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Nell’economia verde delle Marche ci sono anche i prodotti biologici

| ANCONA - L’’uomo riscopre la natura attraverso l’ecologia

di Andrea Carnevali

La naturalità dei prodotti biologici è diventati sempre più parte dell’alimentazione, dello stile e della qualità di vita, nonostante il mercato globale abbia apparentemente spezzato il legame tra uomo e natura. Se si considera il sistema di coltivazione verde - concimazione organica e vegetale – ci si rende conto che non ci sono molti altri ingredienti per produrre la qualità. L’agricoltura biologica è una leva di equità ecologica anche per l’allevamento. Si parla di prodotti biologi per la prima volta negli anni ’70 del Novecento in contrapposizione alla società industriale ed alle diverse esigenze di qualità e risoluzioni ecologiche.

I prodotti biologici ed i principali prodotti della cultura naturale hanno reso di nuovo protagonista la terra. Il lavoro biologico trasforma i prodotti agricoli in “lavoro spontaneo” nei campi con la coltivazione di erbe come trifoglio, erba medica ed altre officinali che sono falciate, lasciate leggermente appassire al sole e successivamente interrate con l’aratura in modo tale da fornire sostanza organica al suolo.

La libertà agricola ha reso vitale la trasformazione generazionale da agricola degli anni ’50 e ’60 (mezzadrile) a quella biologica alla fine degli anni ’70. L’agricoltura biologica è una tecnica naturale, che potremmo definire “solistica” e basata sulla conservazione dell’ ambiente, della salubrità dell’aria, della salute dell’ uomo e degli animali. Le norme di produzione prevedono l’utilizzo di varietà e razze animali locali, la diversificazione delle colture, l’uso di sementi e di materiale di propagazione di origine biologica, la rotazione delle colture, eccetera. In tal senso l’agricoltura biologica si avvicina all’agricoltura tradizionale antica quando si consumava l’intero ciclo produttivo nell’azienda e l’uomo “ascoltava” la terra.

Negli anni ’50 dell’Ottocento Heiddegger ha intravisto nell’ industrializzazione un processo che sfiancava la terra: la potenza della natura era sempre più sottomessa all’uomo. Ma la situazione peggiorerà ancor più con la terza rivoluzione industriale per l’uso massiccio della chimica nell’agricoltura.

Un grasso sviluppo ha avuto il biologico nei paesi dell’ Est Europa i quali hanno scoperto le notevoli potenzialità dell’ agricoltura ecologica tant’è che le attività sono notevolmente aumentate. L’agricoltura biologica è cresciuta notevolmente negli ultimi anni. A livello nazionale, nel paese Italia, siamo passati da 100 aziende per circa 1000 ettari nel ’99, ad oltre 1300 aziende per circa 600.000 ettari nel 2004. Dal 2000 al 2005 il numero delle imprese che si occupano biologico hanno raggiunto il livello minimo di 37 mila unità.

La Coldiretti lancia l’allarme: sono necessari interventi per impedire che venga “spacciato” come nazionale e divenga prodotto di importazione e per questo occorre rendere operativo il marchio del biologico italiano per colmare il ritardo del nostro Paese nei confronti di Francia, Germania, Austria, Belgio, Svizzera, Olanda, Svezia e Danimarca che hanno da tempo fatto questa scelta. Al seminario di formazione a Senigallia dell’Istituto di Certificazione Mediterraneo del 29 luglio è stato analizzato ,infatti, il sistema internazionale dell'agricoltura biologica dal punto di vista legislativo, il regime di importazione previsto dalla legislazione europea e le procedure di autorizzazione previste in Italia e importazioni ed esportazioni biologiche delle aziende italiane e in particolare delle aziende certificate da e verso i stati terzi. Le produzioni sono soprattutto certificate da enti di controllo stranieri, accreditati presso il Ministero Agricoltura.

Anche nella composizione cosmetica naturale l’agricoltura biologica ha ritrovato un nuovo riferimento: al primo posto troviamo il gel costituito al 98,4% da componenti derivati da agricoltura biologica. Si tratta del gel all’aloe, idratante e lenitivo, della linea Bjobj, da Victor Philippe e nei negozi di alimentazione biologica da Ecor. A certificare il nuovo primato, il principale organismo di controllo del biologico in Italia Icea (Istituto per la certificazione etica ed ambientale) con sede a Bologna. Uno dei principali organismi scientifici di riferimento per le norme della bio-cosmesi è il centro di cosmetologia dell’Università di Ferrara, diretto dal professor Entro ottobre 2005 - casa cosmetica milanese -.

Altre importanti aziende dei cosmetici bio-certificati sono la Bottega Verde - principale negozio di vendita per corrispondenza di prodotti naturali in Europa - e le Terme di Tabiano e Salso Maggiore. Del resto questo nuove forme di “economia verde” trovano ampio consenso nel concetto di sostenibilità nella storia della natura e deposto di ricchezza. Naturalmente con il risparmio nelle “iconologia” si parla anche di energia e materie che sono nel sistema ecologica corretta dal punto di vista della sviluppo sostenibile.

Tuttavia ancora permane un certo ritardo degli nel valutare le aree verdi nello sviluppo sociale da considerarsi parte degli indici socio-economici del PIL nazionale. Nella conservazione del paesaggio, della natura e della riduzione agricola di prodotti tipici o biologici non ci sono costi ecologici e sociali pertanto si avvia immediatamente la crescita economica nel paese per il miglioramento della qualità della vita. L’idea di un’ipotesi di sviluppo sostenibile, come favorire il prodotto biologico e i prodotti tipici, può anche portare verso mestieri etici, come investire in risparmio verde. I prodotti biologici possono essere acquistati – “spiega il Vanessa Pecorella dell’Istituto Mediterraneo di Certificazione di Senigallia (www.imcert.it) - nelle Marche sia nei negozi biologici specializzati, nelle catene della grande distribuzione, sia direttamente in campagna e nei mercati locali.

Ma l’approccio all’ agricoltura biologica comporta la scelta di un metodo di produzione legato alla tradizione, ma anche ad un percorso di ricerca e di crescita professionale; occorrono pertanto conoscenze e capacità tecniche per la gestione e attenzione e sensibilità nei confronti dell’ambiente del consumatore. Infatti nel seminario del 9 novembre ’05 a Senigallia affronterò il tema dell’ Agricoltura Biologica: come avviare la conversione nell' azienda agricola attraverso una tavola rotonda rivolta ad approfondire i metodi di difesa di vite e di fruttiferi con utilizzo di rame e prodotti alternativi”.

Nelle Marche comunque si conoscono i prodotti biologico non solo per attività di studio, ma anche grazie alla valorizzazione delle attività di produzione biologica che sono perlopiù manifestazioni eno-gastronomiche che riservano alcuni spazi alle aziende di biologiche con sezioni dedicate al biologico: Eco&Equo www.ecoandequo.it ad Ancona o Cibaria a Macerata www.cibariafiera.it.

Ma il consumo di biologico è rivolto ad ogni fascia di età molto ampia, tanto che, oltre alla salute del bambino, uomini e donne dai trenta in poi scelgono il biologico per fattori legati alla salubrità, alla qualità e genuinità del prodotto, alla particolare varietà o alle caratteristiche organolettiche del prodotto, all’ assenza di OGM e al rispetto di prodotti biologi che rappresentano una moda dell’ambiente, anche se nella società attuale. I prodotti biologici possono rappresentare in larga misura una necessità del consumatore, che utilizza i prodotti biologici perché certificati - la certificazione autorizzata da un organo di controllo – e offrono delle garanzie nel bisogni di qualità ambientale per il consumatore moderno (sulle tecniche di coltivazione del biologico: www.wwwf.it, www.ambiente.it e prodotti tipici marchigiani www.agri.marche.it).

Anche i prodotti tipici di origine animale hanno migliorato la loro qualità e certificato la provenienza nelle Marche. E’ nata infatti su queste basi l’Associazione della salumeria tipica marchigiana" che pone come principale scopo della sua attività la certificazione D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta) per i prodotti di norcineria che rappresentano l’eccellenza del territorio. All'interno dell'associazione sono presenti tutti i soggetti appartenenti alla filiera, dal “campo” alla tavola, dagli allevatori ai macellatori ai trasformatori; la filiera è inoltre tracciata e certificata con un apposito disciplinare di produzione a tutela dei consumatori e del reddito degli addetti.

Molte apprezzata inoltre sono le coltivazioni di legumi foraggieri e la lupinella. Questo permette anche che fioriscono l’apicoltura a grandi quantità di miele. L’abbondanza è spesso legata all’erba stachis o erba della Madonna. Tra i mieli della regione spiccano il miele melato ricavato perlopiù da melate di querce, ricchissimo di minerali e di potassio, quelli di acacia e di girasole (prodotti biologici e tipici dei parchi sono descritte nelle schede dei siti:
www.parcodelconero.it/pro.html -www.greenplanet.net).

08/02/2006





        
  



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