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Marco Fulvi : un artista da incontrare

San Benedetto del Tronto | Fulvi professore insegna a Grottammare, Fulvi artista sta tra Force e il mondo, tra Force, Grottammare e i maestri d'altrove.

di Lorella Rotondi

Spesso è causale l'incontro con un autore destinato a significare ; casualmente il suo studio delle ombre, la sua attesa delle luci , dei densi e dei vuoti può non esserti ignoto, non un gioco del tutto misterioso. Allora ci si avvicina alle tavole con prudenza e ammirazione e si apprezza il possesso dello strumento, sempre diverso nel caso di Marco Fulvi, in continua ricerca. E' proprio l'apprendistato che lo mette in quel timore euforico necessario a comprendere la nuova difficoltà a cui sta andando incontro, a dargli tutta l'attenzione necessaria al nuovo superamento, che, in un artista, non è mai solo una questione tecnica.

Fulvi professore insegna a Grottammare, Fulvi artista sta tra Force e il mondo, tra Force, Grottammare e i maestri d'altrove. Una passione che lo porta non di rado a Firenze e l'alunnato presso Giselle, una grande maestra di icone e di spiritualità, un'eremita in città, che sa riprodurre la scelta totale e immobile come l'eterno nelle sue icone , lo ha iniziato a quest'arte certosina.

E Fulvi è assiduo da anni e nelle sue mani l'icona si sta facendo vera arte. A Firenze ha seguito anche le lezioni prima, i consigli poi di Amalia Ciardi Duprè, un'artista che non ha bisogno di presentazioni, ospite, l'estate scorsa alla Palazzina Azzurra di San Benedetto nel mese di giugno e, contemporaneamente a Castiglione della Pescaia sull'intero lungomare con le sue opere scultoree.

Fulvi è venuto a Fiesole con tavole di gatti a pastello e i suoi gatti sono piaciuti. Alcuni , infatti, non l' hanno seguito nel viaggio di ritorno . Allora era appena uscito, ed era stato premiato un libro speciale del filosofo, docente alla Sorbona , Roberto Casati dal titolo  La scoperta dell'ombra.

Insomma ci si chiedeva che cosa potesse essere il mondo senza le ombre e arriva , silenzioso Fulvi coi suoi lavori, mentre tra le risposte qualcuno azzardava il deserto evocato all'origine del mondo in diverse culture. E' allora che lo spazio, invece, si diceva, diventa un assunto ritmico di linee, spesso dai contorni fantastici, che hanno consistenza attraverso l'ombra e hanno storia attraverso il tempo fermato nei segni lasciati sulle cose.  E Fulvi realizza ritratti dell'ombra e del tempo e, dell'una e dell'altro, i pittori hanno solitamente paura. Non così Marco Fulvi.

Si pensi alle recenti icone, ma anche ai suoi gatti a pastelli, alle coloniche graffiate e sospese nel blu, alle ossa preistoriche logorate dal mare (e dal tempo) e riconsegnate a riva (forati, tappi, polistirolo….).  Attraverso l'ombra, il lavoro del tempo, dei tempi diventa l'immagine e Fulvi conosce il gioco dei colori e fa velluto sulle superfici che tratta attraverso il passaggio iterato e paziente, come fosse un canto pieno di calore, emozione, resurrezione di tempi marziani.

Bisognerà chiedergli il garbo delle sue discrete e intense opere per la prossima iniziativa fiesolana "Parole d'inverno e cioccolato alle spezie": una letizia tutta terrestre che gli spazi siderali li affronta, sì, magari coi sassi in tasca della cultura ebraica, una certezza assoluta.

28/01/2004





        
  



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