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Catalucci "Il lavoro minorile è determinato da un'ignoranza etica"

Ascoli Piceno | Per l'assessore Catalucci si tratta di modelli culturali non condivisibili che sono da contrastare attraverso battaglie culturali e di civiltà.

di Mauro Giorgi

Nel mondo sono 211 milioni i bambini, non ancora 14enni, che invece di andare a scuola sono costretti a lavorare. Le stime recenti ci dicono che i baby-lavoratori vivono specialmente in Asia, ma che è l'Africa il paese in cui, proporzionalmente, è più alta la probabilità che un Fanciullo sia obbligato ad una prematura occupazione.
Tuttavia, la cosa che maggiormente ci deve far riflettere, è dovuta dal fatto che costoro sono numerosi nei paesi a medio reddito ed anche nei paesi industrializzati; in Italia, ad esempio, l'ISTAT ne ha censiti circa 145.000 mentre  in un'inchiesta fatta dalla CGIL, dove sono state prese in considerazione 16 realtà italiane, realizzando 600 storie dei protagonisti, ne risultano, addirittura, 350.000.

A tal proposito abbiamo deciso di intervistare l'assessore provinciale alla Formazione Professionale e Lavoro Emidio Catalucci che, attraverso l'iniziativa “dai un calcio all'ingiustizia, ha già affrontato questo discorso.

Come è possibile che nel 2003 ci siano, ancora oggi, questi sfruttamenti economici dove i bambini, anziché andare a scuola e a giocare, vengono usati per dei lavori che possono nuocere alla salute, allo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale?

Lo chiediamo all'assessore Catalucci
“Quando siamo in presenza di questo fenomeno nei paesi industrializzati la causa principale è l'ignoranza e non quella dell'esigenza e del bisogno dove si va a lavorare per ovvie ragioni – dichiara – Secondo alcuni dati, infatti, questo problema è maggiore più al Nord che al Sud dove c'è una percentuale di disoccupazione pari al 30%. E' una “molla”, insomma, che è spinta dall'ignoranza etica. Si tratta, prosegue, di modelli culturali non condivisibili che sono da contrastare, nella maniera più assoluta, attraverso battaglie culturali e di civiltà. C'è questo concetto, aggiunge, dell'estensione  e dell'autonomia economica diffusa anche ai bambini”.

Perché questi abusi si verificano maggiormente nei settori agricoli, nel lavoro domestico, nel commercio al minuto ed infine nella prostituzione?
“Considerando che il lavoro minorile è in simbiosi con l'occupazione “clandestina” possiamo immaginare perché è in questi settori che questi casi sono più frequenti. Essendo illegale il lavoro minorile, infatti, lo si può fare solamente in nero”.

Il costo elevato dei libri e dei pasti di metà giornata può indurre i genitori delle famiglie più disagiate a ritirare i propri figli dalla scuola?
“Certamente – dichiara l'assessore Catalucci – Questo fenomeno è spesso ricorrente, purtroppo. Il reddito basso della famiglia, infatti, porta ad un abbandono scolastico. Non c'è un automatismo, prosegue, ma è una conseguenza quasi ovvia”.

L'Amministrazione Provinciale si sta adoperando per contrastare tale fenomeno?
“La nostra Amministrazione ha deciso di promuovere un'iniziativa denominata “Borse di studio per la prevenzione della dispersione scolastica e formativa” che, attraverso la concessione di incentivi, “Borse di Studio”, intende rimuovere le cause dell'abbandono scolastico. Il presente bando, precisa, è rivolto ai giovani fino a 18 anni di età iscritti negli anni scolastici 2001/2002 e 2002/2003, alle Scuole Medie Secondarie Superiori Statali e Paritarie. L'importo delle spese effettivamente sostenute ed autocertificate, aggiunge, sarà riconosciuto per un ammontare massimo pari a Euro 1.032.91, a partire da un importo minimo pari a Euro 103,29 per ciascun anno scolastico”.
Ai fini della concessione della borsa di studio sono ritenute rimborsabili le seguenti tipologie di spesa: per l'iscrizione, per la frequenza, per l'acquisto di libri di testo, dizionari, atlanti ed altre pubblicazioni richieste dalla scuola, per il materiale e le attrezzature richieste, per il trasporto con mezzi pubblici ed infine per i pasti consumati presso le mense scolastiche”.

Secondo lei i controlli sono frequenti o sporadici?
“Io credo che dobbiamo fare più attenzione. Sostengo, aggiunge, che i controlli sono sporadici ed insufficienti. Tutto il sistema volto alla prevenzione di tale fenomeno, conclude, deve riflettere e fare ogni cosa di propria competenza”.

23/05/2003





        
  



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