Le Serate di Nomadelfia
Fermo |
Il programma estivo del gustafermo si chiuderà con uno spettacolo veramente eccezionale nella sua portata, capace di coinvolgere il pubblico in modo assai originale e lasciando un messaggio di forti contenuti spirituali, stiamo parlando delle “Serate di Nomadelfia”.
Lo staff della comunità religiosa che ha girato l’Italia e il mondo, giungerà a Fermo in due serate indimenticabili. Sabato 26 e domenica 27 agosto prossimi, ore 21.15, nella splendida Piazza del Popolo, l’invito è aperto a tutti. Per capire cos’è il fenomeno “Nomadelfia” partiamo dalle origini.
Il termine Nomadelfia deriva dal greco e significa: legge di fraternità. Una popolazione comunitaria di famiglie che vivono insieme con lo scopo di costruire una nuova civiltà fondata sul Vangelo. Al Vangelo infatti fanno riferimento tutte le norme che regolano la vita personale,familiare e sociale di questa comunità di famiglie. Oggi è una popolazione di 300 persone, 60 famiglie, con sede in Toscana vicino a Grosseto. Per la Chiesa è una parrocchia comunitaria.
Per lo Stato è un’associazione civile. Un paese dove tutti i beni sono in comune e non circola denaro. Tutte le famiglie sono disponibili ad accogliere figli in affido e vivono unite in “Gruppi familiari” di 5 o 6 famiglie ciascuno. Ogni tre anni le famiglie cambiano “gruppo”. Si lavora solo all'interno della comunità, nessuno è pagato, i lavori ripetitivi o pesanti si fanno insieme.
Anche le scuole sono interne e i figli si presentano come privatisti agli esami di Stato. Nomadelfia è stata fondata da don Zeno Saltini (1900-1981) il quale, diventando sacerdote nel 1931, ha accolto come figlio un giovane che usciva dal carcere. Da allora quasi 5.000 figli sono stati accolti nelle famiglie di Nomadelfia. Oltre 10.000 persone visitano Nomadelfia ogni anno. Giovanni Paolo II, visitando Nomadelfia nel 1989, la definì “Una parrocchia che si ispira al modello descritto negli Atti degli Apostoli” e “Una società che prepara le sue leggi ispirandosi agli ideali predicati da Cristo”.
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23/08/2006
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Betto Liberati