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Pesce "sottomisura": i pescatori tentano la strada della ricerca scientifica

San Benedetto del Tronto | Sabato 20 marzo hanno incontrato il prof. Carlo Froglia. Obiettivo il riconoscimento della specificità dell'Adriatico

di Giovanni Desideri

Si è svolto questo pomeriggio (sabato 20 marzo) l'annunciato incontro tra i rappresentanti dei pescatori e il prof. Carlo Froglia (ricercatore presso l'Istituto di Ricerche sulla Pesca Marittima del CNR di Ancona) presso la sede della Cooperativa Pescatori Sambenedettesi in viale Marinai d'Italia a San Benedetto, alla presenza dell'onorevole Gianluigi Scaltritti e del responsabile Federpesca Adriatico nord Tonino Giardini di Fano.

I pescatori erano rappresentati da Franco Bruni (presidente "Abruzzo Pesca" di Martinsicuro), Franco Cameli (Cooperativa Pescatori Sambenedettesi),
Umberto Cosignani (presidente della "Cooperativa Progresso" di San Benedetto), Pietro Merlini (presidente Comitato Pescatori).

È stata l'occasione per un confronto sulle cause della crisi della pesca, dai regolamenti comunitari inadatti alle caratteristiche dell'Adriatico (e causa di numerose multe per "pesca sottomisura") ai problemi di spopolamento del mare stesso, in mancanza di una oculato sfruttamento delle sue risorse, nonostante i pescatori lavorino ormai non più di 170 giorni all'anno.

L'obiettivo dei pescatori è quello di ottenere una ricerca scientifica che certifichi appunto le specificità del mare Adriatico, in modo da richiedere una modifica delle stesse normative comunitarie (da questo punto di vista si attende con una certa impazienza la formazione della prossima commissione europea e la sostituzione del commissario alla pesca Fischler, ritenuto poco meno che la causa di tutti i mali, per la sua politica molto restrittiva).

Al centro del confronto odierno la larghezza regolamentare delle maglie delle reti da pesca, attualmente stabilita in 40 millimetri: "troppo piccola per tenere in piedi la marineria dell'Adriatico" ha detto Froglia. Per opposti motivi: perché non consente un adeguato rispetto del ciclo biologico del pesce (riproduzione, salvaguardia del novellame) e perché allargarle vorrebbe dire perdere la gran parte del pesce che l'Adriatico può offrire. Giardini ha quindi parlato di un buon compromesso con maglie da 50.

"In ogni caso si tratta di un problema risolvibile in non meno di 10 anni con ricerche oceanografiche, tecnologiche, biologiche. Non nel breve periodo", ha detto.

Il prof. Froglia ha anche parlato di una sperimentazione che sta conducendo insieme ad altri presso il suo Istituto, per l'utilizzazione di una maglia quadrata (progetto finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali), sempre in vista di una "pesca sostenibile".
Per il pesce e per il pescatore.

"D'altra parte da sei o sette anni è anche cambiata la circolazione nel Mediterraneo, ha detto il professore, a causa del cambiamento del clima e delle correnti". Froglia ha inoltre proposto di richiedere alla Comunità Europea lo stato di crisi del settore.

Scaltritti ha sottolineato la necessità di raccordare l'attività del governo italiano con quella del Parlamento europeo, rinviando ad altro incontro l'analisi del progetto di legge firmato insieme all'onorevole Claudio Franci (Comunisti Italiani) sulla pesca.

Un altro incontro, per arrivare a formulare una posizione unitaria di tutte le marinerie adriatiche e per portare un "pacchetto unitario" a Bruxelles, si svolgerà sabato 27 marzo alle 10,30 presso il Mercato Ittico di Civitanova Marche, con gli esponenti istituzionali presenti a questo primo e altri, oltre a due o tre rappresentanti per ogni marineria.

20/03/2004





        
  



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