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Ascoli Piceno | Il cittadino è impotente per adesso, ma aspetta di sapere quello che il governo ha intenzione di fare

Lo sciopero nazionale organizzato dall’intesa consumatori, federconsumatori, ausbef (associazione difesa utenti servizi bancari finanziari) e codacons per giovedì sedici settembre è trascorso con la necessità di fare la spesa. La maggior parte degli intervistati, sapendo dello sciopero, non ha potuto fare a meno di acquistare almeno i generi di prima necessità. Fermo restando che appoggiavano l’iniziativa e la ritenevano molto utile.
 
Le associazioni dei consumatori hanno precisato che era uno sciopero dimostrativo al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica, affinché venga istituito un osservatorio che controlli i prezzi dei beni di consumo.
 
Dunque, sensibilizzare l’opinione pubblica per sollecitare il governo e gli organi interessati allo scopo di contrastare l’aumento indiscriminato dei prezzi al consumo.
 
Non tutti comunque sapevano dello sciopero, “adesso che so dello sciopero mi dispiace…avrei sicuramente aderito, ormai è fatta” dice Chiara Persichetti. In mattinata c’è chi viene informato dalla radio della protesta ma non aderisce, “ho comprato solo l’essenziale – quasi giustificandosi dice Irene Orazi – in effetti i prezzi sono molto aumentati, da cosa dipende? Bisogna essere cauti a dirlo ed è giusto che i consumatori ogni tanto si facciano sentire”.
 
“Non ho aderito allo sciopero perché tanto non serve a niente – Annamaria Gandini – tutti sentiamo il peso della nuova moneta, ma del resto mi servivano delle cose che non potevo non comprare”.
 
Difatti al mercato di Piazza della Verdura gli acquisti sono stati effettuati con la solita regolarità, “non ne ero a conoscenza  e mi sembrava tutto normale, sicuramente una parte avrà aderito allo sciopero – dice Antonio Tabozzi fruttivendolo - qui c’è poco da protestare, i prezzi sono bassi”.
 
Non è dello stesso avviso Felici Rosanna esercente “me ne sono accorta e come dello sciopero. Sono aumentati soprattutto i prezzi degli alimenti. In Piazza della Verdura quello che prima costava mille lire adesso costa un euro – aggiunge – sono aumentati i costi per tenere aperta l’attività. Nessuno ci guadagna di più, ma tutti un po’ di meno. Lo sbaglio sta all’origine, quando abbiamo scambiato un euro per duemila lire invece di mille lire”.
 
Marco Pagliacci ha aderito allo sciopero con forza e volontà. Lamenta che ormai lo stipendio non gli basta più ma soprattutto, “qualcuno deve fare qualcosa, dobbiamo parlarne – aggiunge – bisogna fare troppi sacrifici per vivere e soprattutto non c’è più spazio per noi stessi”.
 
Che i prezzi sono aumentati non lo nega nessuno, “siamo in un periodo di crisi, l’euro ci ha spiazzato tantissimo” dice Loredana Bartolini negoziante. “Tutti siamo colpiti dal caro euro – Luigi Palestini– l’abbattimento dei costi deve farlo qualcuno a monte, non spetta sicuramente al consumatore. Ci sarà una calmierazione di una sessantina di prodotti base prossimamente, da quanto ho letto, ma soprattutto occorre intervenire sui prodotti farmaceutici”.
 
Infine, “io non so se i nostri partners come la Germania e la Francia hanno attuato delle misure di controllo quando è stato introdotto l’euro – dice Alberini Romano - ma il dato certo è che, qui in Italia, i prezzi sono aumentati e in alcuni casi raddoppiati”.
 
Le foto degli intervistati in galleria fotografica

16/09/2004





        
  



1+4=
Felici Rosanna
Annamaria Gandini
Chiara Persichetti
Marco Pagliacci
Loredana Bartolini
Luigi Palestini
Romano Alberini

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