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Calzature: arriva la concorrenza

Montegranaro | Brutte sorprese dalla fiera di Mosca.

di Stefania Ceteroni

Dalla fiera di Mosca giunge un allarme che si presenta con dei lineamenti ben precisi per quanto riguarda il settore calzaturiero: la concorrenza cinese e turca si è fatta avanti, e lo ha fatto in grande stile, tanto da lasciare a bocca aperta gli imprenditori che si erano recati in Russia per l'occasione.

A fare un resoconto, piuttosto triste, di quanto sta accadendo sul fronte della concorrenza, è Bruno Scheggia, responsabile della Commissione Russia in seno all'Anci Nazionale.

Tornato da "Mosshoes", l'evento fieristico svoltosi a Mosca dall'1 al 4 luglio, racconta ciò che ha trovato, insieme alla cordata di imprenditori locali (una venticinquina di calzaturieri, sia aderenti all'Uif che all'Assindustria, e una quindicina di accessoristi).

"Abbiamo trovato una grossa sorpresa, al di sopra di ogni aspettativa", racconta, "visto che sono venute allo scoperto la concorrenza cinese e quella turca. E lo hanno fatto in grande stile. Calzature di altissima qualità, materie prime uguali alle nostre, lavorazione perfetta, minuziosa ed attenta, campionari praticamente identici ai nostri con un'unica grossa differenza: i loro prodotti costano un terzo dei nostri, chiedono acconti del 10% e consegnano a due settimane".

Un grido d'allarme piuttosto serio, quello di Scheggia, che rimarca una sonora difficoltà ad affrontare una concorrenza che non teme a definire "poco leale".

"Ci hanno copiato pure i depliant", lamenta, "io ho ritrovato su un depliant del posto le mie stesse scarpe, le cui immagini erano state materialmente fotografate e poi riprodotte. Hanno anche curato l'immagine presentandosi  con degli stand bellissimi, moderni ed allettanti, con pareti chiuse che non permettono di vedere all'interno e dove si può entrare solo mostrando un pass.

Pensavamo che proponendo pronto moda avessimo un margine di sicurezza più ampio ma, a quanto pare, non è così. I nostri stand non sono stati visitati quasi per niente e l'attenzione si è focalizzata altrove. Questi nostri concorrenti, soprattutto i cinesi, fanno prodotti che non credevamo fossero in grado di fare. Li sapevamo in agguato ma non pensavamo che sarebbero arrivati a tanto".

Ed ora, cosa si fa?
"Serve una riflessione seria", osserva, "bisogna mettere a punto nuove strategie. In tutto ciò mi auguro che le istituzioni facciano la loro parte e stiano vicine agli imprenditori. Il momento è molto difficile. Se si chiude anche il mercato Russo, che per tanti nostri imprenditori era diventato l'unico sbocco sicuro, dove andremo a vendere le nostre calzature?".

07/07/2003





        
  



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