I rifiuti di Napoli finiscono anche nella discarica di San Biagio
ALTIDONA - | Ma, dal momento che la discarica è affidata a una Società di capitali, la Asite s.r.l., società in house, il contratto con Napoli violerebbe le regole della concorrenza.

I beni comuni, tra cui acqua e rifiuti solidi urbani, debbono restare tali, cioè beni comuni, e non merce. Ma che avviene se, con l'arrivo dei rifiuti di Napoli, viene fuori che le discariche che dovrebbero riceverli sono gestite da Società di capitali? Come nel caso di Fermo. La cui discarica di San Biagio è gestita dalla Asite s.r.l.. A capitale interamente del Comune di Fermo.
Qui sorge il problema. Per l'articolo 13 della legge Visco-Bersani n. 248 del 2006, questo contratto tra Napoli e la Asite s.r.l. di Fermo, non si può fare. Perché, per questo articolo, la Asite s.r.l., società in house providing, cioè costituita dal solo Comune di Fermo, "non può svolgere prestazioni a favore di altri soggetti pubblici o privati". Per questo stesso articolo 248, comma 4, un tale contratto tra l'Asite s.r.l. e Napoli, è addirittura "nullo".
Per ricevere i rifiuti di Napoli bisognerebbe o regolarizzare l'affidamento della discarica di San Biagio tramite regolare gara al miglior offerente.
O far diventare l'Asite s.r.l. una Azienda Speciale o Azienda Speciale Consorziale. In questo caso, cioè nel caso di una gestione della discarica di San Biagio tramite una Azienda che non fa concorrenza, ripartirebbe la possibilità di prendere i rifiuti di Napoli senza violare le regole europee sulla concorrenza. E senza fare "atti nulli" che, per la dottrina, possono sconfinare con l'eccesso di potere e l'abuso.
Per completezza, c'è da aggiungere che la finanziaria 2008, legge n. 244/07, all'articolo 3, commi 27-32, reinterviene su questa materia. Con altre parole, la nuova norma sembra dire la stessa cosa. Nel senso che il Comune di Fermo, con la sua Asite s.r.l. a capitale interamente comunale e con l'affidamento in convenzione della discarica di San Biagio senza gara, "al fine di tutelare la concorrenza e il mercato", può gestire questa discarica esclusivamente "per attività di produzione di beni e di servizi ... strettamente necessari per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali". Per "finalità istituzionali" è oramai chiaro che, in base alle decisioni della Corte di giustizia Ue, e alla famosa sentenza Teckal, si allude a servizi che escludono ogni attività commerciale. Quale si ha prendendo i rifiuti di Napoli.
Si hanno oramai infinite prove che il caso di Napoli ha dietro la progressiva e crescente violazione di leggi e di principi di imparzialità e di buona amministrazione.
Forse che anche nei nostri Comuni, grazie alla perdita dei principi che li fondano, cioè i servizi pubblici locali o i beni comuni, tra cui acqua e rifiuti solidi urbani, veramente tali e non merce, non si sta andando nella stessa direzione? E' regolare, tornando a Fermo, che il Comune e una sua partecipata gestiscano e percepiscano dividendi da una discarica comprensoriale e realizzata con fondi pubblici? Per una infinità di norme, si pensa di no. Non fosse per la solidarietà tra Comuni, e tra cittadini, che si è persa. Oltre che per i maggiori costi che vanno via via emergendo.
Altidona 12 gennaio 2008
Luigi avv. Meconi (segretario comunale in disponibilità)
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12/01/2008
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