Ricordo un pallone che correva sull’erba senza una direzione definita…avanti, dietro,diagonale…lo calciavano,il pallone.Ricordo la rete che delimitava il campo: era verde e tra i rombi cercavo di vedere lui. Mio padre: calciatore della Samb: divisa Rossoblu: i colori del cuore…e questo sì mi batteva la domenica allo stadio e sembrava come fosse un unico battito quando la curva scandiva il tifo ed esultava. Erano gli anni ’70, gli inizi, e io ero ancora una bambina: me lo ricordo che mi tenevano in braccio per guardare, vedere, . Ero piccola ma i ricordi così nitidi, belli , puri sono impressi nel cuore e nella mente.

Erano gli anni gloriosi della nostra squadra del cuore: gli anni di Chimenti, Di Francesco, Simonato, Catto, Riva, io li ho conosciuti…
Masticava la gomma, mio padre, quando giocava. E correva, quanto si “dava” per la sua squadra: “la rogna” lo chiamavano e chi ha l’età per ricordarselo lo conosce il motivo.
Erano gli anni del calcio come passione: vittoria e sconfitta facevano parte del “gioco” perchè questo è il calcio: un gioco. E questi due tipi di risultati erano legati ai calciatori, all’allenatore e al “pallone” : < chè il pallone, ricordati sempre, è rotondo> – dice mio padre.

Loro, le variabili, ispiratori di emozioni…vere. Ed era un piacere esultare e incitare al grido di “forza Samb” i giocatori e pensare di loro:
siete il nostro orgoglio, per come vi siete impegnati, avete lottato, vi siete sudati la vittoria, per come vi siete rialzati dopo una sconfitta, per la lealtà verso i compagni di squadra e il pubblico, che è anche lealtà per la propria città.

E tutte queste cose le pensavo e le penso di mio padre…perché tutto ciò che lui ha messo nel calcio io l’ho messo nel vivere la mia vita.
Il calcio è lo sport più seguito, pensiamo a quante tv lo trasmettono in tutto il mondo, a tutti quei ragazzi che oggi lo seguono, all’insegnamento che questi dovrebbero trarre dai loro beniamini. Un inno ai valori dello sport che ritroviamo poi anche nelle battaglie che ci troviamo ad affrontare nel quotidiano.

Ormai erano anni che non andavo a vedere una partita poi, per caso, mi è capitato di seguire la fine del campionato della Samb, e ho visto un ardore, una voglia di combattere per non retrocedere, una voglia di…giocare. Un esempio di calcio, vero, sano che parte da qui, da un paese sulle rive del Tronto e grida, come un inno da stadio, al resto d’Italia: giocatelo questo calcio, sul campo, non nelle stanze del potere, e lasciate a noi cittadini di tutti i giorni, il gusto di andare la domenica allo stadio e vedere uomini che danno di sé il massimo per emozionare, ancora, per lealtà ai propri colori…

E il rossoblu diventi di mille sfumature