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Occhi aperti / Occhi chiusi

| Inizia oggi la collaborazione con il nostro giornale del critico cinematografico Dante Albanesi. Albanesi farà luce con una nota elogiativa su un "film da vedere" e con una nota critica su un "film da evitare".

di Dante Albanesi

OCCHI APERTI.

1973-(2001)-2003: In memoria di Salvador Allende

11 settembre 2001, il film dedicato all'attentato alle due torri di New York, è composto da 11 episodi girati da registi di varia nazionalità. Ogni episodio, in simbolica coincidenza con la data fatidica, ha la durata di 11 minuti, 9 secondi e 1 fotogramma. Ogni episodio rievoca la strage da una diversa prospettiva.

Ma ve n'è uno, quello dell'inglese Ken Loach, che svetta su tutti gli altri, spiazza le attese e ci fa compiere un inaspettato salto nel tempo. Non è più il 2001 l'anno terribile, ma il 1973. Non è più New York la città sfregiata, ma Santiago del Cile. L'11 settembre 1973, il presidente cileno Salvador Allende, democraticamente eletto circa mille giorni prima, viene deposto con la forza dai militari guidati dal generale Pinochet.

Seguono settimane di scontri, rappresaglie, esecuzioni sommarie. Trentamila cileni perdono la vita. Allende rifiuta di abbandonare La Moneda, il palazzo del governo, e muore sotto i bombardamenti. Tra i mandanti di questo crimine internazionale c'era probabilmente il governo degli Stati Uniti, preoccupato di perdere il controllo politico (e soprattutto economico) di un paese orientato a sinistra.

Giovedì 11 settembre 2003, a trent'anni esatti di distanza dal golpe, con Pinochet tuttora serenamente a piede libero, il cortometraggio di Loach verrà riproposto nella Sala Kursaal di Grottammare, alle ore 21.30, in occasione del 9° Incontro dei Teatri Invisibili. Perché il grande cinema è questo: mostrare immagini che nessuno si aspetta. E che qualcuno vorrebbe farci dimenticare.

OCCHI CHIUSI.

Bellocchio e Mamma Rai

Bellocchio perde il Leone d'Oro a Venezia e sdegnato abbandona il Lido, rifiutando il premio di consolazione. RaiCinema, produttrice di Buongiorno, notte (dopo una settimana di straripante propaganda su tutti i telegiornali, dove il film di Bellocchio sembrava l'unico concorrente al festival), annuncia feroci ritorsioni:

"Vogliamo garanzie sui criteri di selezione dei film, sulla composizione delle giurie e in generale sull'attenzione verso l'industria italiana." Traduzione: "Se non siamo sicurissimi di vincere, non partecipiamo più." Certo, suscita una vaga perplessità quest'autore che trent'anni fa inneggiava nelle piazze alla rivoluzione marxista, e oggi sfugge il giudizio avverso col cipiglio di una diva del muto.

Ma forse la domanda da porsi è un'altra: chi, oggi, tratta veramente male il cinema italiano? Venezia, che (a torto o a ragione) nega la massima onorificenza ad un nostro connazionale? O la Rai, che affida tutte le dirette da Venezia a Marzullo?

Ciò, ovviamente, nulla toglie ad un film di assoluto valore come "Buongiorno, notte". Ma, come spesso accade, le opere d'arte sono sempre migliori degli uomini che le creano.

11/09/2003





        
  



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