50° anniversario di Episcopato di Mons. Marcello Morgante: il discorso di Ciccanti
Ascoli Piceno | In un tempo parlamentare proverò a sintetizzare l'uomo è la sua azione ecclesiale, pur sapendo di non avere il dono raro di Mons. Morgante, di dire poco e con chiarezza...
di Sen. Amedo Ciccanti
Eccellenza Reverendissima,
Signor Sindaco,
Cari concittadini ed organizzatori di questo incontro (saluto per tutti i Raffaele Rubini e signora),
È difficile raccogliere in pochi minuti 34 anni di missione episcopale di Mons. Marcello Morgante, destinata a restare nella storia della Chiesa ascolana un capitolo particolare tra i 97 successori di Sant'Emidio. Sicuramente per noi una storia da non dimenticare!
Audace è poi l'impresa di descrivere in poche battute la figura di Mons. Marcello Morgante.
Mettendo le mani avanti nella presentazione al libro "Vescovo tra noi", Mons. Laerte D'Orazio dice che " Scrivere di un Vescovo non è mai facile ed ancora più difficile è scrivere del nostro Vescovo Morgante ".
In un tempo parlamentare proverò a sintetizzare l'uomo è la sua azione ecclesiale, pur sapendo di non avere il dono raro di Mons. Morgante, di dire poco e con chiarezza.
Nell'immaginario popolare, ma anche nella nostra memoria, è viva questa figura solenne, simbolica, impostata.
L'ex Sindaco Saldari parlò di un Vescovo con una decisa "fermezza di carattere".
Un altro ex Sindaco, Gianni Fortini, parlò di "forte personalità".
Se mi permettete un'autocitazione parlerei di un Vescovo "intelligente".
Sicuramente Mons. Marcello Morgante non spendeva parole inutili. Esprimeva concetti essenziali e chiari. Sempre presente a sé stesso, non ha mai mostrato cedimenti in pubblico, conscio della responsabilità della missione pastorale.
Lo abbiamo sempre visto così perché, salvo qualcuno, nessuno di noi che lo frequentavamo per ragioni di ufficio, ha avuto modo di entrare in confidenza con lui
Molti di noi politici e rappresentanti delle istituzioni, ci siamo sempre sentiti appagati di qualche sorriso e della sua sottile vena di umorismo, ma siamo stati sempre soggiogati dal pudore, dalle incertezze, dai dubbi, dal naturale timore di sfidare il rigore di un suo giudizio.
Vescovo " intelligente " sapeva però aggiungere allo sbarramento del pudore dei sentimenti anche il controcanto del cuore.
Alla severità di un richiamo - ricordo quello implacabile sulla puntualità, la cui mancanza veniva stigmatizzata anche durante l'omelia - faceva seguire sempre un amorevole sguardo di comprensione.
Vescovo " intelligente " studiava, ragionava e decideva.
La efficacia immediata sulla gente delle sue innumerevoli iniziative, derivava dalla conoscenza della realtà sociale che valutava accuratamente.
Il suo alto senso ecclesiale e il suo ardore apostolico lo ha reso meno diffidente verso le novità, anzi lo ha spinto alle sfide, rendendone a volte anche un'immagine curiale trasgressiva.
In questo senso mi piace ricordare la sua visita agli operai della vecchia SICE, come primo atto pubblico delle suo Episcopato.
La scelta di andare in un contesto sociale cosiddetto " rosso", scandalizzò gli ambienti retrivi e conservatori ascolani. Mons. Morgante si presentò agli operai ascolani dicendo di " benedire e santificare con la sua presenza la fatica e il sudore di ogni giorno ".
Portò la Chiesa dove per millenni è stata e deve restare: dove c'è la fatica e la sofferenza mal pagata, tra i contadini poveri, le plebi diseredate e i sofferenti di tutte le specie.
Capì i problemi della donna qualche decennio prima che il fenomeno del femminismo e della parità divenissero priorità del dibattito politico nazionale.
Lungimirante fu la realizzazione a palazzo Bonaparte di un Laboratorio di prodotti tessili e di maglieria, dove trovarono lavoro oltre 40 donne, quelle donne sole che abbandonate a se stesse uscivano dagli orfanotrofi o tentavano l'avventura della città dalla campagna.
Diede dignità alle donne anche con la realizzazione della "Casa Famiglia" dove trovarono ospitalità molte studentesse della periferia che si aprivano all'emancipazione attraverso l'istruzione.
Diede dignità alle donne anche con la realizzazione del " Consultorio familiare cattolico", al fine di dare un sostegno umano e psicologico a tante madri e a tante mogli.
Mons. Morgante è stato però un Vescovo " scomodo " anche per certi " progressisti ".
Ricordo personalmente la inaugurazione, al Civico cimitero di Ascoli, della prima tomba in Italia ai " bambini non nati ", subito dopo l'introduzione dell'aborto nella legislazione italiana.
Tale iniziativa provocò risentimenti e contestazioni in certi ambienti politici ascolani. Sicuramente ne soffrì, ma come era abituato a fare, andò dritto per la sua strada, facendosi vanto di tale iniziativa con altri vescovi.
Un Vescovo " intelligente ", discepolo del Cardinale Lercaro - personaggio di frontiera dell'Episcopato italiano - dopo l'esperienza a Ravenna, nella Romagna anticlericale, seppe capire che l'Evangelizzazione camminava con le gambe dell'uomo e del suo tempo.
Seppe capire il rischio che correva un cristianesimo di superficie, insidiato da ideologie o visioni dell'uomo estranee o indifferenti, se non ostili alla tradizione cristiana.
Seppe capire la necessità di prese di posizione da parte della Chiesa, precise ed illuminate.
Seppe capire che i tempi richiedevano un nuovo modello di Evangelizzazione.
Un Vescovo " intelligente " che con il suo illuminato pensiero ha guidato la Chiesa ascolana nei difficili anni della Ricostruzione e delle profonde trasformazioni sociali che l'accompagnarono.
Con la stessa lungimiranza seppe leggere ed interpretare lo spirito post conciliare con le sue intrinseche contraddizioni tra novità e tradizione.
Un Vescovo " intelligente " che ha favorito nella Chiesa ascolana un passaggio senza traumi da una religiosità di tradizione, di ambiente e di pratiche religiose paesane, a volte anche superstiziose, ad una fede viva, come mentalità e testimonianza di vita.
Un Vescovo " intelligente " che ha saputo portare i valori del concilio Vaticano II oltre che tra i preti, nella mente e nel cuore del popolo di Dio di Ascoli.
Questi passaggi epocali della nostra società ascolana sono avvenuti con la mano ferma di chi ha obiettivi chiari e sa che per raggiungerli deve vincere vere o pretestuose opposizioni, tenendo con sicurezza i fili di tutti i settori in movimento, in modo da garantire l'armonia con il proprio piano pastorale unitario.
In questo percorso di Evangelizzazione si è fatto guidare dalla fede e dalla ragione.
Le ansie del cuore, che la Provvidenza gli ispirava, erano i suoi obiettivi, ma i mezzi per raggiungerli li cercava nelle scienze sociali, nella statistica, in un metodo positivo di inchiesta e di conoscenza.
In tal senso mi piace ricordare la costituzione, nel lontano 1962, del centro di ricerca, di documentazione e di studio pastorale nell'ufficio tecnico pastorale (UTEPA); di un Centro cioè per conoscere dati, fatti e situazioni di disagio sofferenza umana, da affrontare e risolvere.
Parlando in questa cattedrale, non posso ignorare lo spirito e la grande motivazione Mariana che ha animato l'apostolato di Mons. Morgante.
L'aver voluto titolare, insieme a S.Emidio, la Madonna delle Grazie patrona di Ascoli e aver voluto erigere la statua dell'Immacolata in una piazza dedicata alla Madonna, nonostante tutte le difficoltà che incontrò, danno il segno di una forte vocazione Mariana.
Così come non posso ignorare la lealtà che Mons. Morgante ha avuto verso Ascoli.
Nonostante avesse avuto più di una opportunità di lasciare la nostra città per assumere altri significativi incarichi, ha mantenuto fede al suo piano pastorale di Evangelizzazione del popolo di Dio della sua Diocesi.
Egli è voluto rimanere ad Ascoli; incontrare ancora il suo popolo di Dio. Fermarsi per la strada con la sua gente, essere ancora un "Vescovo tra noi".
Ho nella mente le tante occasioni di incontro dove parlavamo di politica: locale e nazionale.
Il suo umorismo forbito sulla mia scelta di campo che non ha mai condiviso, pur riconoscendo la validità del mio impegno politico che, invece, condivideva.
Secondo lui avevo una cordata sbagliata, anche se ammetteva poi che cordate giuste non ve ne erano nel panorama politico italiano.
Altra incontrovertibile prova di amore e di attaccamento alla nostra città è dimostrato dalla donazione delle spoglie della cara madre Lavinia al Civico cimitero di Ascoli.
Eccellenza reverendissima, Mons.Montevecchi, voglia rappresentrare a Mons.Morgante tutta la nostra devozione e riconoscenza per la sua elevata opera pastorale di Evangelizzazione di cui oggi raccogliamo i frutti.
Voglia altresì rappresentargli anche tutto l'amore e l'affetto che ancora nutriamo per lui.
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21/05/2007
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