Col naso in aria fiutate l'aria a proposito di Paolo Annibali
| Le sculture di Paolo Annibali danno lo spunto a Lorella Rotondi per una deliziosa anlisi, senza mai abbandonare il suo amore per la città d'origine.
di Lorella Rotondi
Ci fu un giorno e ci fu un incontro. Il giorno era uno qualsiasi e l'incontro era tra una porta e un Architetto di Fiesole. La porta era quella di San Pio X, opera splendida dello scultore Paolo Annibali. I due si incontrarono e San Benedetto ( e Grottammare, vista la residenza dell'artista) esportò il talento di questo scultore in Toscana, sempre così poco disposta alle novità e dove "lo straniero", viene più benevolmente accolto come abituale discepolo.
E Paolo Annibali lo è stato a lungo , perché Firenze gli appartiene e quelle Porte monumentali sono fra i suoi punti di partenza, ma l'arrivo, definitivo eppure provvisorio ogni suo arrivo, sono a San Filippo Neri, sono a San Pio X, sono sulla via toscana dei pellegrini romei di Pian di Mugnone ( diocesi di Fiesole) del Battista Decollato e stanno per essere al Duomo di Jesi e a Pratovecchio, Pieve di San Jacopo a Tartiglia ( diocesi di Fiesole). Diceva Pier Vittorio Tondelli in "Autobahan": "Col naso in aria fiutate il vento, strapazzate le nubi all'orizzonte, forza, è ora di partire, forza tutti insieme incontro all'avventura!", perché , diceva anche, bisogna cercarsi il proprio odore e poi "ci saranno fortune e buoni fulmini sulla strada".
Così sta andando per Paolo Annibali. E ne siamo lieti per lui. La gioiosa, creativa fatica (che arriva ad affliggerlo anche fisicamente, perché la scultura è tante cose insieme, è fra le più complete delle arti e fra le più dure, certamente) che lo accompagna da qualche tempo sta facendo di lui un artista noto a Roma e a Firenze, apprezzato nella sua cittadina, cosa non meno ardua per tutti (lo so' conosciut frichinet).
Personalmente , partendo dalla bellezza che inizialmente mi emozionò ,forse tanto quanto emozionò l'architetto fiesolano, delle porte sambenedettesi e del gruppo dinamico davanti al mercato del pesce, davanti "al porto che parte e lavora" ( il solo che vado annusando appena rientro a San Benedetto, forse anche perché in faccia a quel porto ci sono nata), ho avuto modo di seguire da vicino l'incubazione e la nascita dei capolavori successivi e toscani in particolare.
E andare a trovare Paolo, quello che frichinet non può averlo conosciuto nessuno, è oggi andare anche a Pian di Mugnone davanti a quella porta tanto apprezzata da Monsignor Carlo Chenis, segretario della pontificia commissione per i Beni Culturali. Otto formelle costituiscono la porta, divenuta meta di visite di turisti e pellegrini. Partendo dalla prima fila abbiamo la visione di Zaccaria nel tempio di Gerusalemme, in cui si annuncia la nascita di Giovanni; a destra la visitazione della Vergine Maria a Santa Elisabetta, dove Giovanni è riconosciuto primo adoratore del Messia; nella seconda fila abbiamo a sinistra Giovanni ritratto nel deserto; a destra Gesù è battezzato nelle acque del Giordano da Giovanni; nella terza fila a sinistra Salomè danza dinnanzi ad Erode, innescando la vendetta della madre contro Giovanni; a destra Giovanni è decollato in carcere , così da concludere la missione.
Le ultime due formelle sono dedicate a due christi fideles della comunità fiesolana, mandati ad annunciare il Vangelo"fino agli estremi confini del mondo" (At. 1,8): San Romolo, Vescovo e Martire, elevato a Patrono, e Mons. Berti , missionario morto nel Laos. La Chiesa di Pian di Mugnone si rinnovò nell'occasione per accogliere adeguatamente e in modo consapevole il pregio della Porta bronzea di Annibali, sottolineando il rapporto che corre tra "segno e realtà", tra spazio architettonico e liturgia.
Siamo certi che questo e più di questo gli verrà riservato per la porta grandissima del Duomo Marchigiano e per quella toscana dedicata, con le sue tredici formelle, a San Giacomo Maggiore. Queste, in via di ultimazione ormai, narrano col bronzo le vicende dell'Apostolo attraverso gli episodi evangelici e leggendari ( ricordiamo che San Giacomo - tanto caro anche alle Marche- è il Patrono di Spagna e titolare di uno dei più grandi santuari d'Occidente, Santiago de Campostela). Inoltre due formelle ospiteranno altrettante vicende di storia locale, perché di queste si mantenga giusta memoria: un'apparizione della Vergine ed un eccidio.
Quando San Benedetto dedicherà davvero memoria alla sua storia locale, per esempio l'eccidio del Ponte Rotto, ma ci sono altri significativi esempi , con un gruppo scultoreo affidato, magari, al Maestro Paolo Annibali, affidandosi all'intuito e fiducia precoci di Don Vincenzo, alla cultura ed esperienza dell'antica diocesi di Fiesole, all'incomparabile competenza di Chenis, per tacer del resto ?
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11/01/2004
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