Il nettare di Bacco veicolo di successo
| La riscoperta, ma non tanto del vino, visto che trequarti della popolazione lo apprezza.
di Prof. Emidio Galiè*
'Bonum vinum laetificat cor hominis' (il buon vino rallegra il cuore dell'uomo) recita la Bibbia. Si riscopre un prodotto antico, patrimonio culturale del nostro retroterra storico che solo negli ultimi anni si sta riappropriando degli spazi che merita. Ma se un'indagine della Fipe-Confcommercio rivela che i consumi fuori casa sono calati dello 0,1%, la stessa cosa non si può certo dire per il comparto vino che nei locali è ormai diventato un vessillo, protagonista di una nuova era, interludio alle serate dei giovani e dei meno giovani. Se i nostri avi avessero detto "nunc bibendum est" le nuove generazioni non possono fare a meno di pensarla altrimenti. Infatti, nonostante i consumi di vino si siano dimezzati nel giro di pochi anni, l'industria enologica è cresciuta sensibilmente. E non si tratta di una congiuntura casuale: il modo di bere in Italia è completamente cambiato.
Tramontata l'epoca delle osterie, con le enoteche e i wine bar o, come li chiamano i francesi bar à vin, se n'è aperta un'altra. Se fino a poco tempo fa la bevanda tanto cara a Bacco era considerata solo un alimento che accompagnava il pasto, ora viene percepita diversamente. Il vino appassiona, rapisce gli entusiasmi e si pone al centro dell'attenzione della new generation, come leader incontrastato dell'entertainment. Da prodotto antiquato e quasi dannoso è diventato trendy ricco di fascino e addirittura benefico per la salute.
Il consumatore oggi più informato e consapevole, cerca luoghi d'incontro e punti d'aggregazione diversi che possano interessarlo e arricchirlo culturalmente. Nascono nuove passioni e curiosità che spingono il pubblico alla comprensione del significato intrinseco di parole come gusto, aroma e persistenza.
Un prodotto nuovo, più ricercato insomma, dove il cliente si fa più esigente, e in alcuni casi in grado di apprezzarne le qualità e di percepirne le sfumature. A guadagnarci sono davvero tutti; il vino se viene gestito sapientemente ha la capacità di riqualificare il locale, conferendogli prestigio. E i numeri ci spiegano il perché.
Secondo una ricerca condotta da ACNielsen, i bevitori di vino sono la maggior parte della popolazione, ben il 66,3 %. Ed è proprio nei consumi fuori casa che emergono i dati più interessanti. Se per il 48,6 % degli italiani continua a essere un prodotto immancabile sulla tavola da pranzo, il 23% delle donne e il 17% dei consumatori lo apprezzano solo al di fuori delle mura domestiche.
Un prodotto fortemente semantizzato, dove il benefit essenziale diviene un valore di principio che garantisce l'appartenenza a una comunità di riferimento, ma che richiede agli addetti ai lavori esperienza ed elevate capacità professionali. Il vino se trattato come merita può dare notevoli soddisfazioni, e le marginalità possono farsi piuttosto interessanti. Denominatore comune dovrebbe essere la mescita al bicchiere, incentivo per il consumatore a degustare più vini, senza necessariamente acquistare un'intera bottiglia.
E per un connubio di successo tra vino e locali, carte adeguate, professionalità dietro il banco e ricarichi non eccessivi, rappresentano la ricetta ideale. Ma saper soddisfare un cliente non significa solo proporgli il giusto vino in base agli abbinamenti culinari e alla sua propensione a spendere. Oggi più che mai si cerca di valorizzare gli aspetti immateriali. La storia, il paesaggio, la cultura, le tradizioni che ruotano intorno al nettare di Bacco diventano patrimonio indispensabile per il gestore, che deve trasmettere al cliente la sua passione alla contagiosa e genuina.
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20/03/2004
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