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Cari genitori, spegnete la tivù

San Benedetto del Tronto | “Volevo dirti che è lei che guarda te”, le tesi provocatorie di Paolo Landi. Il quale racconta dell’effetto ipnotico dei fasci d’elettroni sullo schermo che piega i bambini in uno strato di trance, facendoli particolarmente ricettivi di prodotti e marchi.

di Tonino Armata


Dice Beppe Grillo nella prefazione: “Questo piccolo libro ci offre un ritratto dell’infanzia fatto di ragazzi grassi e tronfi che smanettano tutto il giorno con tastiere, display, gameboy e telefonini. E’ un campanello d’allarme. Conviene ascoltarlo”. Lo ascolteranno i genitori che tacitano le richieste tecno e indotte dei figli regalandogli schermi d’ogni tipo? E soprattutto, avranno il coraggio di eliminare la televisione dalla loro vita?

L’autore, Paolo Landi, che non è un solenne sociologo antisistema ma il direttore pubblicità e immagine del gruppo Benetton e docente a contratto di Comunicazione e mercato al Politecnico Bovisa di Milano, dice di sì: non solo perché lui, padre di tre figli da 12 a 6 anni, ha relegato il televisore in soffitta otto anni fa, ma perché come ha raccontato L’espresso, ormai un milione e mezzo di italiani lo ha spento definitivamente, ma anche perché ovunque presenti il suo libro accorre un sacco di gente molto partecipe per sentire parlare di quel mostro (come disse Maria Rita Parsi alla Palazzina Azzurra) che ha catturato tutto, noi, la politica, le belle ragazze, il mercato e tanto denaro. Volevo dirti che è lei che guarda te pare rivolgersi ai bambini, in realtà è destinato agli adulti che percepiscono inquieti la vischiosità di quel mezzo che pare offrire distrazione, informazione, sapienza e invece è solo una potente macchina di pubblicità per vendere, con la scusa dei programmi. In brevi, semplici capitoli, Landi racconta dell’effetto ipnotico dei fasci d’elettroni sullo schermo che piega i bambini in uno strato di trance, facendoli particolarmente ricettivi di prodotti e marchi.

Spiega, da padre paziente, che i bambini dovrebbero muoversi sempre, correre, cadere, arrampicarsi, saltare, saper vedere un albero, saper assaporare una fragola, saper sentire il vento, saper adorare un fiore, e non percepire tutto solo attraverso l’immaterialità dell’immagine televisiva. Dice che la raccomandazione degli psicologi di non lasciare soli i bambini davanti alla tivù è un grido d’allarme dannoso, “perché finisce di essere funzionale a chi vende teleutenti agli sponsor”.

Il consumatore bambino è uno, con la mamma fanno due, se c’è pure il papà fanno tre e se ci sono i nonni fanno cinque. Non è questione di contenuti, del resto pessimi per tutti: “Per un bambino la televisione non è mai utile perché le finalità del mezzo non sono mai educative ma sempre e solo indirizzate esclusivamente verso scopi commerciali”.

La televisione, è fatta intenzionalmente per le classi subalterne, per le parsone più indifese: “I miei figli, i figli della borghesia, possono avere una vita piena senza televisione, gli altri sono condannati ad ingrassare davanti al teleschermo”.

La televisione ha cambiato le paure dei bambini, un tempo le streghe, i draghi e gli orchi che svanivano alla luce del giorno, oggi i terroristi, i kamikaze, le torri che crollano, gli attentati, la guerra, i rapitori di bambini. Le storie di mostri non arrivano più dai libri di fiabe letti dai genitori ma in diretta dalla vita, tragica, mostrata dalla tivù, costringendo i bambini a terrori adulti, quotidiani. E viene citato Don Milani: “Un bambino che si occupa di cose più grandi di lui è sempre un imbecille”.

22/07/2006





        
  



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