare tutto, di ritirarsi, di dedicarsi solo al franchising, magari anche al volontariato. Poche settimane fa due ragazzini, a bordo di uno scooter, si sono avvicinati alla sua auto, alla quale hanno tirato calci su calci. Poi, dopo aver inveito contro di lui con parolacce e insulti, sono fuggiti gridando "Bastardo". Non bastava questo.

Ora per il manager toscano noto per la propria agenzia di comunicazione e moda sono arrivate anche le minacce di morte via mail (migliaia, tutte consegnate alla polizia postale), le scritte sui muri della sua abitazione, di alcuni dei suoi uffici. Di tutto questo sono state informate le forze dell'ordine.

Alessio Sundas è conosciuto ai più soprattutto per la vicenda del rom Marco Ahmetovic, da lui scelto oltre un anno fa come testimonial di una campagna di sensibilizzazione a livello nazionale contro l'abuso di alcol al volante e di una linea di jeans, accessori e profumi poi messa in vendita sul noto sito di aste on line E-Bay (tutti con il marchio "Linearom", promosso da Sundas).

E ora è lo stesso Sundas ad accusare i familiari delle vittime di Appignano di ciò che è diventata la sua vita. "Ho spiegato - dice - in più occasioni le motivazioni che mi hanno spinto ad imbarcarmi in quest'avventura, adottando sempre nei loro riguardi un atteggiamento umile, chiedendo loro mille volte scusa per il dolore che l'operazione Ahmetovic poteva loro arrecare. Ho fatto di tutto per farmi perdonare. Ma voglio precisare una volta per tutte che io non ho speculato sulle loro disgrazie. Da tutta questa vicenda non ho guadagnato nulla, anzi, ci ho rimesso. Loro hanno puntato il dito di me con i giornalisti, in occasione di tutti i dibattiti televisivi a cui hanno preso parte, non hanno voluto vedere che la mia iniziativa era stata realizzata in buona fede. Ed è soprattutto grazie a loro se la mia vita è distrutta. Temo per l'incolumità di mio figlio, la mia azienda non lavora più, sono una persona finita".

Ahmetovic è stato condannato a sei anni e sei mesi di reclusione per omicidio colposo plurimo e resistenza a pubblico ufficiale per aver ucciso la notte tra il 22 ed il 23 aprile 2007, mentre guidava il suo furgone ubriaco, quattro giovani ad Appignano del Tronto. Nel terribile incidente persero la vita Elenora Allevi, 19 anni, Davide Corradetti, 16 anni, Danilo Traini, 17 anni e Alex Luciani, 16 anni. La sentenza venne poi confermata, il 13 marzo scorso, dalla Corte d'Appello di Ancona.

Tre anni di reclusione gli sono poi stati inflitti per la rapina che tentò di compiere il 10 novembre 2006 all'ufficio postale di Maltignano. Dopo la prima condanna a sei anni e sei mesi, aveva fatto scalpore la decisione di concedergli i domiciliari in un residence di San Benedetto del Tronto.

Ma le polemiche vere arrivarono con la messa in vendita sul sito di aste on line E-Bay di jeans, orologi, occhiali da sole e profumi ispirati alla figura e alla cultura gitana del giovane. La fine del soggiorno venne decretata dalla telefonata ad un pregiudicato locale, in cui Ahmetovic parlò della tentata rapina e di un furto precedente, per il quale risulta indagato. Il giovane tornò in carcere prima dello scorso Natale. A gennaio ottenne dal gip Gianfelice i domiciliari, sempre in relazione alla tentata rapina, in una roulotte di un campo rom a Roma, dove vive la sorella e dove avrebbe avuto modo di disintossicarsi dall'alcol seguendo in un'apposita struttura un programma di recupero. Fu la Corte d'Appello di Ancona a bocciare la decisione dopo l'intervento del sindaco Walter Veltroni e a disporre i domiciliari sempre nello stesso residence di San Benedetto del Tronto. Non ritenendo idonea la sistemazione, il gip Gianfelice revocò i domiciliari, lasciando Ahmetovic in carcere, a Marino del Tronto.

Tra le polemiche, Sundas decise di scegliere proprio lui, Ahmetovic, per promuovere le sue iniziative, con l'intento di farne una star. Perché? "Una sfida rivolta al sistema - disse allora Sundas - per dimostrare che in Italia non va avanti chi merita, ma solo chi fa audience e si macchia di crimini infamanti e terribili". Ma ora, a distanza di più di un anno, a causa di questa scelta la vita di Alessio Sundas è radicalmente cambiata. "Sono costretto a uscire di casa con cappello e occhiali - racconta -, non posso neanche andare al supermercato. Posso capire che la mia scelta commerciale, dalla quale tra l'altro non ho guadagnato assolutamente nulla, possa non essere stata condivisa. Ma quello che chiedo è solo di riavere la mia vita. Per me, per mio figlio, che sta pagando personalmente per le mie scelte, per la mia famiglia. Vorrei solo un po' di pace, una vita normale. Anche se l'operazione che ha visto protagonista Ahmetovic era stata concepita solo come una provocazione al sistema, e non aveva certo l'intento di lucrare sulle disgrazie altrui, voglio mettermi nei panni di chi non l'ha capita o comunque non l'ha recepita come avrei voluto. Ma ora basta. Ricevo ogni giorno e-mail di minacce di morte rivolte a me e ai miei cari, materiale che ho già consegnato alla Polizia Postale, sono oggetto di aggressioni verbali in continuazione. Non posso lavorare. Mi sento agli arresti domiciliari a casa mia. Così non posso andare avanti. Tengo a precisare che non mi sono mai macchiato di crimini deplorevoli, il mio unico errore è stato quello di lanciare una provocazione al sistema che è stata poi usata contro di me. La proposta di legge che avevo stilato per impedire che i criminali potessero godere dei benefici della notorietà era nata molto tempo prima del mio incontro con Ahmetovic. Sono una persona di cuore, non ho mai fatto del male a nessuno. Ricevo lettere dalle carceri in cui detenuti con a carico accuse di vario tipo mi chiedono di farli diventare famosi. E ora, dopo le minacce di morte, la mancanza di comprensione per il mio operato, i problemi che tutto questo ha provocato a me ed alla mia famiglia, ho deciso di ritirarmi a vita privata e di dedicarmi al franchising, al volontariato. Non voglio più pubblicità. Voglio solo che tutto questo finisca. Voglio che i familiari delle vittime dell'incidente si assumano la responsabilità di quello che è diventata la mia vita".

24/09/2008





        
  



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