Polizia provinciale: bilancio di fine anno dellattività contro il bracconaggio
Ascoli Piceno | Nei giorni scorsi è stato arrestato un uomo che praticava la cosiddetta uccellagione, cioè una cattura di massa di qualsiasi tipo di volatile

A pochi giorni dalla chiusura della caccia alla più comune selvaggina stanziale (lepre, coniglio, pernice, starna e fagiano), il comando della Polizia provinciale mette a segno alcuni importanti interventi a difesa della fauna locale. Le operazioni di sorveglianza contro l’attività di bracconaggio fanno parte dei tanti compiti del corpo che ricopre una serie di mansioni relative agli ambiti della caccia, pesca, raccolta funghi e tartufi ma anche ordine pubblico, viabilità ed in genere tutte le violazioni di legge che possono essere commesse. Una figura quindi che si qualifica in maniera ben più ampia rispetto alla vecchia “guardia ittico-venatoria” e che spesso funge da ausilio alle altre forze dell’ordine.
Nei periodi di caccia la Polizia è naturalmente impegnata maggiormente nella repressione del fenomeno del bracconaggio e proprio in questi giorni, grazie ad un lungo appostamento, gli agenti hanno tratto in arresto un uomo che, dopo aver fissato al terreno una fitta rete alta quattro metri e lunga otto, praticava la cosiddetta “uccellagione”, cioè una cattura di massa senza alcuna distinzione di qualsiasi tipo di volatile. La legge naturalmente vieta questa tecnica di cattura indiscriminata (se non a scopo scientifico) che permette ai bracconieri di catturare fino a 50 esemplari al giorno e punisce il reato con l’arresto fino ad un anno e con un ammenda che può superare i 2.000 euro.
“La caccia abusiva è purtroppo un fenomeno in espansione - sottolinea il coordinatore della Polizia provinciale Corrado Girolami - e va represso duramente per restituire ai cacciatori la stima che si sono guadagnati negli anni proprio grazie al loro rispetto per gli animali e per il territorio”.
La cattura illecita degli animali trova alleati anche nella tecnologia: per intercettare gli stormi di quaglie che tra settembre ed ottobre migrano verso luoghi più caldi, alcune persone senza scrupoli non esitano ad utilizzare richiami acustici “a funzionamento meccanico, elettromeccanico o elettromagnetico”. E’ un comportamento che viene sanzionato penalmente se contemporaneo all’uso di fucili o reti. Contro questa tecnica gli agenti eseguono pattugliamenti notturni durante i mesi di migrazione arrivando a confiscare oltre 100 apparecchiature ogni stagione nonostante gli espedienti che i cacciatori di frodo mettono in atto per impedire la rimozione dei loro apparecchi (catene, cemento, pesi). Visti i continui sequestri i bracconieri hanno cominciato a costruire apparecchiature di richiamo “artigianali” sfruttando vecchie batterie di camion, autoradio e piccoli altoparlanti, sigillando il tutto dentro secchi o vecchie cassette per gli attrezzi.
“L’utilizzo di richiami elettronici è vietato perché antisportivo – ha dichiarato il dirigente del servizio Risorse Naturali Loredana Borraccini – i nostri agenti fanno servizio fino all’alba per individuare e requisire i richiami elettronici che sono in funzione solo di notte e quindi scoraggiare questo comportamento”. “Sono 18 gli uomini di cui disponiamo – ha evidenziato il dirigente del settore Sicurezza e polizia locale Domenico Vagnoni – grazie al loro lavoro vengono protette le zone di ripopolamento fondamentali per l’equilibrio del nostro ecosistema”.
Per segnalare bracconieri o per altre esigenze i cittadini possono rivolgersi alla Polizia provinciale 24 ore su 24: sono infatti sempre reperibili 2 coppie di agenti, una per la Zona AP1 (quella a nord dell’Aso, all’incirca corrispondente al Fermano) raggiungibile ai numeri 339.5917317 e 339.5917276, e una per la Zona AP2 (quella a sud dell’Aso, all’incirca corrispondente all’Ascolano) raggiungibile ai numeri 339.5744966 e 339.5744980.
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16/12/2006
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Betto Liberati