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La capitale

| Un mini racconto di una giovane emergente, Annarita Petrino.

di Annarita Petrino

Marjorie camminava per le strade della città con lo spinotto del walkman infilato nella presa dietro l'orecchio. La musica arrivava direttamente al suo cervello ma le orecchie erano libere di ascoltare i rumori esterni. Il brusio della città per esempio, con i clacson delle macchine in coda ai semafori e il passo affrettato dei passanti.

Marjorie guardò l'orologio. L'ora di punta! Prendere i mezzi pubblici sarebbe stato perfettamente inutile. Attraversò ad un semaforo verde e si ritrovò in un marciapiede ingombrato da gente che aveva fretta di raggiungere la propria meta. Continuò a camminare tenendo lo sguardo fisso a terra, mentre la musica seguiva il ritmo dei suoi passi.

    D'un tratto un black out.
    "Oh no! Di nuovo…" sbuffò Marjorie
    Si guardò intorno. Era rimasta sola sul marciapiede.
    "Perché fai così?" urlò
    "Credo sia un problema del generatore principale." rispose un uomo seduto nella sua macchina in mezzo alla strada deserta

    Poi tornò a guardare l'asfalto davanti a sé. Tornò la luce. La folla riapparve quasi per magia e le macchine tornarono a intasare le carreggiate. L'uomo sorrise mentre lentamente faceva muovere la sua vettura. La fila stava avanzando.

    Marjorie riprese a camminare nella grande Capitale apparentemente caotica. All'incrocio successivo svoltò a destra e si infilò in una porticina che portava in un piccolo locale, dove i componenti del suo gruppo la stavano aspettando. Max alla chitarra elettrica, Paul alla batteria digitale e Anders alle tastiere.

    "Buongiorno." disse Marjorie
    "Salve." mormorò Max senza entusiasmo
    "Che hai?"
    "Il black out di poco fa…mi ha scombussolato."
    "Va bene, adesso proviamo." rispose la ragazza togliendosi lo spinotto del walkman e riponendolo in un angolo.

    La musica partì riempiendo l'aria del locale. Paul premeva le dita sui piatti della batteria digitale per portare il ritmo, mentre Marjorie iniziava a cantare.

    Poi un altro black out interruppe la musica e lei rimase con il microfono in mano. Il locale era immerso nella semioscurità. Si girò. Max la stava guardando con occhi assenti. Erano rimasti soli.

    "Questa luce continua ad andare e venire. Non si può lavorare in queste condizioni."
    "Piantala Max. La luce va e viene, ma almeno c'è. Dimmi, come faremmo senza?"

    Max guardò fuori. La città era di nuovo deserta. Quando il generatore non riusciva a produrre energia a sufficienza, collassava e gli ologrammi che popolavano la Capitale sparivano. Le guerre che si erano succedute impietose avevano decimato la popolazione fino a lasciare in vita solo alcune decine di persone.

A lungo andare la visione della città deserta era diventata insopportabile, così era stato deciso di riportarla all'antico splendore mediante l'uso di un ologramma perenne che popolava le strade della città.

    Marjorie sospirò e guardò verso un angolo buio, dove c'era un vecchio pianoforte a coda coperto di polvere. La ragazza si sedette e cominciò a pigiare sui tasti. Questo un ologramma non avrebbe potuto farlo e quel pianoforte non funzionava a corrente elettrica. Poi cominciò a cantare sulla scia delle note, per riportare un po' di vita in quella città morta.

18/04/2004





        
  



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