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Il genio di Andrea Pazienza a quindici anni dalla morte.

| La prima striscia fu pubblicata sulla mitica rivista di fumetti AlterLinus.

di Antonella Roncarolo

A quindici anni di distanza dalla morte in terra senese di Andrea Pazienza, il ricordo questo giovane uomo di trentadue anni, meridionale, alto, bellissimo, spiritoso che era stato pittore, fumettista, vignettista satirico, scenografo, illustratore, costumista, è rimasto nell'immaginario collettivo come l'archetipo del genio maledetto. La sua figura, fortemente legata all'avanguardia ed alla trasgressione, ha pagato prematuramente il conto con la vita.

Nato a San Benedetto, vissuto con la famiglia a San Severo, ha studiato al Liceo Artistico di Pescara e al Dams di Bologna, trascorrendo sempre le vacanze estive a San Benedetto, paese d'origine di sua madre. Proprio a San Benedetto, Pazienza ambienta alcune delle sue strisce più famose tra le quali "Sogno", cui il comune dedicherà una mostra alla Palazzina Azzurra nel dicembre 1996. Da quegli anni la Riviera non è stata molto generosa con Andrea Pazienza, se si pensa che l'idea di dedicargli il nome della rotonda antistante lo stadio non è stata mai realizzata.

Non è facile raccontare Andrea Pazienza. Paradossalmente è come tentare di descrivere un quadro di Picasso o i fuochi d'artificio in una notte d'estate. Ci si accorge subito di quanto il gioco delle parole sia limitato.

Il primo successo per Pazienza arrivò grazie ad Oreste Del Buono, l'indimenticato direttore di Linus ed Alterlinus, che pubblicò le sue prime strisce di Penthotal. Del Buono ricorda ancora come rimase colpito dalla Bologna raccontata da Andrea che non era la rossa città utopica, ma una città sempre più stretta che già sentiva i prodromi del marzo del 1977.

Gli occhi di Andrea erano occhi da visionario. Sembrava quasi che la realtà si divertisse a farsi modellare da questo disegnatore capace di dialogare in contemporanea con la realtà e l'illusione dell'arte.
Andrea Pazienza è passato sulla terra come una meteora. Molti pensano di averlo conosciuto e capito. Forse si è capito solo qualche frammento del grande Paz. Ricostruire il puzzle completo rimane un sogno, perché Andrea si è portato via con sé, in quella calda notte di giugno di quindici anni fa, i pezzi più belli.    

23/06/2003





        
  



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