La sagra della cacciannanze
Force | Si è tenuta in occasione della festa della Beata Assunta Pallotta.
di Giuseppe Capasso
C'è chi la chiama pizza. C'è chi la chiama focaccia. C'è anche chi la chiama cacciannanze e così via, secondo le regioni. Tre esempi di prodotto alimentare, simile nei contenuti, ma completamente diversi nel gusto.
Preparato e cotto al forno, possibilmente alimentato a legna, le nostre " eroine " sono la delizia dei buongustai.
Nei giorni scorsi a Force, piccolo e ameno centro collinare in provincia di Ascoli Piceno, si è tenuta in occasione della festa della Beata Assunta Pallotta, la sagra della " cacciannanze " giunta alla sua terza edizione. Una sorta di leccornia, gustosa e friabile al palato. E' stato un vero trionfo per la presenza numerosa di turisti che hanno preferito trascorrere la serata in
compagnia della " cacciannanze " farcita con gusti diversi (caprese, tonno e pomodori, mortadella, nutella, ecc.).
La cacciannanze ha incuriosito non poco i visitatori, convinti che si trattasse di pizza in edizione riveduta e corretta. Nulla di tutto questo perché la nostra eroina ha dietro di se anni di storia che risalgono quando la tecnologia non era così avanti con i tempi. A molti, in una sorta d'indagine, abbiamo chiesto il perché del nome cacciannanze. Non tutti, a dire il vero, lo sapevano.
Allora, ci pensa il cronista che ha il compito d'informare l'opinione pubblica. Cacciannanze, come si può intuire, sta per " cacciare prima ". In effetti, serviva a chi si apprestava ad infornare il pane, a controllare che la temperatura del forno fosse quella giusta. In parole povere faceva le funzioni di termometro. Oggi, la cacciannanze non ha più questa scopo perchè i forni sono corredati di strumenti che permettono di misurare la temperatura ambiente. Rimane, in ogni modo l'idea geniale, se volete, di chi ricorrendo a questo artificio ci ha tramandato nei secoli un gustosissimo e picevolissimo alimento che fa la gioia di grandi e piccini.
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15/07/2003
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