Le scandafavole de Giggia
| Canti e storie di altri tempi di Maia Benigni e di Angela Maria Pistoleri
di Lorella Rotondi
Un testo e un CD nati sotto il patrocinio dell'Assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Ascoli Piceno, dell'Unione Comuni Valdaso, della Camera di Commercio- Industria- Artigianato- Agricoltura di Ascoli Piceno, della Regione Marche e dell'Azienda Promozione Turistica Regionale. A oltre un anno dalla loro pubblicazione, con timidezza e pudore mi viene offerto questo testo durante una cena in mio onore che concludeva la presentazione dell'ultimo libro pubblicato.
La promessa di leggerlo non è stata tradita e il torto sarebbe stato fatto solo a me stessa.
Quanta energia per raccogliere l'energia di questi canti! Una forza che sempre unisce la passione per "la fatica" e per l'amore,spinto e selvaggio, l'amore fra i campi. I tempi sono quelli della natura: la mietitura, la vendemmia, la semina, lo scartozza, lo monna'
La natura è anche quella dell'uomo e della donna, a tratti più maschio e femmina in questi stornelli antichi.
Ma non mancano la malinconia, come quella della storia della povera Cecilia o le paure come quelle di Matteo per le streghe, le streghe che ti montano la cavalla tutta la notte, te la riportano mezza morta di stanchezza e con la criniera intrecciata.
Un affresco, dunque, a tutto tondo de "lu tribulà" della gente marchigiana che conosce la pazienza de "lu dai e dai" che fa conquistare il toro a Giggia, come il buon nome di una regione laboriosa e affidabile. Tra le tinte forti degli stornelli a cui rispondevano altri stornelli a dispetto secondo la tradizione medievale, c'è spazio per la tenerezza
"Questa luce d'argento non è la luna, sono i primi fiocchi di neve. E con la prima neve, io e Peppino ci siamo sposati".
Poi arriva la guerra e il romanzo, tessuto dalle voci dei canti e quella magnifica recitante, ci dice che alla campagna e alle case si strappano gli uomini.
Ma non bastano: la guerra chiama pure i frichi del '99 "senza pelo./ Lo Generale Cadorna le magna le bistecche: li poveri soldà, castagne secche". La devozione non viene tralasciata. Anche nel triste Natale si fa un povero Presepe: la Sacra Famiglia con le foglie dei pupi di granturco: la fede semplice, familiare, da culto cristiano nato dalle ceneri dei penati..
Nello spazio dei romanzo orale raccolto nella sua vera duttilità e restituito scritto (eppure orale) si dice anche della lumaca sul monte dell'Ascensione, della cucciòla in abito da sposa profetica, della pentola d'oro dell'arcobaleno: la fiducia nelle radici danno forza e lunga vita, una vita che sopravvive al singolo.
E' la storia di una comunità (Moresco , Monterubbiano, Montefiore, Amandola
) che si eterna nella memoria . E così mi ricordo che anch'io ho incontrato lu lupu mannaru,che ho festeggiato la Pasquella (l'Epifania) con la salata del maiale e ho mangiato il sangue dolce cotto al fuoco della legna.
E anch'io ho creduto agli incantesimi di acqua di rosa, finocchio e benedetta. E forse ho visto la Sibilla all'imbrunire sul lago di Pilato. I misteri della luna no, li ignoro in campagna. Più chiari quelli della luna a 'mmare. Con le semine si compiono pure i giorni terribili delle vedovanze, "dei mariti ingannati, amanti vendicativi, amici traditi, bambini abbandonati".
Queste le storie raccolte dagli ambulanti girovaghi per i mercati.
Tocca fino in fondo Venerdì Sandu- "La Pascio": una reverenza mistica di popolo che accoglie su di sé tutto il patire dell'Uomo Divino e che con Lui vuole morire ( e risorgere).
Avvolge il canto che risulta dal caleidoscopio di tutti questi canti miracolosamente salvati da Angelamaria Pistolesi. A ognuno il suo, per me il canto "de lo 'rghi' a casa".
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27/03/2004
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