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Lottizzazione sanitaria e debolezza del Piceno

Ascoli Piceno | Castelli: "Su tre nomine che riguardavano il nostro territorio la Giunta Regionale in ben due casi,San Benedetto e Fermo, ha disatteso il parere espresso dalle rispettive Conferenze dei Sindaci".

di Guido Castelli

Le modalità lottizzatrici con le quali la Giunta Regionale ha provveduto alla nomina dei direttori delle zone sanitarie (ex Asl) rivelano la grave debolezza che contraddistingue il Sud delle Marche nel rapporto con la Regione.

Già la costituzione della Azienda Unica Regionale (ASUR), nel giugno scorso, aveva costituito una clamoroso esempio  di "centralizzazione anconetana" consumato a discapito dei territori periferici nell'ambito di una materia che assorbe l'85% delle risorse regionali. Oggi la penalizzazione della nostra provincia viene confermata da due dati oggettivi.

Innanzitutto su tre nomine che riguardavano il nostro territorio la Giunta Regionale in ben due casi (San Benedetto e Fermo) ha disatteso il parere espresso dalle rispettive Conferenze dei Sindaci. Nel terzo (Ascoli Piceno) pur di imporre il nominativo "predestinato" che era privo dei requisiti, ha addirittura approvato una preventiva leggina ad personam che lo rimettesse in gioco a dispetto delle censure formulate al suo indirizzo dal Sindaco del Comune di Ascoli, capofila della Conferenza dei Sindaci della zona n.13.

Evidentemente le autonomie locali del Piceno vengono considerate dalla Giunta Regionale alla stregua di "figlie di un dio minore". Il secondo dato ci viene suggerito direttamente dal Capogruppo DS di San Benedetto il quale arriva addirittura a chiedere le dimissioni di D'Ambrosio dopo aver lamentato lo scarso peso della rappresentanza picena dei DS rispetto a quella pesarese.

Il riferimento riguarda l'imposizione di un Direttore di Rifondazione Comunista destinato inizialmente alla zona di Urbino che, a seguito della ferma opposizione della locale federazione DS, è stata dirottato senza troppi complimenti a San Benedetto dove la riconferma di Marabini (pure di area DS) sembrava scontata.

Il nostro territorio sconta dunque una doppia marginalità: quella di "sistema" indotta dal neo-centralismo anconetano e quella "politica" provocata dal maggior peso degli anconetani e dei pesaresi nell'universo marchigiano dei DS.

Date queste premesse, quale destino si prepara per la (già disastrata) sanità della nostra provincia ? Non passa settimana senza che dalla Regione giungano conferme delle prepotenza neo-centralistica del Presidente D'Ambrosio. Qualche giorno fa la Giunta Regionale ha assegnato a due professionisti rigorosamente anconetani il delicatissimo incarico di Revisore Contabile dell'ASUR.

Tra poche settimane verranno soppressi i Servizi Trasfusionali dei nostri ospedali che confluiranno in un Dipartimento Unico ubicato, neanche a dirlo, all'Ospedale di Torrette.  Sono solo i primi assaggi ma il buon giorno - recita l'antico adagio - si vede dal mattino. L'unico strumento di cui oggi disponiamo per arrestare questa pericolosa deriva è il referendum abrogativo dell'ASUR che già decine di amministrazioni locali hanno richiesto per azzerare il più mostruoso progetto di controllo politico della nostra salute.

La Giunta Regionale, con la consueta tattica, sta cercando di prendere tempo per evitare che i cittadini possano esprimersi prima delle elezioni regionali su un quesito referendario che potrebbe minare definitivamente la già ridottissima credibilità del centro-sinistra marchigiano.

Ma se D'Ambrosio può congelare il referendum, non ha certo il potere di bloccare le elezioni regionali. Sarà quella l'occasione per fare i conti con l'Asur e con le lottizzazioni selvagge di questi giorni e soprattutto per ridare dignità al territorio dell'intera provincia.

03/01/2004





        
  



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