Rocco il fenicottero azzurro
| Rocco Sannicandro nei ricordi di Francesco Bruni.
di Francesco Bruni
L'asfalto, con il sole accecante di un mezzogiorno di Agosto, sembrava uno stagno. Veniva avanti in questo stagno una figura particolare. Il suo incedere era sicuro, quasi regale. Agganciato all'indice aveva la giacca che gli pendeva dietro le spalle come un mantello. La camicia azzurra e i pantaloni blu facevano da sfondo ad una cravatta sgargiante con un nodo praticamente perfetto.
I capelli bianchi e un sorriso accattivante. Era un elegante fenicottero azzurro che lentamente ed elegantemente avanzava nella palude.
Era il mio primo incontro con Rocco. Ovviamente per motivi di lavoro. Ero pronto alla tenzone verbale, forse per quel suo cognome un po' da guerriero: Sannicandro. Invece l'imprevedibile Rocco impostò il dibattito sulla ricerca delle motivazioni di fondo della diatriba. Con lui la discussione fu sussurrata, tutto poteva essere rimescolato.
Il problema veniva scomposto in tanti fili e di nuovo tessuto in diverse soluzioni. Sempre sussurrando, la soluzione balzò evidente agli occhi. Forse era la sua soluzione , però soddisfaceva tutti.
L'imprevedibile Rocco che rimetteva sempre tutto in discussione: nelle diatribe , nella vita di tutti i giorni, nella vita politica, nella cultura, negli affetti, nella professione.
Capace di mille idee e soluzioni. Capace di creare dal nulla nuove associazioni, di guadare le rapide di una situazione politica impetuosa, di divenire generosamente presidente di una Samb con l'acqua alla gola, di trasformarsi in personaggio buffo di un gruppo mascherato, per rilanciare il carnevale sambenedettese.
Sussurrando e appoggiandosi dolcemente sulla spalla di un amico se n'è andato. Il fenicottero azzurro è così volato via dalla palude.
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09/02/2004
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