Non ha fatto così scandalo, come forse qualcuno, giustamente, si aspettava, la morte della coppia di sorelle uruguayane a causa di anoressia.

Anoressiche per lavorare, come Ana Carolina Reston, bella brasiliana, deceduta per essere il più fedele possibile al proprio impegno lavorativo e una innumerevole moltitudine di ragazze come loro.

È un mondo abituato a tali assurdità, del resto.

Il mondo della moda, infatti, si sta costellando di giovani e giovanissime che sembrano indossare il triste primato di questo invisibile abito mortale, che non è altro che un disturbo del comportamento alimentare.

9 modelle su 10 mangiano e vomitano, quando non digiunano del tutto (molte aiutate in questo dal consumo di cocaina, che inibisce il senso di appetenza).

Una bambina siciliana di sette anni ricoverata per anoressia. Ottimi personaggi che trovano perfetti emulatori a quanto pare.

Modelle che muoiono di anoressia, per piacere alla gente. Gente che muore di anoressia per somigliare alle modelle.

Ma non sempre, fortunatamente, bello è stato sinonimo di emaciato. I canoni di bellezza sono inversi dagli anni ’50: non è certo la formosa Marilyn il sex-simbol odierno, piuttosto lo è una scheletrica e lesa Kate Moss, che porta, dietro di sé, la scia narcotici, per dare un altro buon esempio.

Ciò che conta, però, è che il velo semitrasparente scivoli lungo quei fianchi inesistenti e malaticci, e lasci intravedere forme informi, belle solo perché recano il fascino dell’irraggiungibilità.