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"Il passaggio generazionale nelle Piccole e Medie Imprese”

| ANCONA - Seminario di approfondimento organizzato da Assessorato regionale al Lavoro e ARMAL.

La struttura demografica della nostra impresa è "anziana" risulta seconda solo al Friuli Venezia Giulia.  Il rischio di cessazione è soprattutto per la piccola e piccolissima impresa infatti figli e i nipoti di coloro che hanno fatto delle Marche un modello da esportare all'estero, sembra non abbiano voglia di seguire il mestiere dei padri o lo "spirito giusto" per condurre  le "aziende di famiglia", quelle che hanno costituito dagli anni Sessanta l'ossatura del nostro sviluppo economico.

Le motivazioni più immediate e meno analitiche di questo fenomeno stanno sia nell'alto indice di scolarizzazione, sia nell'orientamento verso altre e nuove professioni, sia nella scarsa propensione ai sacrifici che la titolarità di una ditta comporta inevitabilmente.  E così siamo la seconda regione,  dopo il Friuli Venezia Giulia,  per indice di anzianità dei titolari di impresa. Infatti, nel 2002, secondo i dati dell'archivio Cerved,  il peso percentuale delle ditte individuali con titolari oltre i 50 anni è di 7,3 punti, collocandoci ben sopra la media nazionale.  La struttura demografica della piccola media impresa marchigiana, cresciuta in età -  le ditte individuali con titolari di oltre 50 anni sono salite in cinque anni di 14 punti percentuali, la variazione più rilevante tra tutte le regioni italiane e doppia della media nazionale- mostra elevati livelli di rischio "generazionale",  tra i più alti in Italia, per caratteri di sviluppo e tipologia di specializzazioni produttive.

Sono le informazione e i dati più interessanti, emersi dall'analisi condotta e illustrata da Marco Cucculelli, dell'Università Politecnica delle Marche , nel corso del seminario "Il ricambio generazionale nella PMI marchigiana" organizzato dall'assessorato regionale alla Formazione e al Lavoro e dall'ARMAL e tenutosi oggi in Regione,  presso la Sala Verde. L'elaborazione dei dati secondo metodologie UE,  induce a considerare a " rischio transizione" circa un quarto delle piccole medie imprese marchigiane e un quinto degli addetti.

A causa del passaggio generazionale, sono le piccole e piccolissime imprese ad essere a rischio di cessazione, cioè quelle con meno di tre addetti  e quelle tra dieci e quindici addetti. Infatti solo il 30% delle imprese familiari continua la sua attività economica dopo il primo passaggio generazionale; di queste un ulteriore 50% cessa la sua esistenza al passaggio dalla seconda alla terza generazione e il 70% delle sopravvissute riesce ad uscire indenne dall'avvicendamento. Gran parte delle imprese coinvolte dal mancato avvicendamento sono nel settore manifatturiero, mentre il commercio raccoglie una quota più limitata.

 "Abbiamo voluto organizzare questo seminario - ha detto l'assessore al Lavoro, Ugo Ascoli in apertura dei lavori- perché siamo consapevoli che l'argomento del ricambio generazionale rappresenta un problema davvero fondamentale, su cui riflettere approfonditamente e sviluppare progetti comuni.  Un tema tanto considerevole che,  insieme a quello sui giovani nel mercato del lavoro - oggetto del prossimo seminario del 21 novembre-  occuperà una sezione specifica del nuovo Piano triennale delle Politiche attive del lavoro 2004-2006.

Certo, c'è ancora molto da fare- ha aggiunto Ascoli – e ci impegneremo su questo aspetto. Per uscire dall'area di rischio occorrono piani di sviluppo strategico delle imprese e definizioni dei fabbisogni formativi,  così come misure specifiche che , peraltro, abbiamo già attivato nell'ambito delle politiche formative, per favorire l'inserimento di giovani laureati nelle aziende. A tale proposito, sul profilo formativo dell'imprenditore è necessario progettare piani a medio lungo periodo, per risvegliare la "molla" del fare impresa, individuando le volontà e i talenti imprenditoriali ,ma anche coinvolgendo,  fin dalla scuola superiore, chi è interessato a creare imprese o a rilanciare quelle esistenti. Anche perché gli studi ci indicano che un'impresa che rinasce dalla vecchia ha molta più capacità di resistenza sul mercato che non una nuova."

14/11/2003





        
  



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