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Un legame più stretto tra poteri centrali, regionali e locali.

| ANCONA - Se ne è discusso al convegno di Ancona sulle politiche integrate per la sicurezza.

Marche regione tranquilla? "Nessuno si illuda –  ha avvertito  il presidente della Giunta regionale Vito d'Ambrosio – di lasciare la chiave nella toppa della serratura, come qualche tempo fa". Ma è indubbio che "il tema della sicurezza si carica inevitabilmente di ansie e preoccupazioni, con conseguenze  molto pericolose".

Per questo, occorre individuare "strumenti di coordinamento e di collaborazione". 

Al convegno di Ancona sulle politiche integrate  per la sicurezza non si è parlato solo dei fattori  positivi  che caratterizzano le Marche (scarsa percezione dell'insicurezza,   mancanza di forte degrado urbano o  di gravi carenze dei servizi pubblici, assenza di fenomeni massicci di prostituzione, caduta dei valori di solidarietà), ma anche  degli aspetti negativi  e delle iniziative  per contrastare il fenomeno. 

Se la situazione è, nel complesso, abbastanza tranquilla, come confermano i dati rilevati dal Ministero dell'interno in base ai quali la regione occupa il tredicesimo posto nella graduatoria  degli episodi criminosi, dall'altra non mancano  preoccupazioni.

Ad esempio, l'incremento del 28,3 per cento degli episodi criminosi registrato  nel periodo tra il 1997 e il 2002,  il più elevato dopo quello dell'Umbria, e in  netta controtendenza  rispetto all'andamento nazionale che, invece, è diminuito dell' 8,6 per cento.

"Il dato può  destare  preoccupazione,  ma occorre tener presenti i valori assoluti  degli indici  di criminalità di partenza,  ha  precisato  il  prefetto di Ancona,  Giulio Manichedda. E se è vero che si è verificato un leggero  decremento del personale delle forze di polizia, è anche  vero che  le nuove tecnologie e i nuovi orientamenti, come la collaborazione tra  polizia  locale e i vigili di quartiere, hanno migliorato  l'azione di prevenzione e di controllo sul territorio.

"L'iniziativa del poliziotto di quartiere viene sperimentata  dal dicembre 2002 e dal maggio 2003 è stata estesa alle altre province marchigiane, nei Comuni  con almeno trentamila abitanti". 

Non solo. A migliorare la situazione hanno contribuito anche i 14  protocolli di sicurezza stipulati  tra  Stato,  amministrazioni  locali e Regione, così come   i 4 accordi  sottoscritti in provincia di Ancona con i Comuni di Jesi, Osimo, Ancona e con gli istituti di credito, il cui fine  è  riorganizzare in modo  unitario l'offerta di sicurezza pubblica. 

Una delle aree più problematiche  resta  il porto di Ancona, che  negli ultimi anni ha vissuto una fase di sviluppo  tumultuoso, non solo per quanto riguarda il traffico dei passeggeri, ma anche per i  sequestri di droga  e per il  contrabbando di sigarette e altro.

Ma oltre alla criminalità legata allo scalo dorico,  preoccupano, ha  sottolineato il procuratore  generale della repubblica  Gaetano Dragotto, anche altri fenomeni: gli incidenti sul lavoro, per i quali le Marche detengono il triste primato nazionale,  lo  sfruttamento  dei lavoratori clandestini, specie nelle province di Macerata e nella parte settentrionale della provincia di Ascoli Piceno, l'aumento  dei fallimenti,  i 1.188  provvedimenti  adottati  dal Tribunale per i diritti dei minori, che rivelano la crisi  del rapporto genitoriale e la  carenza di servizi  sociali alternativi.

L'elevato numero di incidenti sul lavoro, ha detto Fabio Sturani, presidente dell'ANCI e sindaco  di Ancona, rivela la necessità di migliorare  le politiche per l'emigrazione, con una più efficace  offerta  di servizi  di integrazione  e  strutture a favore  dei clandestini e dei rifugiati.

Quanto al porto di Ancona, bisogna evitare, ha ammonito, di  dare un messaggio  del tutto negativo: lo scalo resta un fondamentale fattore di sviluppo; basti pensare che con le ormai  imminenti Olimpiadi si prevede una crescita del traffico di passeggeri di 250  mila unità.

Più che interventi  di mera repressione, occorrono  "iniziative concertate  di sviluppo, per valorizzare il ruolo strategico e politico  di Ancona su tutta l'area balcanica".

Claudio Montaldo, vice presidente del Forum italiano  per la sicurezza  urbana, si è soffermato  sull'attività dell'associazione, che raggruppa una novantina di enti e di istituzioni pubbliche, tra cui la regione Marche: "L'obiettivo- ha detto - è far crescere un'idea a nuova  della politica di sicurezza, avvalendosi  della spinta degli amministratori locali, a differenza di altri paesi  dove il ruolo dello stato è predominante".

La proposta di legge elaborata dal Forumm contribuirà, in sintonia con la riforma del titolo V della Costituzione, a snellire l'applicazione  delle politiche  integrate di sicurezza, favorendo  il coordinamento tra  gli organi centrali dello Stato  e il sistema delle autonomie  locali.   

Secondo Guido Calvi,  componente della Commissione   antimafia del Senato, non è allarmante  il dato relativo al forte incremento degli episodi delittuosi verificatisi nelle Marche nel periodo 1997-2002, anche perché il 19 per cento è costituito  dai furti. 

"Dobbiamo, invece,  puntare  l'attenzione - ha  ammonito -  sull'aumento  del 166 per cento della criminalità organizzata, un dato in  controtendenza con quello  nazionale, e su quello  degli episodi  di terrorismo e di violenza politica che, secondo  il Ministero dell'Interno,  sono passati,  nello stesso periodo,  da  3 a 55".

12/03/2004





        
  



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