Idee per un rilancio della città
| Sannicandro: "Costruiscano un "laboratorio politico" per elaborare il piano di rilancio della città, da una parte, ed un "progetto di entusiasmo" dall'altra".
di Rocco Sannicandro
"Il grido di allarme" di Gino Troli in un recente intervento sulla stampa mi ha dato modo di riflettere ancora una volta su argomenti e situazioni che sono oggetto di discussione ad ogni nostro incontro.
Tralascio tutte le critiche, che condivido, rivolte a questa amministrazione, dalla quale gli elettori si aspettavano grandi cose e folgoranti progetti, considerato l'ampio consenso concesso.
Ma il problema non è questo chi vince governa; l'elettore presenta il conto al momento giusto. E' la filosofia dell'alternanza, alla base di un sistema elettorale voluto fortemente da tutte le forze politiche più illuminate del paese e che, personalmente, condivido ancora.
Il problema più importante, a mio parere, è un altro.
Non si può vivere sulla convinzione che per vincere è sufficiente pensare che gli altri perdano.
E' una strategia suicida, che il centro-sinistra ha perseguito nella primavera 2001 e durante tutta la campagna elettorale di quel turno, abbandonandosi e dedicandosi convinto che la vittoria era un fatto naturale alle più plateali diatribe su tutto: sulla candidatura a sindaco, sulle candidature in genere, sui programmi da presentare, sulla valutazione (persino!) della precedente amministrazione, lasciandosi trascinare sugli stessi temi che erano cavallo di battaglia elettorale dell'opposizione (di allora!).
Ed ora, nelle stesse forze che si richiamano all'Ulivo, va tutto per il verso giusto? Oppure l'Ulivo non decolla perché è difficile coordinare tante sigle, portatrici di altrettante "culture", incapaci di fare quel "passo indietro" che Gino Troli auspica nel suo intervento?
Personalmente ritengo che molti personaggi, noti e non, impegnati e rappresentativi delle varie fasce sociali (non dico apposta della società civile, termine ormai desueto oltreché antipatico, direi piuttosto della "cittadinanza") non disdegnerebbero di coinvolgersi in un "empowerment" civico quale è quello della politica.
Il punto è che il degrado è giunto a livelli preoccupanti, per cui è necessario creare nuovi scenari, nuovi stimoli, nuove emozioni affinché dal guscio del "quotidie" il cittadino esca per contribuire al rinnovamento della società.
Ma perché ciò avvenga è propedeutico che da parte della classe politica attuale ci sia veramente la volontà non dico nemmeno di fare passi indietro (anche questa caro Gino è un'espressione priva di senso perché priva di reali aspettative), ma quanto meno aprirsi agli altri, di offrire opportunità anche a chi tenta di affacciarsi ed abbia voglia di partecipare.
Già: partecipare. Mi pare che questa possa essere "l'offerta magica" per coinvolgere il resto della "società non impegnata politicamente", e trovarvi risposta.
Ma per far ciò è necessario che nessuno pensi che questo significhi "abdicazione" laddove invece corrisponde a grande senso di fiducia e di sensibilità civica, prima che politica.
Infine E' vero che in democrazia il patto sottoscritto con gli elettori va rinnovato quotidianamente, è vero altresì, come ha insegnato Alexis de Tocqueville, che una liberaldemocrazia non è più tale se degenera in "dittatura della maggioranza" ma è anche indispensabile che i personaggi più sensibili al bene della città costruiscano un "laboratorio politico" per elaborare il piano di rilancio della città, da una parte, ed un "progetto di entusiasmo" dall'altra.
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01/11/2003
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