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Come si diventa Giornalista

| Il bignami della professione. Qualche dritta per i futuri colleghi da Laura Ripani.

di Laura Ripani

Egregio direttore,
sono la giornalista Laura Ripani. E desidero intervenire su una questione sollevata dal ilQuotidiano.it sul quale stai ospitando un gentile contraddittorio sulla mia, la nostra professione. Credo quindi di avere titoli, oltre che esperienza, per intervenire. Rincuorare e dare qualche dritta a questi giovani, poco più giovani d'età di me, con i quali condivido innanzitutto la laurea in Scienza delle Comunicazioni conseguita nel 2002 all'Università di Macerata con il massimo dei voti. E l'amore per il Giornalismo.

Con alla spalle 17 anni di professione e 11 di iscrizione all'Albo, voglio dire che anch'io, soltanto a 16 anni, sognavo di scrivere. E ho tenacemente perseguito il mio obiettivo con passione e determinazione. 
 Non sto qui a fare il mio curriculum. Basti dire che ho fatto l'inviato speciale di guerra, l'anchorwoman in tv, sono assunta dal 1994 nella redazione del Corriere Adriatico (di San Benedetto) e ho scritto per testate prestigiose come il Corriere della Sera, il Giornale,  L'Indipendente e Il Resto del Carlino. Oltre ad essere la star del Barbiere della Sera, sito cult dei giornalisti italiani.

Questo per dire che, quando cominciai, nel lontano 1986, anch'io fui scoraggiata. I vecchi marpioni del mestiere (uso questo vocabolo proprio perché oggi, fortunatamente, nulla si deve imparare più come a bottega) guardavano con sospetto una ragazzina ambiziosa. E tuttora funziona così. Ci si affaccia in un mondo di squali.
 Non basta essere bravi. Avere il sacro fuoco aiuta. Stare al posto giusto al momento giusto è condizione essenziale. Arrivare privilegio di pochi, disposti a sacrificare ore di sonno, giornate con famiglia ed amici.

 E, fatto tutto questo, ci vuole la classica entratura. Si diventa giornalisti professionisti tramite le Scuole Superiori istituite dall'Ordine. Se questi ragazzi hanno meno di 25 anni (o 32 per l'Ifg di Milano, ma occorrono 2 lauree) sono ancora in tempo per i corsi di Urbino. Ultimamente ne sono nate, inoltre, di nuove. Tutte rigorosamente a numero chiuso e con meriti. Per sapere quali siano e come concorrere, ci si può rivolgere all'Ordine dei Giornalisti della propria regione.

Avere amici che stanno già in redazione, o se ci vuole presentare, è un altro sistema. Oggi meno utile rispetto al primo, però. Devono sapere questi ragazzi che ci sono centinaia di coetanei i quali, pur di vedere pubblicata la propria firma sul giornale, sarebbero disposti a lavorare gratuitamente. E gli editori non hanno che l'imbarazzo della scelta.
 Un recente sondaggio di Corriere.it ha confermato, infatti, come diventare il direttore del Corriere della Sera sia il sogno della maggior parte dei giovani italiani. Segno che il quarto potere ancora ha un fascino che nessun governo illiberale o ideologizzato, nessuna polemica sulla libertà di stampa, nessuna bugia pubblicata, può scalfire.

Ora, se è davvero loro volontà entrare, si diano da fare. Sappiano che è durissima. Con le Scuole o facendosi guidare dal fiuto per la notizia. Approfondiscano un argomento che più li intriga. E lo propongano con entusiasmo. Se la prima testata lo rifiuterà, vada per la seconda e la terza finquando una porta si aprirà. E quella sarà la loro casa. Comincino, allora, a seguire i consigli dei redattori più esperti. E si fidino di loro. Facciano patti chiari, però, a costo di andare altrove.

Pretendano sempre un compenso, anche minimo all'inizio, per il lavoro. Sappiano, insomma, mettere a frutto le conoscenze intese sia come competenze sia come personalità che possono passare le ben note dritte. Oltre a farsi stimare per la professionalità. Leggano i libri dei maestri:  Hemingway, Montanelli e la Fallaci su tutti. E poi tanti e tanti altri. Anche se non ne condividono il pensiero, ne apprezzino lo stile.

 S'informino, sappiano sempre di cosa si sta parlando. E quali sono gli argomenti che tirano. Meglio, li creino intuendo le situazioni, consapevoli che la realtà offre tantissimi spunti. Non c'è bisogno di inventare. Orecchie tese e occhi aperti fanno già metà del lavoro. Il resto è tecnica. Vale a dire rispondere alle 5 W (who, chi; what, cosa; when, quando; why, perché;  which, quale) e how, come. Questo nel primo paragrafo del pezzo.

 Stiano sicuri, dopo lungo servizio, arriveranno loro proposte. Ed allora si sarà nel giro.
 Detto questo, mi lasci, infine, di inviare un solenne in bocca al lupo a tutti i futuri colleghi! 

13/04/2004





        
  



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