La maggioranza approva il cambio di destinazione delle scuole
San Benedetto del Tronto | Striscioni all'esterno dell'edificio comunale e magliette (indossate dai cittadini ma anche da diversi consiglieri di opposizione) recanti la scritta "Lasciateci le squole (con la q), servono anche a voi".
Alle due del mattino, con 16 voti favorevoli della maggioranza e 13 contrari dell'opposizione, il Consiglio comunale ha respinto l'unica osservazione pervenuta, quella presentata dai presidenti dei Comitati di quartiere Ponterotto e Paese Alto, dando il via libera alla variante al Piano regolatore che cambia la destinazione d'uso di alcuni immobili, tra cui le scuole "Sciarra" e "Borgo Trevisani", presto soppiantate dalla nuova scuola del Paese alto in via di ultimazione. L'Amministrazione ha infatti intenzione di dare in permuta questi edifici all'impresa che si aggiudicherà l'appalto della nuova scuola media "Curzi".
La discussione si è svolta dinanzi ad una folta rappresentanza di residenti nei due quartieri (circa 200 persone), intervenuta per esprimere il proprio dissenso sulla decisione che, a giudizio dei Comitati, priverebbe le due zone di strutture da dedicare a centri di aggregazione sociale. Un dissenso manifestato con striscioni collocati all'esterno dell'edificio comunale e con magliette (indossate dai cittadini ma anche da diversi consiglieri di opposizione) recanti la scritta "Lasciateci le squole (con la q), servono anche a voi".
Nel fuoco di fila degli interventi dell'opposizione, fortemente contraria alla proposta, si segnalano quello del capogruppo di Rifondazione Settimio Capriotti ("Farò resistenza passiva negli edifici, mi dovranno portare via con la forza"), di Merli dei DS ("come sulla vendita della farmacia, anche in questo caso in delibera manca solo il nome dell'acquirente"), del capogruppo della Margherita Di Francesco ("questo atto segna una linea netta di demarcazione tra centrodestra e centrosinistra", "volete vendere la prima sede storica del Municipio", cioè l'edificio del Paese alto), del capogruppo DS Gaspari ("avevate promesso un nuovo Piano regolatore, state procedendo a colpi di variante", "il problema più grosso per il nuovo PRG è raggiungere gli standard di verde e servizi e voi vendete spazi destinati a servizi", "spiegateci perché vendete proprio questi immobili e non altri che vi abbiamo indicato").
Il capogruppo della Lega Rosini ha criticato la scelta poiché mancante di una strategia ("la gente vede che vendete due scuole, non vede un progetto complessivo per dare risposte alle esigenze della gente"). Bruni e Calvaresi hanno invitato la Giunta ad un ripensamento, vista la forte contrarietà popolare al provvedimento.
Dalla maggioranza è stata difesa la scelta con gli interventi del capogruppo PRI Felicetti ("stasera non si vende nulla, i tempi sono ancora lunghi, si pongono le condizioni per realizzare ciò che chiedono i quartieri"), di Forlì (FI), critico con una "platea organizzata scientificamente", che ha ricordato come le due scuole fossero state inserite nell'elenco dei beni dismissibili anche dalla vecchia amministrazione mentre l'attuale sta investendo centinaia di migliaia di euro per i servizi di quartiere. Galiè e Marinangeli, capigruppo di AN e FI, hanno sottolineato come un documento sottoscritto dai capigruppo di maggioranza inviti il tecnico incaricato di redigere il PRG ad individuare come priorità proprio i centri di aggregazione di quartiere.
Un concetto ripreso dal Sindaco che, definendo "soluzione rimediata" quella di adattare le scuole a centri sociali, ha proposto un patto ai cittadini: subito l'individuazione di "veri" luoghi di aggregazione sociale nel nuovo PRG, dotati dei servizi necessari per giovani e anziani, da realizzare con investimenti pubblici o privati. Nel frattempo, l'Amministrazione è pronta a creare strutture provvisorie, sul modello di quella già realizzata dal Comitato di quartiere S. Antonio.
In precedenza il Consiglio aveva dato il via libera (la minoranza si è astenuta dopo che ben 7 emendamenti presentati dal DS Franceschini erano stati respinti) all'istituzione del Centro diurno per malati di Alzheimer. Il Centro, ha spiegato il vicesindaco Piunti, funzionerà 5 giorni alla settimana, dalle 9 alle 17, e costerà al Comune circa 110.000 euro annui. 45.000 euro arriveranno dalle rette che, proporzionate al reddito delle famiglie, partiranno da 180 euro. Rosini (Lega) ha votato contro, ritenendo la scelta discriminante verso i malati di altre patologie ugualmente gravi.
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03/02/2004
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