Raffineria Api e sviluppo strategico alternativo, la giunta prende atto del Rapporto finale
Falconara Marittima | I "saggi" hanno stilato il decalogo delle azioni da condurre. L'assessore regionale all'Ambiente, Amagliani: "Confermate molte iniziative già intraprese, segno della coerenza del PEAR."
Riduzione progressiva della raffinazione petrolifera in uno scenario a medio-lungo termine e accelerazione delle azioni di bonifica dei suoli.
Sono le prime due considerazioni finali che emergono dal rapporto-studio sullo sviluppo strategico alternativo dell'area API, stilato da un gruppo di esperti e che ha visto ieri la presa d'atto da parte della giunta regionale nella consueta seduta settimanale.
La Regione Marche, sulla base di una risoluzione del Consiglio regionale del luglio 2004 in cui si chiedeva un piano industriale strategico che configuri il sito API sempre più come polo energetico ambientalmente avanzato anziché raffineria tradizionale e di un accordo con la Provincia di Ancona e Comune di Falconara Marittima, aveva infatti affidato uno studio che approfondisse tutti i fattori: ambientale-energetico, sanitario, economico-sociale e occupazionale. Per questo hanno lavorato al Rapporto esperti come Edo Ronchi (ex ministro dell'Ambiente); Tiziano Treu, docente e ex ministro del Lavoro, Fabio Polonara del Dipartimento di Energia della Politecnica delle Marche; Giovanni Marsili (Istituto superiore di sanità), Patrizio Bianchi (rettore Università di Ferrara), Stefano Pareglio (Università Cattolica), Vinicio Bottacchiari (direttore di Sviluppumbria) e Sergio Morichi (Ernst & Young).
"Tutti gli esperti - ha spiegato l'assessore regionale all'Ambiente, Marco Amagliani - sono arrivati alla conclusione che sarà opportuno un patto integrato complesso che passi attraverso il risanamento e la riqualificazione del territorio per ridurre l'attuale impatto delle attività che si svolgono in questo sito e arrivare alla loro conversione in polo energetico di fonti rinnovabili che tuteli sviluppo, salute e qualità dell'occupazione, applicando funzioni produttive, di ricerca e di partenariato industriale. Lo studio del resto conferma la validità di molte iniziative già intraprese dalla Regione attraverso il Piano Energetico Ambientale che è quindi perfettamente coerente con tali studi, come per esempio la costituzione di un società mista per l'attuazione degli interventi di cogenerazione distribuita, che non è altro che il terzo asse del Pear. Un suggello ulteriore, quindi, alla bontà delle scelte condotte sin qui dalla Regione in materia di fonti energetiche rinnovabili in alternativa alle fossili. "
Uno studio corposo di novanta pagine che sintetizza nelle conclusioni nove azioni su cui puntare. Oltre alle già citate, la riduzione dei rischi idrogeologici nel tratto terminale dell'Esino; l'interramento dei serbatoi di stoccaggio; la realizzazione dell'assetto operativo chiamato "isola elettrica" già previsto dalla Concessione ma mai implementato; impianto IGCC tendenzialmente riconvertito a metano; una centrale innovativa ad idrogeno e l'introduzione di modalità innovative di trasformazione degli oli vegetali in biodiesel di seconda generazione, utilizzando processi integrabili con quelli di raffineria.
Sono le prime due considerazioni finali che emergono dal rapporto-studio sullo sviluppo strategico alternativo dell'area API, stilato da un gruppo di esperti e che ha visto ieri la presa d'atto da parte della giunta regionale nella consueta seduta settimanale.
La Regione Marche, sulla base di una risoluzione del Consiglio regionale del luglio 2004 in cui si chiedeva un piano industriale strategico che configuri il sito API sempre più come polo energetico ambientalmente avanzato anziché raffineria tradizionale e di un accordo con la Provincia di Ancona e Comune di Falconara Marittima, aveva infatti affidato uno studio che approfondisse tutti i fattori: ambientale-energetico, sanitario, economico-sociale e occupazionale. Per questo hanno lavorato al Rapporto esperti come Edo Ronchi (ex ministro dell'Ambiente); Tiziano Treu, docente e ex ministro del Lavoro, Fabio Polonara del Dipartimento di Energia della Politecnica delle Marche; Giovanni Marsili (Istituto superiore di sanità), Patrizio Bianchi (rettore Università di Ferrara), Stefano Pareglio (Università Cattolica), Vinicio Bottacchiari (direttore di Sviluppumbria) e Sergio Morichi (Ernst & Young).
"Tutti gli esperti - ha spiegato l'assessore regionale all'Ambiente, Marco Amagliani - sono arrivati alla conclusione che sarà opportuno un patto integrato complesso che passi attraverso il risanamento e la riqualificazione del territorio per ridurre l'attuale impatto delle attività che si svolgono in questo sito e arrivare alla loro conversione in polo energetico di fonti rinnovabili che tuteli sviluppo, salute e qualità dell'occupazione, applicando funzioni produttive, di ricerca e di partenariato industriale. Lo studio del resto conferma la validità di molte iniziative già intraprese dalla Regione attraverso il Piano Energetico Ambientale che è quindi perfettamente coerente con tali studi, come per esempio la costituzione di un società mista per l'attuazione degli interventi di cogenerazione distribuita, che non è altro che il terzo asse del Pear. Un suggello ulteriore, quindi, alla bontà delle scelte condotte sin qui dalla Regione in materia di fonti energetiche rinnovabili in alternativa alle fossili. "
Uno studio corposo di novanta pagine che sintetizza nelle conclusioni nove azioni su cui puntare. Oltre alle già citate, la riduzione dei rischi idrogeologici nel tratto terminale dell'Esino; l'interramento dei serbatoi di stoccaggio; la realizzazione dell'assetto operativo chiamato "isola elettrica" già previsto dalla Concessione ma mai implementato; impianto IGCC tendenzialmente riconvertito a metano; una centrale innovativa ad idrogeno e l'introduzione di modalità innovative di trasformazione degli oli vegetali in biodiesel di seconda generazione, utilizzando processi integrabili con quelli di raffineria.
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05/06/2007
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