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E' giusto usare la parola "paralitico"?

| I dubbi di un nostro lettore ed il suo modo di vivere un linguaggio mutevole a seconda delle occasioni.

di Antonio Nicoletta

Mi è capitato di recente di riferire, al personale di una banca, che alla porta c'era una persona  che non poteva entrare in quanto paralitica e che la porta era troppo stretta per la carrozzina.

Fui immediatamente ripreso, addirittura violentemente,  da una signora che mi corresse: Paralitico? Vorrà dire non deambulante.

La cosa, debbo dire, mi urtò alquanto non trovando nel termine "paralitico" alcunché di offensivo. Anzi, da quando ero bambino, ho sempre sentito definire una persona priva della vista "cieco" piuttosto che "non vedente", chi non poteva parlare era "muto" e "sordo" chi non sentiva, termini del resto, ampiamente riscontrabili anche in letteratura ed usati dai vari au-tori.

Esistevano gli "Istituti per ciechi" o per quanti altri affetti da problemi fisici e non.
E' vero che alle volte il popolo faceva abuso di tali termini trasformandoli in nomignoli e mezzi identificativi di dubbio gusto, (… Cianciotto, la muta di Portici, la cieca di Sorrento, etc…), che oggi sembrerebbero offensivi o quantomeno indelicati, ma non si ha notizia che gli interessati se la prendessero più di tanto.

Sono convinto inoltre, che i promotori di questi aggiustamenti di termini, non siano i diretti interessati, ma quei buoni ad oltranza che trovano nelle parole più che nei fatti la soluzione dei mali che affliggono questa nostra umanità.

E' chiaro che questi sono solo alcuni esempi che vengono immediatamente in mente, essendo il territorio di competenza di questa piccola riflessione molto vasto, comprendendo situazioni fra le più disparate e tali che sarebbe difficilissimo elencarle tutte.
Né la riflessione è finalizzata ad un ritorno ai tempi ed ai modi passati.

Dà però da pensare l'atteggiamento estremista e la insofferenza dimostrata da quelle belle anime, che molte volte non hanno mai fatto o fanno niente per il prossimo, salvo a turbarsi se un addetto alle pulizie viene definito "spazzino" piuttosto che "operatore ecologico" o se il vecchio, caro, buon "bidello" non viene citato come "collaboratore scolastico".

Ricordiamoci che chi soffre, soffre comunque, sia che venga citato come "handicappato", o "portatore di handicap", o "disabile" o con l'ultima versione politicamente corretta "diversamente abile".

29/09/2003





        
  



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