La vera verita' sui prezzi dei ristoranti.
Ascoli Piceno | Lunedi' l'assemblea di risoratori Confcommercio delle Marche.
"Nonostante aver dimostrato con l'iniziativa "a carte scoperte" dello scorso 14 ottobre 2003 che le responsabilità delle impennate dei prezzi non sono della distribuzione e quindi dei commercianti continua, da parte del mondo politico, la caccia alle streghe verso questo settore economico che sistematicamente viene messo sul banco degli imputati senza che ci si preoccupi di analizzare con obiettività tutti gli altri veri responsabili del carovita e del dissesto cui sta andando incontro il nostro sistema economico".
A parlare è il presidente provinciale Confcommercio Benito Calvaresi che così commenta le nuove ed assurde accuse di responsabilità rivolte questa volta, sempre dallo stesso mondo politico e non solo, al settore della ristorazione.
"Da oltre due anni la Confcommercio va sostenendo - sottolinea Calvaresi - che gli incrementi dei prezzi registrati nel settore della ristorazione non sono il risultato di manovre speculative effettuate dalle imprese in occasione del changeover, ma il frutto di un diffuso riadeguamento della politica dei prezzi alle mutate abitudini alimentari degli italiani che vanno al ristorante".
"La struttura di vendita dei ristoranti tradizionali - precisa il direttore Giorgio Fiori - poggia su un modello di consumo (pasto completo) che o non c'è più o, se ancora c'è, risulta in evidente contrazione.
Il fenomeno si è sviluppato lentamente, ma progressivamente, nel corso degli ultimi dieci anni e si è particolarmente accentuato nel giro degli ultimi due fino ad assumere una valenza fortemente negativa in concomitanza con la stagnazione dei consumi alimentari fuori casa.
L'analisi della Confcommercio - ricorda Fiori - trova conferma in una nota del "Il Sole 24 Ore" di venerdì 16 gennaio 2004 che assolve la ristorazione da manovre speculative sui prezzi affermando che gli aumenti nella ristorazione non sono il risultato della mancanza di concorrenza nel settore, quanto piuttosto del "cambiamento strutturale dei comportamenti di spesa degli italiani."
Preso atto di ciò la Confcommercio della provincia di Ascoli Piceno ritiene che piuttosto che
insistere con iniziative su menù a costo concordato oggi è ancor più necessario ripensare la struttura degli stessi menu in coerenza con le abitudini alimentari degli italiani.
A riguardo un'ipotesi di lavoro potrebbe essere quella di segmentare il menu per livello di prezzo, mantenendo ovviamente ogni possibilità di scelta per il cliente. Solo così, infatti, sarà possibile coniugare le esigenze nutrizionali, gastronomiche ed economiche dei consumatori con la quadratura dei bilanci aziendali.
Di contro, si avverte con forza il rischio di una pesante involuzione della ristorazione italiana verso modelli di impresa estranei alla nostra cultura. Anche di queste considerazioni - conclude Fiori - si parlerà nel corso della riunione dei ristoratori delle Marche che avrà luogo alle ore del prossimo 23 Febbraio presso la sede Confcommercio di Porto San Giorgio proprio per discutere delle predette ingiustificate accuse rivolte al mondo della ristorazione e quindi redarre un documento politico di "legittima difesa ".
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20/02/2004
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