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Elisa di Rivombrosa e la donna di oggi

| Quanto è cambiato il rapporto tra i sessi ?

di Federica Poli

Lunedì 23 febbraio 2004 ultima puntata del serial Elisa di Rivombrosa. 12 milioni di telespettatori hanno seguito le conclusive battute della fortunata serie andata in onda su Canale 5, e che, oggi è considerato un vero e proprio fenomeno mediatico.

12 milioni di aficionados? 12 milioni di curiosoni? 12 milioni di nullafacenti?

Preferisco pensare a 12 milioni di romanticoni.

Chi dice che gli italiani sono un popolo rude e, soprattutto, che il maschio nostrano non deve chiedere mai, si sbaglia e si sbaglia di grosso!

Sono stati diversi, infatti, gli occhioni lucidi puntati sul teleschermo a godersi l'ultimo bacio (non quello di Muccino ben più crudele) tra Elisa e Fabrizio, il conte e la serva, la popolana e il ricco.

Una novella Cenerentola impersonata dalla faccia pulita di Vittoria Puccini e un bel principe Azzurro nello sguardo intrigante di Alessandro Preziosi.

Eppure, nessuno dei mariti e fidanzati davanti alla tv, oserà ammettere di aver avuto lucciconi lunedì sera nel vedere l'ultima scena, e di aver rivissuto in quei due ragazzi la propria storia d'amore o di averla sognata così passionale e nello stesso tempo fresca e pura come l'acqua della sorgente.

È l'amore il leit motiv di ogni film che si rispetti. Per carità senza nulla togliere agli amanti del thriller o dell'azione alla James Bond (che con le donne ci sa fare pure lui!) ma godersi la scena di un bacio lungo un minuto e mezzo è impareggiabile.

Quello firmato alla regia dalla TH Torrini è un lungometraggio di diversa caratura rispetto al tormentone Titanic con Leonardo Di Caprio e Kate Winslet, molto meno scenografico dell'immortale Via col Vento ma ha toccato, ugualmente, i cuori dei telespettatori.

Da questo coinvolgimento si può solo carpire una voglia di romanticismo una spasmodica ricerca dei ruoli uomo-donna.

Oggi tutto è diverso, il maschio soffre di una continua competizione con la femmina arrivista e prevaricatrice. Eh si, da appartenente a questo fortunato sesso posso dire che siamo cambiate e che, purtroppo, l'altra metà del cielo stenta a trovare un'identità accanto a noi.

C'è chi ha paura di colei che sa quello che vuole. Ed io inorridisco nel sentire chi fermamente sostiene che il tradimento maschile è senza dubbio peccato veniale rispetto a quello di una donna tacciata di essere una poco di buono ed esposta a pubblico ludibrio.

Un pensiero che provo ribrezzo solo a riportare tra queste righe. Perché mai una discriminazione così evidente nel momento in cui ogni barriera è stata abbattuta? Un retaggio culturale che si radica nei lontani periodi storici in cui hanno vissuto i nostri nonni.

Eppure sembrerà strano ma capisco questi uomini che si sentono derubati di un posto e cercano di riprendersi il bollino di vero maschio. Un'identità che sentono sfuggire di mano.

Nessuno di loro ha, ancora, capito che la donna di oggi è completa e capace di essere una manager altamente professionale ma anche una Elisa di Rivombrosa pronta a sfidare ogni malvagità pur di stare col proprio innamorato. Siamo ancora noi, siamo la Silvia descritta da Leopardi, la Francesca di Paolo, ma anche novelle Giovanna D'Arco pronte a sostenere i nostri ideali e la nostra libertà.

L'uomo dovrebbe apprezzare questa nuova identità femminile, eclettica, rigenerata, che finalmente esce dall'impasse di una vita in sordina. La donna moderna è un po' un'attrice che riesce ad impersonare i ruoli della propria esistenza in modo eccezionale.

Ma, in fondo non siamo cambiate affatto, siamo ancora quelle di una volta che piangevano davanti un film e che, fragili e dolci, si rifugiavano tra le forti braccia dell'anima gemella.

Ed è proprio la dolcezza, prerogativa del gentil sesso, che dalle lacrime di lunedì traspariva in tutto il suo splendore.

29/02/2004





        
  



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