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Il film è servito a concretizzare un pensiero, un idea, renderla più reale...

| Don Giorgio: "Parlando della spiritualità di Mel Gibson... nella Chiesa c'è posto per tutti...

di Adamo Campanelli

Un sacerdote e un'impiegata a cui è rimasta impressa la "sofferenza", parola che durante l'intervista ricorrerà diverse volte...parola che non mi è sembrato giusto non tagliare solo perchè doppia, tripla...ha senso per la nostra amica e magari lo avrà anche per voi...sentiamo la loro testimonianza.

Don Giorgio Carini, 42 anni, sacerdote, Grottammare (Ap)

E' un film che alla prima dà un impatto molto forte, perchè del resto siamo abituati, fin da piccoli e diamo per scontato il fatto di conoscere la vita di Cristo.

Invece vedere realmente come le cose sono accadute è diverso. Ciò che hanno fatto più scandalo, cioè la pesantezza e la crudezza di alcune scene, non fa altro che riproporre la cruda realtà di quello che è stato il supplizio in uso in Roma in quel tempo.

Vederlo così ovviamente ci scuote. Siamo abituati e addolciti verso la vita.

Inoltre Gibson ha fatto tutta un'interpretazione alla luce della fede e della tradizione della Chiesa, con le immagini della Via Crucis nel film.

E parlando della spiritualità di Mel Gibson, nella Chiesa c'è posto per tutti, anzi è un segno della vitalità della Chiesa...ci sono gli ultra progressisti e quelli ancora ancorati a visioni liturgiche precedenti al Concilio Vaticano II...

Il film lo vedrei come un'opera d'arte, ovvero l'espressione di un cristiano, che attraverso un film ha espresso la sua devozione verso Cristo, del resto tanti, si sono convertiti grazie a opere letterarie, o testimonianze della vita dei Santi, è una sorta di predicazione fatta in maniera diversa. Ovviamente se si parla di conversione questa deve far vedere a che livello è, se solo sentimentale o si aggancia a qualcosa.E' nella natura della Chiesa che uno parli ad un'latro di quello che vive sulla fede, e questo o lo allontana o lo avvicina, è il cuore della Chiesa, il Vangelo è una testimonianza che si tramanda e di cui la Chiesa è custode.

Sono andato a vederlo perchè non è il primo film che si fa sulla vita di Cristo ultimamente, molti lo hanno fatto con spirito polemico o verso la Chiesa, mi interessava andare a vedere un film su Cristo fatto da un Cristiano.

Alessandra Ficcadenti, 35 anni, Impegata, Grottammare (Ap)

Tanta sofferenza, ho visto tanta sofferenza, e vederla in quel modo anche se uno le cose le sa è diverso, la senti raccontare la sofferenza... lì la vedi...quindi ti rendi conto di quello che ha sofferto questo essere umano per noi, perchè se lui avesse voluto avrebbe potuto porre fine a tutte le sue sofferenze con un niente eppure non l'ha fatto è arrivato fino in fondo.

Secondo me le critiche che hanno fatto al film, dipendono da con che occhi guardi lo guardi, se con gli occhi di una cristiana, di una che crede in Gesù lo vedi in un modo, se tu lo vedi da ateo da persona che non crede alla figura di Cristo, lo vede come una cosa violenta, raccapricciante, però se pensi che Cristo ha sopportato tutto quello per noi non ti sembra violento, raccapricciante, tutto ha un senso.

Mi sono sentita male, perchè ripeto, mi ha suscitato sofferenza, quando vedi tutte quelle torture inflitte...

Io sono convinta che sia andata così.

Sono andata a vederlo per concretizzare un pensiero, un idea, renderla più reale, perchè uno lo pensa, se lo immagina quello che ha patito Cristo, e guardandolo, certo, tocchi con mano una falsa-realtà sicuramente perchè ricostruita, però associando il periodo storico, le testimonianze, ho creduto che quella che si avvicina alla vera Passione di Cristo è in questo film e non in quello di Zeffirelli.

18/04/2004





        
  



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