Il silenzio della sconfitta
| Ustica 24 anni dopo. Riflessioni.
di Federica Poli
27 maggio 1980.
Tanti anni fa, 24 per la precisione, ero solo una bambina, eppure il ricordo di quel giorno è vivo nella mia mente e, ancora, non riesco a cancellare le emozioni di quella triste sera.
Nulla che mi toccasse da vicino, nulla che coinvolgesse i miei affetti, nulla che intaccasse la mia esistenza eppure non riesco a dimenticare.
Il segno di 81 persone che si inabissano nel mare di Ustica senza ragione e, ad oggi anche senza spiegazione, ha lasciato un graffio nel mio animo, un graffio trasformatosi in una piaga.
A distanza di oltre venti anni, l'Italia si trascina in processi farse, alla spasmodica ricerca di una verità che, lo sappiamo tutti, è nascosta e nessuno ha intenzione di rivelare. Una verità che non sapremo mai. Perché chi sa, tace, perché è obbligato a tacere. Chi sa, non parla, perché è sconveniente farlo.
È di qualche giorno fa, poche ore rispetto al tempo passato dalla tragedia, la sentenza della Corte di Assise di Roma che assolve i 4 presunti depistatori delle indagini per scoprire cosa ha indotto alla morte 81 innocenti.
Chi stiamo coprendo? Chi quella sera prese quella decisione? C'era davvero una bomba nel DC9 Itavia o era un missile?
Domande senza risposta.
Oggi mi sento italiana a metà. Oggi sento di non far parte di questa Nazione che tante volte mi ha deluso. Il mio senso di appartenenza e il mio patriottismo restano dentro un cassetto chiuso con lucchetto. Provo vergogna.
Oggi mi manca la voglia di professare la mia spiccata italianità di cui sono stata molte volte fiera. Ora non voglio portare la bandiera bianco rosso e verde sul cuore quando questo cuore deve rivolgersi ai parenti delle vittime e spiegare che, non c'è una spiegazione.
Un "muro di gomma", quello di Ustica, su cui rimbalzano verità sconvenienti e omissioni aberranti.
Una condanna, un colpevole, non restituirebbe nessuno agli occhi spenti che aspettano, ma, sicuramente, darebbe la forza di sperare. Sperare che una volta, anche una sola volta, la verità possa trionfare.
Siamo stufi di persone tronfie e boriose che raccontano di non sapere. Di uomini azzimati che celano il perché. Di morti sospette .
Siamo stufi di essere considerati un popolo di stolti che non capisce. Un popolo al quale si possono raccontare storie su una nera realtà usando pennello e tavolozza per darle colori e sfumature.
Ci sono 81 corpi che ancora non riescono ad avere una sepoltura degna. Per 24 lunghi anni ci hanno rinfacciato una verità sull'altra ci hanno propinato soluzioni di rebus intricatissimi ma noi, ora, non chiediamo altro che il silenzio.
Un silenzio che spiega più di tante parole, un silenzio per riflettere, un silenzio per piangere.
Il silenzio della sconfitta contro un sistema farraginoso e ridondante di interessi, che calpesta la vita come mozziconi di sigaretta.
Ora basta, siamo stanchi.
Per favore, concedeteci questo silenzio per un addio atteso 24 anni.
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04/05/2004
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