Fra dramma e poesia prende vita la narrazione murgiana.
Porto San Giorgio | Lo spettacolo organizzato da Michele Sinisi e Fausto Allori prevede una narrazione teatrale dai pregevoli aspetti scenico musicali. La rappresentazione si svolgerà domani al teatro Comunale a partire dalla ore 21,30.
di Alessio Carassai
Si chiama "Cartolina di un paesaggio lungo un quarto" lo spettacolo in programma per domani sera. Il paesaggio murgiano, con i suoi trattori, lame, iazzi, masserie disseminati per il suo spazio, è il chiaro risultato di un'identità che ha vissuto, abitato e plasmato questo territorio.
Tutto è leggibile come la manifesta parola di un popolo che avendo abitato questa parte di terra racchiude in essa bellezze e sfortune della sua storia. Le atmosfere, i sapori, gli incanti delle facce sono rese nelle pietre affioranti dalla terra di questo paesaggio. Il corpo lacerato di un paesaggio che oggi risulta in bilico tra la salvaguardia, attraverso l'istituzione di un parco naturale, e lo sfruttamento sconvolgente secondo una concezione del territorio della murgia quale residualità insignificante e improduttiva.
Lo spettacolo è la narrazione di un viaggio di ritorno. Un giovane natio di quel paesaggio che ignaro della sua identità di uomo e dei ritmi e idee del suo popolo, scopre per la prima volta quel paesaggio in una delle sue visite alla terra da cui è lontano. La storia parte dalla sua decisione di ritornare in quel paesaggio dopo averlo sentito per la prima volta.
Scopre il senso di quel fascino che confondeva allora con un povero e disgraziato sintomo di una cultura ai margini dell'utilità. Scopre la reale essenza di quel paesaggio, capisce di esserne addirittura una parte sostanziale. Sarà il paesaggio della sua memoria, avvertirà le inquietudini e i problemi del suo popolo come riflessi in quel paesaggio. Dovrà decidere coscientemente se restare e vivere per quella sua terra o lasciarla definitivamente, forse un domani col rimorso di non aver dato nulla per il suo riscatto.
Tutto è leggibile come la manifesta parola di un popolo che avendo abitato questa parte di terra racchiude in essa bellezze e sfortune della sua storia. Le atmosfere, i sapori, gli incanti delle facce sono rese nelle pietre affioranti dalla terra di questo paesaggio. Il corpo lacerato di un paesaggio che oggi risulta in bilico tra la salvaguardia, attraverso l'istituzione di un parco naturale, e lo sfruttamento sconvolgente secondo una concezione del territorio della murgia quale residualità insignificante e improduttiva.
Lo spettacolo è la narrazione di un viaggio di ritorno. Un giovane natio di quel paesaggio che ignaro della sua identità di uomo e dei ritmi e idee del suo popolo, scopre per la prima volta quel paesaggio in una delle sue visite alla terra da cui è lontano. La storia parte dalla sua decisione di ritornare in quel paesaggio dopo averlo sentito per la prima volta.
Scopre il senso di quel fascino che confondeva allora con un povero e disgraziato sintomo di una cultura ai margini dell'utilità. Scopre la reale essenza di quel paesaggio, capisce di esserne addirittura una parte sostanziale. Sarà il paesaggio della sua memoria, avvertirà le inquietudini e i problemi del suo popolo come riflessi in quel paesaggio. Dovrà decidere coscientemente se restare e vivere per quella sua terra o lasciarla definitivamente, forse un domani col rimorso di non aver dato nulla per il suo riscatto.
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13/02/2004
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