Se fossi....
| Analisi di ciò che avviene spesso sui campi di calcio e...dintorni
di Pasquino
Se fossi uno studioso di scienze comportamentali, avrei da divertirmi, la domenica, allo stadio. Specie a contrapporre il prima e il dopo, specie ad ammettere che non ci sono davvero grandi differenze culturali rispetto ai settori dello stadio tradizionalmente considerati diversi (per spesa).
Lo sport è passione, ma anche palestra di rispetto, disciplina, sacrificio. Poi c'è il tifo, che è un'altra cosa, e che a San Benedetto si traduce, oltre che con passione e trasporto, con "va tutto bene basta che vinciamo".
Il tifoso sambenedettese passa con straordinaria rapidità alla sceneggiata napoletana duettando con il "santo patron" ("Ti perdoniamo ma non ci lasciare più"), ai cori aggressivi e volgari sulle presunte virtù poco edificanti della madre di presidente, allenatore e calciatori alla prima sconfitta casalinga, alle minacce e alle aggressioni e alle devastazioni.
Il tifoso sambenedettese ha un concetto molto elementare del rispetto della legalità: Il poliziotto e il carabiniere è buono quando gli facilita il compito di tifoso (in casa o in trasferta), ma soprattutto prima della partita, quando scherza con lui, ci parla, gli chiede il passaporto, gli è simpatico, dopotutto. Dopo la partita, dipende: se le cose sono andate bene, tutti amici e Forza Samb.
Ma se gli sbirri si mettono in mente di impedire il contatto con gli ospiti, o di andare a protestare con la società e a insultare i calciatori, o arbitri o dirigenti della società, ebbene, come non reagire a questa insolente provocazione? E poi, perché mai gli sbirri si rifiutano di eseguire questo o quello che gridano i tifosi? (Dopotutto i loro stipendi sono pagati dalle nostre tasse!). Tutto si trasforma in provocazione, dopotutto: gli sbirri schierati, le leggi antiviolenza, i filtraggi, e così continuando.
Se qualcuno filmasse tifosi che infrangono la legge, lanciando oggetti o petardi in campo, con rischio per l'incolumità delle persone, violando la legge, ha ben diritto la tribuna di venir giù iniziando un linciaggio morale vergognoso dello sbirro responsabile di tanto ignominia, perché rappresenta una provocazione insopportabile. E chi si comporterebbe così? L'ultra' ruvido, il ragazzino maleducato? Il pregiudicato o il tossicodipendente?
Domenica scorsa ho osservato con attenzione quello che è successo con il Benevento.
Sono papà e mamme che hanno vicino figli, ragazze vicino al loro fidanzato o marito, e anziani più o meno irrispettosi che perché sono anziani pensano di avere il diritto di fare e dire tutto, professionisti vestiti alla moda che lanciano bottiglie o accendini, e tutti hanno in comune un'aggressività da Mister Hyde che si scatena al minimo appiglio (già, le "provocazioni" degli sbirri che magari invitano alla calma).
L'insulto può essere terapeutico, liberatorio. E in tempi di crisi economica, fa risparmiare i soldi dello psicoterapeuta. Non credo che la signora dell'arbitro si senta ormai offesa dal tradizionale "cornuto". Ma quando la fantasia si scatena gli insulti diventano peggiori delle pietre scagliate dall'ignoranza e dalla volgarità di persone davvero povere di tutto.
Povere di rispetto per il lavoro e la professionalità degli altri, di senso dell'onore, di senso della civiltà.
L'unione fa la forza, o, nel nostro caso, la viltà. Più o meno questo concetto sta alla base del trattato di Freud di psicologia della folla: la folla perde le singole individualità e assume una nuova identità. Diventa spavalda, osa e si sente invincibile, intraprende imprese proibitive per i singoli.
Detta così è quasi epico, nella realtà dello stadio, senza scomodare grandi argomenti, significa che lo stesso ragazzino, adulto, uomo o donna, in gruppo viola con grande facilità i normali limiti della decenza, ragionevolezza e infine della legge, si arrampica invade, impugna mazze o qualsiasi cosa gli viene davanti, distrugge e devasta, ma isolato e davanti allo stesso sbirro, perde la memoria e sconosce quello che ha fatto, ridiventa piccolo, piagnucoloso ed implorante, pronto a vendere un amico e a tutto pur di evitare una diffida.
Parlare con un ultrà è una lezione di diritto: l'ultrà ha sempre ragione specie quando ha torto, perché l'essenza è che non gli si può chiedere di rispettare la legge.
Ma quando anche il tifoso della tribuna, o i nostri scarsi VIP- politici si improvvisano sociologi e provano a giustificare perché si è arrivati alla violenza, preoccupati solo di perdere i voti dei tifosi, la città ha buoni motivi per preoccuparsi.
Gli incidenti del dopo SAMB-TERAMO? Provocati dalla violenza bruta degli sbirri, che avrebbero massacrato bambini, donne e anziani mai identificati da tutti coloro che si sono riempiti la bocca sull'argomento. E i politici che avevano lanciato pubbliche accuse per aver visto? E' passato inosservato un trafiletto apparso sui giornali, dopo 1 anno, in cui è apparsa la risposta del Prefetto ad una interpellanza politica: sentiti dalla polizia i nostri politici occhio di lince hanno ammesso di aver sentito solo parlare dei fatti e di non aver visto nulla.
La stazione distrutta di Pescara per PESCARA- SAMB? Provocata dagli sbirri che pretendevano di incanalare i tifosi scesi dal treno.
Un area di servizio messa a ferro e fuoco per un'aggressione dei perugini? Per difendere gli sbirri di scorta.
Gli incidenti per SAMB-FERMANA con danni vari allo stadio?Ma gli ospiti avevano una scritta oltraggiosa ("voi non esistete").
E le sceneggiate degli spettatori della tribuna per aggredire i giocatori dopo SAMB TARANTO? Ma il giocatore aveva fatto la lingua agli spettatori!!
E i tanti altri danni, invasioni di campo, insulti e molestie? Atti di goliardia.
E allora continuiamo il gioco del "se fossi".
- Se fossi un presidente vero ammetterei che sono un imprenditore e che il mio scopo è ricavare guadagni e non fare beneficenza..
- Se fossi un politico vero penserei di più alla politica, che significa giustappunto "città" e non a trasformare tutto in campagna elettorale.
- Se fossi uno sbirro vero mi piacerebbe poter applicare le leggi senza essere insultato per fare il mio lavoro al servizio di tutti (anche dei non tifosi).
- Se fossi un genitore vero, portando allo stadio mio figlio mi vergognerei di dare simili esempi di intolleranza e aggressivita' e ne farei una lezione di vita.
- Se fossi un tifoso vero penserei di più allo sport e non a vincere sempre, perché sempre non si può vincere
.. ma sono solo un tifoso e posso solo continuare ad amare questa povera SAMB, nonostante tutto quello che vedo.
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04/11/2003
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