Quando avremo un anno giudiziario nuovo?
| Nessuna prospettiva per un reale miglioramento della giustizia italiana
di Ettore Picardi
Un nuovo anno giudiziario si sta aprendo ufficialmente, mentre il clima intorno sta diventando francamente insostenibile. Il servizio giustizia non migliora e non funziona, tutte le categorie interessate al settore sono gravemente scontente. I magistrati lamentano riforme che ritengono volte a limitarne l'indipendenza e la concreta possibiltà di agire nel rispetto della legalità ed uguaglianza sostanziale tra i cittadini.
Gli avvocati chiedono, in maniera appena meno concorde che in passato, riforme che li mettano su di un piano di parità con la pubblica accusa (nel settore penale) e che determinino maggiore efficienza nella gestione del processo. I dipendenti degli uffici giudiziari sono sottopagati e sovrautilizzati, la polizia giudiziaria spesso è demotivata dalla mole di indagini delegate e dalla povertà dei risultati nella lotta contro il crimine.
Persino la cerimonia di apertura dell'anno giudiziario quest'anno si preannunzia tormentata e conflittuale, sia in sede centrale che nei singoli distretti. I magistrati programmano scioperi, proteste e forme di astensione; gli avvocati hanno proclamato la loro assenza polemica, chiedendo persino una riforma del protocollo che ritengono ormai fuori luogo ed inopportuno, incentrato sulla relazione del Procuratore Generale in parallelo con l'abrogato modello del processo inquisitorio.
Le statistiche che saranno divulgate per l'ennesima volta, nonostante alcuni miglioramenti degli ultimi anni, saranno il vergognoso bollettino di un disastro ormai cronico.
Quello che più di ogni altra cosa sconcerta e demoralizza è l'assoluta mancanza di segnali promettenti di prossimo cambiamento della situazione. Le uniche riforme che si prospettano concrete riguardano l'ordinamento giudiziario, in particolare la gestione delle carriere e delle assunzioni dei giudici.
Un modo per dire che il sistema non funziona per il loro cattivo rendimento. Come se fosse esclusiva colpa dei magistrati rivevere le migliaia di affari annualmente loro assegnati pro-capite, come se fosse ascrivibile agli stessi la mancanza di risorse e di personale: certamente non è con lo spauracchio di procedimenti disciplinari più o meno razionali che si migliorerà il rendimento della parte meno laboriosa dei giudici, spesso proprio quella più abile a mettersi in regola con le apparenze statistiche.
Occorrerebbero pochi interventi, ma davvero seri e decisivi. Non si tratta di una polemica politica, anche perchè nessuna maggioranza od opposizione ha mostrato idee convincenti su come risolvere la crisi negli ultimi quindici anni, ovvero da quando l'inefficienza della giustizia italiana è clamorosamente deflagrata. Viene utile a questo punto un paragone con la realtà giudiziaria tedesca, attraverso l'esame di alcuni dati statistici di cui sono venuto in possesso recentemente frequentando alcune "mailing-list" specializzate in discussioni su temi giuridici.
Ebbene la Germania rappresenta un modello giudiziario invidiabile, in cui oltre il 90% dei procedimenti civili e penali (3 milioni e mezzo l'anno sono le sopravvenienze) si definisce entro il primo anno, ed anzi oltre il 75% viene concluso entro i primi sei mesi dall'inizio. Peraltro in quel Paese i magistrati sono oltre 33.000, di cui circa 20.000 sono di carriera, i c.d. togati. Quindi ogni giudice ha in carico meno di duecento cause l'anno, anche qualora non si ricorresse ai giudici onorari. I quali invece lavorano alacremente e rendono ancor più fluida la situazione. Ciliegina sulla torta: le impugnazioni mediamente riguardano il 7-8% soltanto rispetto al totale dei processi svoltisi in primo grado.
In sintesi: in uno Stato paragonabile al nostro, anzi più popolato (circa 80 milioni di abitanti), un numero doppio rispetto ai magistrati italiani (circa 9.000) gestisce una litigiosità inferiore. La riflessione su questi dati e su tutti quelli di Stati paragonabili al nostro dovrebbe portare ad un ripensamento di tutta l'organizzazione del processo e degli uffici giudiziari.
Processi e provvedimenti più snelli, magistrati con un proprio staff di collaboratori, maggiore sbarramento per liti ed impugnazioni temerarie, numero di giudici e pubblici ministeri adeguato agli affari assegnati. Tutto ciò avrebbe il suo costo, economico e politico, indubbiamente. Inoltre con tale semplificazione ed un carico di lavoro possibile si smaschererebbero oltretutto proprio quegli incapaci e lavativi che in magistratura oggi si nascondono dietro le montagne di carte e le mille scuse che possono accampare.
Purtroppo i temi giudiziari d'attualità sono ben diversi da quelli più urgenti e diffusi: sentiamo accesi e faziosi dibattiti sulla grazia a Sofri, le toghe rosse e la persecuzione a Berlusconi, girotondi e politici, come punire i giudici invadenti, gli scandali finanziari e l'eventulità di una nuova ondata di giustizialismo. Nessuno si occupa realmente, tra i media e le sedi istituzionali dei problemi reali dei cittadini, l'insicurezza sociale ed i loro diritti negati da un sistema giustizia altamente inadeguato. Purtroppo non è una polemica politica, ma l'agevole quanto amara lettura della realtà attuale.
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14/01/2004
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