Cerca
Notizie locali
Rubriche
Servizi

La ballata del marinaio

| La vela come metafora della vita.

di Antonella Roncarolo

Quando ero bambina, una silenziosa corrente dentro di me mi condusse sul mare, in una barca a vela. Quella è la strada che ho scelto, e che ha fatto la differenza per la mia vita.

Eppure devo confessare che, quando da giovane ho imparato a navigare, non avevo idea che alcune semplici lezioni di vela avessero un tale valore universale, e che più tardi mi sarebbero state così utili. Quando sentivo cambiare il vento, non pensavo certo, “ Ecco un'altra lezione di vita”. Viravo di prua, bordeggiavo, andavo alla deriva, gettavo l'ancora: l'unico pensiero era quello di divertirmi.

Non sapevo che allo stesso tempo stavo sviluppando una consapevolezza, una profonda coscienza della relazione tra me e gli elementi, sui quali non esercitavo alcun controllo.

Quando sei su una barca a vela, il dono della razionalità che pensi di aver acquisito con anni di letture e studi, scompare e ti chiedi chi in quel momento decide di portare il vento. Può soffiare da est, come da ovest, nord o sud; può soffiare a raffiche paurose e cadere completamente. Non sei tu a scegliere il vento; è regolato da un potere ben superiore al tuo. Ma tu devi navigarci, comunque, contro o con il suo favore.

Noi uomini abbiamo la presunzione di dominare: crediamo che il mondo ci appartenga, crediamo di possederlo e di controllarlo. Ma il marinaio sa molto bene che questa è un'illusione. Il marinaio sta seduto vicino alla barra del timone, aspetta e osserva. Sa di non essere padrone della terra e del cielo più di quanto non lo siano i pesci del mare o gli uccelli dell'aria. Cambia rotta, orienta le vele, naviga.

L'uragano, il tifone, lo tsumani, la burrasca improvvisa, non fanno che rammentarci la piccolezza dell'uomo di fronte alle potenti forze della natura. Non siamo completamente padroni del nostro destino; siamo soggetti alla morte, agli incidenti, alle malattie; possiamo perdere improvvisamente l'amore, il lavoro, la casa.

Non siamo noi a guidare quel vento e non possiamo fare in modo che ci restituisca ciò che ci ha tolto, ma è il nostro vento, e dobbiamo navigarci finché non ci condurrà in una baia riparata.

La vita quotidiana non è naturalmente una serie ininterrotta di crisi e disastri. La vita quotidiana è come il vento, nelle sue infinite variazioni e mutazioni. Il vento soffia verso nord-est, poi verso est, poi verso nord, proprio come noi, che siamo sempre in mutamento, a volte felici, a volte arrabbiati, a volte tristi. Come il marinaio sa navigare coi suoi venti, così dovremmo fare noi con i nostri umori.

Ecco perché affermo che la vela è un segno forte della mia vita, un segno che vorrei incidere sui miei figli, sui miei amici e sui miei lettori. Mi sento come il Vecchio Marinaio, catturo innocenti vagabondi e viandanti riottosi, cantando loro la mia ballata. 

 

16/03/2003





        
  



4+3=

Altri articoli di...

ilq

Una serata di emozioni e scoperte

ASPIC Psicologia di San Benedetto del Tronto presenta il Centro Psiconutrizionale

Betto Liberati