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Il Micam ha aperto i battenti e i dati congiunturali a disposizione hanno dipinto

| MILANO - Rossano Soldini, presidente Anci: “Non abbiamo aggiornamenti sulle importazioni in UE dalla Cina; un ritardo che induce sospetti”

 
Nei primi 5 mesi 2005 le esportazioni italiane di calzature sono diminuite del 14,4% in quantità (quasi 20 milioni in meno rispetto a gennaio/maggio 2004) e del 4,3% in valore, dati che sono l’esito di un calo generalizzato in tutti i comparti a cominciare da quello di punta della produzione italiana: l’export di calzature in pelle è diminuito dell’8,9% in volume.

Ma è soprattutto l’andamento delle importazioni a preoccupare maggiormente, in uno scenario di mercato caratterizzato dalla stagnazione dei consumi (-0,1% in quantità): infatti l’import, seppure ridotto del 3,1% in quantità rispetto al 2004, è rimasto su livelli record (153 milioni di paia) che rappresentano un aumento del 17% rispetto allo stesso dato dei primi cinque mesi del 2003. La diminuzione è quindi più l’effetto di un rimbalzo statistico che una vera e propria inversione di tendenza.

Completa il quadro congiunturale l’andamento della produzione, che l’ufficio studi di Anci-l’Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani stima in calo, nel primo semestre, del 9,7% in quantità e dell’8,4% in valore. L’effetto congiunto di questi andamenti è una forte pressione sia sul fronte occupazionale che sulla dinamica di mortalità delle imprese.

Se nell’intero 2004 la filiera pelle aveva perso in Italia 7.400 addetti (oltre 2.300 nel solo calzaturiero), nel 2005 in soli 6 mesi si sono già persi altri 5.350 posti di lavoro (di cui 2.800 nel calzaturiero). Oltre 600 aziende tra calzaturifici, componentistica, concerie e pelletterie hanno chiuso nel primo semestre. Contestualmente il ricorso alla Cassa Integrazione nella filiera, già cresciuto del 34,4% nel 2004, fa segnare tra gennaio e giugno un aumento del 3,3%, con situazioni preoccupanti nelle Marche (+36%) e in Lombardia (+30%).

“In un simile quadro di riferimento – spiega Rossano Soldini, presidente Anci - la crescita del prezzo medio delle esportazioni italiane dimostra quale sia la battaglia competitiva in atto. L’aumento del prezzo medio dell’11,7%, infatti, è spiegabile – oltre che con uno spostamento dell’offerta su fasce più elevate - con l’abbandono di certe produzioni da parte delle aziende italiane, ovvero con una maggiore presenza nel “paniere esportato”, rispetto allo scorso anno, di calzature in pelle, caratterizzate da maggior valore aggiunto. I nostri calzaturifici stanno abbandonando in modo forzoso le produzioni non difendibili nei confronti dell’aggressione commerciale cinese: la nostra profezia di una continua erosione della base manifatturiera italiana a fronte della competizione asimmetrica asiatica si sta avverando. I fautori delle facili opportunità economiche del mercato cinese dovranno presto ricredersi perché a queste condizioni, quando i consumatori asiatici saranno pronti per acquistare le calzature italiane, non esisteranno più le aziende italiane.”

Le affermazioni del Presidente Soldini sono peraltro confermate dalla continua crescita dell’import dalla Cina anche negli ultimi dati disponibili. Rispetto ai primi cinque mesi del 2004, le importazioni dalla Cina sono aumentate del 6,3% in volume e del 54% in valore, con un ulteriore aumento di circa 4,4 milioni di paia ai livelli record già stabiliti lo scorso anno. Le medie generali, poi, nascondono dati ancora più preoccupanti: a fronte di un aumento medio del 6,3%, l’incremento delle importazioni dalla Cina di calzature in pelle è molto più marcato (+162%, con punte del +300% per le scarpe da passeggio e del +913% per i sandali).

“I dati dei primi cinque mesi riguardanti le importazioni cinesi nel mercato italiano – continua il presidente Soldini - sono di per sé eloquenti. Ma la pressione competitiva a cui sono sottoposti i calzaturifici italiani è ancora maggiore, sia perché risultano sospetti alcuni aumenti delle esportazioni in Italia da parte di paesi non produttori (esemplare in proposito il +59% dal Belgio e il +25% dai Paesi Bassi), che fanno supporre triangolazioni commerciali, sia perché la competizione asimmetrica cinese ha inquinato anche i nostri principali mercati clienti. Solo così si possono spiegare i risultati pessimi del prodotto italiano su alcuni dei nostri più importanti mercati di sbocco: Germania -15,2%; Francia -12,2% e USA addirittura -30%.”

“In questa situazione di concorrenza sleale - afferma il presidente di ANCI - abbiamo dovuto, come Associazione, far fronte prima a scetticismo, poi a sottovalutazione del rischio, poi ad una colpevole inerzia, oggi ad una vera e propria offensiva da parte dei paesi del Nord Europa che hanno già delocalizzato e hanno interesse solo a sfruttare le condizioni disumane e di concorrenza asimmetrica dei paesi produttori asiatici. Il fatto che ormai da settimane non riusciamo ad avere aggiornamenti sul monitoraggio delle importazioni cinesi di calzature nella UE definisce chiaramente quali siano gli orientamenti della Commissione nell’aggressione commerciale portata avanti dai Cinesi”.

L’obbligatorietà del marchio di origine per le merci prodotte fuori dalla UE, la conclusione urgente (con l’applicazione di dazi provvisori) delle procedure antidumping già accettate dalla Commissione prima dell’estate, la riattivazione delle quote per le calzature in pelle scadute il 31/12/2004 e l’introduzione di un certificato europeo obbligatorio di importazione che sancisca il rispetto di condizioni ambientali, sociali e di tutela della salute sono le quattro priorità dell’attività di Anci nei prossimi mesi.

“In questi ultimi mesi – spiega Rossano Soldini - abbiamo lavorato intensamente per riaffermare il nostro diritto ad una concorrenza leale, ottenendo importanti risultati. I provvedimenti sulla sorveglianza delle importazioni cinesi col monitoraggio preventivo, l’avvio di una procedura antidumping contro India e Cina per le importazioni di calzature di sicurezza, l’avvio di una seconda procedura antidumping per tutte le calzature in pelle (con l’esclusione delle scarpe sportive) contro Cina e Vietnam, e l’enorme consenso raggiunto con la nostra manifestazione a Bruxelles del 15 giugno scorso in cui 600 industriali europei calzaturieri hanno simbolicamente consegnato le chiavi delle loro aziende alla Commissione, sono solo alcuni dei riconoscimenti al nostro impegno. Ci tengo tuttavia a sottolineare che l’attività associativa non si è esaurita con un’azione di difesa seppure legittima: abbiamo agito, in modi diversi, anche per migliorare il nostro modo di operare, per rendere più efficiente la promozione dei nostri prodotti e del nostro saper fare.”

E’ infatti continuato il progetto legato alla promozione del made-in-Italy e del prodotto italiano attraverso la campagna “I love Italian Shoes” negli aeroporti di Milano, Roma, Parigi, Bruxelles, Londra, Dusseldorf, Monaco e Francoforte, ma anche attraverso i cartelli vetrina con il coinvolgimento di oltre 15.000 punti vendita italiani e con una nuova campagna promozionale sia in radio che in TV. Contemporaneamente, sul fronte promozionale è continuato con ancora maggiore intensità il programma di iniziative all’estero in collaborazione con ICE.

“Oltre alle iniziative di promozione – conclude Rossano Soldini - nelle maggiori città europee ed extra europee, che coinvolgeranno anche quest’anno centinaia di aziende associate, in questi ultimi mesi abbiamo messo a punto un progetto negozi multimarca che inizierà con l’apertura di un punto vendita a Mosca nel febbraio del prossimo anno. Abbiamo coinvolto 25 aziende di Marche, Toscana e Puglia in questa iniziativa che se avrà successo potrà essere ripetuta in altre città russe.”

23/09/2005





        
  



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