Al via Il Cappello di Paglia, dal covone al cappello rammagliato
Montappone | Per le vie del paese vecchio, fra mestieri e giochi di campagna, musiche, balli, stornelli ad impronta, vino cotto e cucina di un tempo, ci si potrà immergere in una fedele ricostruzione storica della quotidianità di una volta
Nel borgo antico di Montappone il 22 luglio prenderà avvio Il Cappello di Paglia, dal covone al cappello rammagliato. Per le vie del paese vecchio, fra mestieri e giochi di campagna, musiche, balli, stornelli ad impronta, vino cotto e cucina di un tempo, il 22 e 23 luglio ci si potrà immergere in una fedele ricostruzione storica della quotidianità di una volta.
Nell´ambito dell´evento che verrà presentato in Conferenza Stampa venerdì mattina si potrà mangiare con la cucina di un tempo: partendo dal bere è doveroso assaggiare del buon vino cotto (che non si deve confondere con il vin brulè, anche perché il vino cotto si serve freddo. Il "vì cotto" viene bollito per quasi una giornata intera in marmitte di rame e poi viene messo dentro delle botti di legno che contengono il vino degli anni precedenti. Le botti sono rimboccate dunque con il vino nuovo ma dentro hanno un fondo fatto dai vini delle passate stagioni. Così il vino nuovo si mescola al vecchio (madre?). Alcune botti hanno anche cent´anni e se per sbaglio o ingordigia venissero svuotate completamente il loro valore si perderebbe. Durante la festa si potrà vedere come funziona la preparazione del vino cotto).
Per sbocconcellare si potrà poi passare a "li caciù co´ la fava", una sorta di frappa piegata in due con dentro una pasta di fava e ad altre prelibatezze preparate per l´occasione spolverando la cucina di una volta come "lò pà pé na settimana", pane cotto nel forno a legna che una volta fatto doveva durare una settimana. C´è la "fila tonna" (tonda), "sbilonga" (grande), "ciuca" (piccola). Oltre alla "pizza de´ nonna roscia e bianca a pézzi".
L´ideale è arrivare alla festa un po´ prima del tramonto. Dopo essersi lasciati cullare da immagini insolite ed aver girovagato per il paese vecchio è il momento di concedersi una pausa culinaria.
Per cenare c´è "Lo magnà dé `naota" servito sulla "caminata della vella vista" dove si potrà assaggiare la "coratella d´agnéllu co´ l´oe", i "vincisgrassi dé `naota", i "tagliulì co´ la papera", il "frecandò" di verdure, le prelibate "patate tonne (tonde) fritte", i "pummidoro".
"Lu voccò" al "campu de la merennetta". Questo è un pasto più frugale e la particolarità è che si mangia per terra sulle tovaglie, dove la vergara porterà il cesto con le vivande: "´do fette de pà co lo salato": "co le saccicce sotto strutto", quelle come si facevano in quegli anni. Lo strutto era il frigorifero di una volta e le salsicce sotto strutto sono state riscoperte per l´occasione. Imperdibili. Ma il pane si potrà accompagnare anche "co lu ciausculu", "co la lonza", "co lu prisuttu", l´insalata di campo, e poi certo il "vì cotto" e il "ciambellottu".
La cena di sabato sera 22 luglio (solo su prenotazione a differenza della domenica) è dedicata al cuoco originario di Montappone Cesare Tirabasso Chef di cucina - Igienista (1888 - 1968). Pubblicò vari ricettari e notizie nutrizionali e dietetiche. Allestì pranzi per Giovanni Leone, Norberto Bobbio, Umberto di Savoia, molti ministri ed altre personalità passate in varie città marchigiane.
La cena per godersi lo splendido tramonto sui Sibillini verrà servita su ciotole e bicchieri di terra cotta come nella antica tradizione contadina. Il menù ripropone ricette della tradizione grastronomica marchigiana rielaborate dal tirabasso nel 1927.
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20/07/2006
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Betto Liberati