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I giovani e il lavoro: Il difficile mondo del giornalismo

| Luca Moriconi prende lo spunto dall'indagine di Loretta e da una suo contributo sul problema del lavoro giovanile.

di Luca Moriconi

Loretta ha aperto un' indagine sul mondo giovanile che sta ottendendo abbastanza successo. Luca Moriconi, che da qualche giorno collabora con noi, ha preso la palla al balzo e ci informa della sua espereinza, dei suoi desideri, che noi trasciviamo per intero. Questo significa che chi ne ha voglia può intervenire..........Loretta ne sarà felice.

Credo che ogni ragazzo, anche il meno determinato che esista, abbia in cuor suo la certezza di cosa o chi voler essere a quarant'anni. E' impossibile non covare dentro sé stessi un sogno, non aspirare a qualcosa che ci affascina, si rischierebbe di non avere più nulla a cui dedicare il proprio tempo.

Sono fresco di laurea, appena un anno fa ho raggiunto il tanto agognato traguardo, e con questo intervento vorrei portare alla ribalta la situazione dei giovani che si affacciano sul mondo del lavoro dopo una vita passata sopra i libri (e non solo!). 

Ho 25 anni, ho studiato Scienze della Comunicazione e ho deciso di prendermi la laurea in questa materia perché, fin dai mitici tempi dell'asilo, il mio sogno era quello di fare il giornalista.

Banale, diranno in molti, niente di nuovo, replicheranno altri. Entrambi avranno ragione, il giornalista è il mestiere più ambito di questi tempi, il più alla moda, forse il più inflazionato. Eppure, per chi ci crede veramente, il più difficile da intraprendere.

Mai in un nessun altro settore come questo, la risposta più azzeccata alla domanda "Da dove comincio?" può essere "dalla gavetta". Il giornalismo, per ogni giovane che si rispetti, non è un lavoro ma una scalata, un arrampicamento continuo su una scala che si sa dove comincia ma non si sa dove termina.

All'inizio è durissima: bussi alle porte delle redazioni "Posso collaborare con voi?". Lo devi fare per hobby, all'inizio, perché ci tiri fuori giusto quei pochi euro a pezzo che in due minuti già hai speso. Sempre che te li diano e non si nascondano dietro il paravento del periodo di prova o, peggio ancora, dello stage.

Chi vi scrive è stato stagista per 6 mesi ( non presso questa testata, n.d.r.), durante i quali, se mi chiedevano che lavoro facevo, l'unica risposta che sapevo dare era "aspiro ad essere un giornalista". Infatti, per le leggi vigenti in materia di professione giornalistica, "giornalista può definirsi solo colui che è iscritto in uno dei tre appositi registri dell'albo professionale".

In parole povere, giornalista è chi ha già il patentino da pubblicista, o chi ha la fortuna (mi limito ad usare questo termine…ne userei un altro ma so che poi il mio direttore mi censurerebbe subito!) di essere assunto come praticante, o chi praticante lo è stato già ed ha conquistato un posto tra i professionisti. Gli altri sono nel girone più basso.

Il buon laureato allora inizia a capire come fare per entrare tra gli iscritti e scopre che, per ottenere almeno lo status di pubblicista, deve praticare la professione saltuariamente, per due anni, scrivendo minimo 70 articoli e, udite udite, farsi pagare! E qui sono dolori.

Perché questi stage-paravento, per un ragazzo a cui il sacro fuoco della notizia brucia dentro, sono mesi buttati via, durante i quali, nonostante si sia lavorato come cani, non si è avuta nessuna remunerazione dall'editore. Quindi, per l'ODG, niente collaborazione! Ma la cosa più bella deve ancora arrivare: quando il giovane si presenta in una redazione, sia che essa sia televisiva sia che la stessa sia di un quotidiano, la domanda più frequente che gli (o le) viene rivolta è: "Lei è pubblicista?" - "Veramente non ancora" -  "Beh allora ci sono dei forti problemi per farla collaborare qui"….Vaglielo a spiegare che se tutti ragionassero così la categoria dei giornalisti non esisterebbe più!

Insomma, sembra una barzelletta ma è così: vuoi fare il giornalista? Devi diventare almeno pubblicista. Vuoi diventare pubblicista? Devi collaborare per due anni con qualche testata. Vuoi collaborare per qualche testata? E' meglio che tu sia pubblicista. In bocca al lupo.

PS: A conclusione del tutto aggiungo anche che, a causa di una legge dell'Ordine datata ancora 1963, la laurea, per questa professione, non serve a nulla!

12/04/2004





        
  



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